Essere lì, anche solo con la fantasia, guardare l'orizzonte e il mare e sentire una brezza sul viso che muoveva i miei capelli. Tutto ciò mi faceva sorridere e dimenticare di dove ero davvero.
Come un luogo sicuro, un posto dove stare in cape e tranquilli, se stavo lì con la mente, mi stendevo sulla sabbia sforzandomi di restare lì con la testa mentre sentivo di addormentarmi.
Ero riuscita, nonostante quello che avrei dovuto fare, a dormire fin quando la sveglia alla mia destra mi riportò alla realtà.
Ci alzammo in silenzio nel cuore della notte iniziando a prepararci ed equipaggiarci, sentii freddo e dei brividi che mi fecero sbattere i denti ma poi battendo forte il cuore mi scaldò il petto mentre senza rendermi conto rischiai di andare in iperventilazione. Dovetti sforzarmi per riuscire a calmarmi.
Con il mio ARX160 imbracciato e con la sicura, camminai in fila con i miei nove compagni lungo i corridoi e salutammo uno ad uno i ragazzi che stavano facendo picchietto, a loro volta ci davano i loro incoraggiamenti mentre raggiungemmo rapidamente il cortile frontale, quella volta fummo noi i primi visto che i delta ci raggiunsero poco dopo.
Due L'sh90tth neri erano già pronti al decollo, ci collegammo tutti quanti allo stesso canale radio e rapidamente prendemmo posto nei due elicotteri. Io restai seduta sul portellone laterale accanto a Glauco che già si posizionava per sparate col suo fucile di precisione, sarebbe sparito non appena atterrati insieme agli altri sniper.
"pronta rosha?" Mi domandò, sentii la sua voce nonostante il rumore costante delle pale sopra la nostra testa.
Sotto di me palazzi e case sfrecciavano rapide a poca distanza. Molte di queste erano devastante e più distante un incendio stava divorando un edificio di sei o sette piani, lo fissai e sotto i miei occhi collassò creando un enorme banco di fumo e calce che ricoprì diversi metri attorno il crollo.
"cazzo come è andato giù" Ridacchiò uno dei miei all'interno, Forse Giovanni, non ne ero sicura.
Restai in totale silenzio, restando un po in trance, guardai il mio fucile piegando il calcio per allungare l'arma e subito dopo tolsi la sicura nel momento in cui ci avvertirono dell'imminente arrivo.
Saremmo atterrati distanti rispetto le mura, altrimenti il suono degli elicotteri troppo vicino avrebbero allarmato anticipatamente i talebani. Fatte cadere le corde io fui praticamente la prima in coppia proprio con Glauco a scendere, assicurata da un moschettone sentii i guanti stridere sul tessuto duro della corda mentre girai su me stessa nella discesa. Non doveva accadere e infatti arrivata a terra mi sentii disorientata per qualche secondo, rimproverandomi mentalmente. Dovevo essere impeccabile!
Quando sia noi che i Delta fummo a terra i quattro cecchini avanzarono.
"aspettate il segnale" sentii sussurrare il sergente Marti sia dalla sua bocca che in cuffia, in ginocchio guardavo le mura di quel vecchio forte, era tutto spento quindi o si aspettavano il nostro arrivo ed era una trappola o invece stavano dormendo ignari.
Udii chiaramente il suono otturato dei fucili silenziati, otto rapidi colpi dopo i quali sentii il comando di avanzare e così feci.
Ci eravamo divisi in due Team che chiamammo Alpha e Beta; il primo avrebbe fatto breccia facendo esplodere una delle due pareti mentre l'altra si sarebbe introdotta da una delle porte.
Il forte era costruito con della terra chiara che dava alla struttura una forma non proprio uniforme, dentro ci saremmo aspettati un grosso atrio e pochi punti in cui trovare riparo. Vi erano poi delle case costruite come le mura, queste non avevano le porte e delle scalinate portavano sopra di esse. Una per ogni lato, infatti due di queste sarebbero esplose non appena i nostri alleati avrebbero fatto detonare il C4.
L'esplosione fu devastante, in quel momento ero poggiata di spalle alla parete adiacente l'entrata e sentii chiaramente delle forti vibrazioni, feci cenno al mio compagno che sarei entrata e facendo irruzione ci incrociammo. Mi trovai sotto un rudimentale parapetto, alla destra c'era un piccolo recinto con delle capre che belavano nervose. Anche questo fatto come tutto il resto.
Difronte a me avevo due fuoristrada equipaggiati entrambi con mitragliatrici sul vano posteriore. I nemici non impiegarono molto ad uscire dalle case, una di queste era oltre il recinto della capre, l'altra di fronte a noi e le ultime due ai lati ormai in macerie. Continui colpi d'arma da fuoco riecheggiavano minacciosi nell'aria seguiti da urla e un continuo inneggiare ad Allah. Tre uomini uscirono dalla casa alla mia destra, con me c'erano due compagni, in quel momento nemmeno sapevo chi fossero da quanto fossi concentrata ma tutti e tre restammo quatti dietro il recinto delle capre fin quando ci alzammo per falciare quei tre. Feci esplodere qualche colpo, non fui certa di averne ucciso uno ma tutti quanti caddero in terra. Ma altri uscirono più agguerriti e mentre uno si girò subito su di noi per spararci contro, gli altri probabilmente avevano raggiunto i fuoristrada poiché mentre stavo chinata per non farmi colpire, iniziai a sentire i colpi di quelle pesanti mitragliatrici.
Temevo che qualcuno dei miei potesse lasciarci la pelle, non potevo però espormi perché sentivo i proiettili raggiungere le pareti dietro le quali ci riparavamo. Non ne fui sicura ma forse accidentalmente aveva ammazzato una o due capre. Portai in alto il fucile e poggiandolo sul muretto sparai alla cieca ma non servì molto.
"non possiamo stare così tutto il tempo cazzo" Urlò uno dei due.
"lo so cristo santo!" Gli risposi, mi diede parecchio fastidio come commento perché non mi sembrava il caso di evidenziarlo. Poi gli spari cessarono quando sentii un tonfo, esposi spalle e volto notando l'uomo che ci teneva sotto tiro con in mano il caricatore, si era appena sollevato. Lui mi guardò con occhi terrorizzati e io premetti il grilletto senza pensarci due volte. Sentii chiaramente il suono dei colpi raggiungergli il busto. Un suono quasi impercettibile, simile in un certo senso allo stesso prodotto contro i sacchi di sabbia. Lui urlò venendo sbalzato all'indietro mentre la vestaglia bianca gli si dipinse di rosso. Cadette in terra. Non conoscevo quell'uomo, non mi interessava nemmeno ma il mio passaggio, la mia storia è dovuta passare sopra quella di quel tipo. Era un nemico certo ma il mio passare aveva cancellato il suo per sempre. Ovviamente non stavo pensando certe cose in quel frangente. Uno dei due con cui ero riparato lanciò una granata verso i fuoristrada e qualche attimo dopo esplosero lanciando diverse parti meccaniche incendiate ovunque. Uno dei due talebani era andato a sbattere contro un muro, quando avanzai mi accorsi nonostante fosse avvolto dal fuoco, che gli mancava almeno un quarto del corpo. Il secondo invece urlava in modo straziante rotolando per terra, lo colpirono in testa per ridurre le sue sofferenze e procedemmo verso un piccolo pozzo.
Il suono dei colpi, le urla e tutto il trambusto quasi mi disorientarono un seconda volta, se mi affacciavo vedevo persone che tentavano di uccidersi a vicenda, era palese che stavamo avendo la meglio, il nostro attacco violento e improvviso li colse davvero impreparati e anche se stavano tentando in tutti i modi di difendersi, più che una battaglia sembrava uno sterminio. Cercai di convincere me stessa che se lo meritavano, che era giusto ciò che stavamo facendo. Del resto non erano belle persone quelle che stavamo eliminando eppure qualcosa dentro di me si contorse violentemente, mi bloccò il respiro facendomi pietrificare.
Pensavo di essere pronta a tutto ciò, pensavo davvero che quando ci sarei stata dentro non mi avrebbe fatto né caldo né freddo invece mi stava facendo capire quanto violenta potrebbe essere quella vita. Tutti gli addestramenti fatti, le preparazioni fisiche e psicologiche, non erano servite davvero a niente, pure e semplici stupidate.
Dovevo reagire, controllare il mio respiro e cercare di avanzare. Ridotti ad un manipolo di uomini gli ultimi sopravvissuti, una decina di persone circa, si trovarono circondate da tutti i lati. Non tutti capirono che per loro era finita ed esplosero dei colpi ma questi furono tempestivamente abbattuti.
Alla fine di quella violenta operazione noi ne uscimmo con solo uno dei nostri ferito lievemente ad una spalla, era Giovanni che però camminava e ridacchiava della ferita stessa, quindi si presumeva stesse bene.
I talebani, rimasti in sette restarono faccia a terra mentre uno ad uno vennero ammanettati con delle fascette di plastica e trascinati con violenza fuori dal fortino. Quando però venne riconosciuto Haamid Almahmoud, un Delta lo gettò in terra e lo freddò come un cane con una breve raffica di colpi. Sentii l'uomo esalare i suoi ultimi faticosi respiri mentre la sabbia sotto di lui si tinse rapidamente del suo stesso sangue.
Diedero il primo soccorso a Giovanni mentre Col moschin e Delta si raggrupparono, dovevamo soltanto attendere gli elicotteri per l'estrazione e nonostante avessimo vinto quel conflitto restammo comunque in guardia anche se molto meno tesi, rispetto prima.
Uccidendo quel tizio avevamo tagliato la testa al serpente di un grosso clan che si ribellava contro gli alleati, sarebbe stato più semplice ripulire e mettere in sicurezza diversi distretti della città. Nonostante i Navy seal avevano ucciso Bin laden, il suo fantasma arieggiava ancora in quel paese e molti, volevano vendicarsi ma morto il loro grande capo, l'opinione pubblica si portò altrove, quasi convinti che la guerra in Afghanistan fosse terminata con la singola morte di quell'uomo.
Forse per questo i Delta freddarono in quel modo l'obbiettivo, come se ormai a nessuno sarebbe davvero importato cosa accadeva in quel paese ormai devastato da continui conflitti.
Stavo bevendo dell'acqua dietro due miei compagni che invece restarono vigili quando sentii un braccio poggiarsi sulle mie spalle.
"ti ho vista, uccidere quel tizio, ero dall'altro lato, stavo quasi per abbatterlo per te ma lo hai fatto tu, brava". Era Alyssa alla mia destra che mi diede anche un buffetto sulla spalla destra.
"gra...grazie Caporale Clovet". Il mio tono tradì la mia insicurezza e confusione, lei sorrise dolcemente, quando lo fece, delle linee espressive a forma di mezza luna si formarono sui lati delle sue belle quanto rosee labbra.
Quella donna era così tanto bella che sembrava essere più una modella e non un soldato, i suoi occhi verdi mi fissavano compiaciuti.
"era il primo vero? Te lo leggo negli occhi, domani sera ti offro da bere e sappi che ci siamo passati tutti, so quello che stai provando" dopo quelle frasi mi diede delle forti pacche sulla spalla appena sopra il petto.
"queste persone vengono nei nostri paesi e terrorizzano la nostra gente con esplosioni e massacri di innocenti, sappi che siamo noi nel giusto".
Quelle mi sembrarono magre parole di consolazione, un po come giustificarsi di quanto si stava facendo.
Era solo l'inizio perché dal giorno dopo avremmo dovuto indagare sui successivi leader. Con Haamid Almahmoud fuori gioco ne restavano altri nove.
Ma davvero nessuno si sarebbe aspettato cosa sarebbe accaduto quella notte, eravamo da poco tornati alla base.
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Redwind: La folgore scarlatta
Action👉🏻 2° classificato al concorso "nuovi talenti 2019". "non puoi dire di essere vivo se non hai una ragione per la quale sei disposto a morire" Questo Elisa Mazzoli lo sa bene, lo sente nel suo cuore e se lo ripete continuamente, Questo la fa andar...