ho bisogno del tuo aiuto

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"elisa?! Ma quindi?!" Domandò Samuel che intanto mi aveva raggiunto. Come aveva promesso, Leonida mi aveva ricondotta esattamente dove mi aveva trovata. Forse un po' più in là ma contava poco.

Quello che davvero contava era che un perfetto sconosciuto sapeva tutto di me, cosa avessi fatto in passato e soprattutto come trovarmi.

Guardai il numero e la mazzetta che stringevo nella mano destra per poi sollevare lo sguardo ma quell'omo era già sparito nella folla, lasciando un gigantesco dubbio nel mio cuore.

"ma questi soldi?" Domandò Samuel stranito mentre tutti gli altri s'apprestarono a raggiungermi.

Io sembravo catatonica, sommersa nel pensare a quanto fosse appena accaduto.

Guardai la mazzetta e feci spallucce.

"mi voleva offrire un lavoro, questi sono quattromila euro. Un incentivo ad accettarlo, presumo".

Cielo mi abbracciò così tanto forte che mi fece perdere l'equilibrio.

"ero preoccupata per te!".

Era assurdo come una ragazza come lei potesse essere in realtà di una dolcezza così tanto smielosa, mi fece parecchio tenerezza e al strinsi a me sorridendo pacificamente. In quel momento, pensai solo a stringerla, dimenticai perfino delle brutte notizie che Leonida mi aveva appena dato.

"non preoccuparti tesoro è tutto ok!" Spiegai dandole un bacio sulla fronte.

"che lavoro ti ha proposto?" Domandò ancora Samuel così sospirai e con la giusta calma decisi di raccontare a loro tutto ciò che quell'uomo tanto misterioso mi disse.

Non avevo nessun obbligo di silenzio e avvertirli sembrava la giusta maniera per tenerli pronti quando e se sarebbe successo qualcosa di davvero grave.

"beh... sicuramente è una bruttissima situazione, ma tu che intenzioni hai?" Domandò David con tono preoccupato anche se cercava di restare calmo.

"gli ho già detto di no. Anche se avrei dovuto accettare. Voglio stare vicino a voi ragazzi" Spiegai in tutta sincerità. Il pericolo era vero, non una possibilità remota. Una guerra nei tempi in cui ci trovavamo avrebbe portato tanta di quella miseria e morte...

Dovevo avvisare anche i miei genitori, i telegiornali certo avevano messo l'opinione pubblica all'erta ma ero convinta che se mia madre avesse sentito del pericolo dalla mia bocca, allora avrebbe fatto qualcosa di più per prepararsi ad una possibile crisi.

Perchè sarebbe arrivata e avrebbe colpito con violenza chiunque, gli umani dalla storia non avevano imparato proprio niente e quel ciclo di morte e violenza si sarebbe ripetuto ancor più forte, ancor più distruttivo. Ecco perché decisi di stare vicino ai miei cari e non di partire lontano da loro come avevo fatto in tutta la mia vita.

Era ora di essere presente, di dare loro la sicurezza della mia presenza e non avrei potuto abbandonarli per niente al mondo.

Tre giorni dopo non avevo meno dubbi di quanti ne avessi appena conosciuto Leonida e non bastava quella pioggia estiva a rinfrescarmi le idee. Avevo iniziato il mio lavoro ma comunque nonostante avessi promesso a me stessa di metterci l'anima, non riuscivo ad impegnarmi e non vedevo l'ora che quelle sei ore passassero in fretta. La mia collega si Chiamava Erica e cristo... parlava di continuo. Non si fermava davvero mai tanto che quando finalmente me ne andavo sembrava quasi poterla sentire dentro la testa.

Brava ad insegnare si ma della sua casa in Montagna e della sua cotta per un tipo che non se la filava proprio non mi interessava. Così come di suo padre che aveva smesso di cercarla, quello mi fece soltanto ricordare che io non avevo ancora chiamato il mio.

Redwind: La folgore scarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora