Impotenti riguardo quella questione non potevamo fare altro se non aggiornarci a vicenda nelle giornate successive.
Provai a chiamare la mia base a Livorno per chiedere di poter parlare con qualche mio superiore che avrebbe potuto aggiornarmi, se non per telefono almeno volevo avere un appuntamento o qualcosa di simile.
Nonostante Fosse stato un mio caso, mi dissero di non pensarci e di godermi la mia pausa, dovevo solo pensare a stabilirmi fisicamente e mentalmente. Ero però così ossessionata da Chatov, ogni volta che pensavo a quel brutto muso russo mi sentivo assalita da violenti sensi di colpa e tornavo a farmi quei continui interrogativi. "se l'avessi colpito, ma se fossimo riusciti a fermarlo".
Cose simili, il punto era che con i se e con i ma non si poteva fare davvero niente. C'era la possibilità che non mi avrebbero assegnato missioni dove potermi imbattere nel russo, oltretutto avendo deciso di intraprendere la strada dello sniper, al mio ritorno mi aspettava un addestramento e uno studio non indifferente. Già da casa avevo iniziato a ripassare argomenti matematici e fisici trattati precedentemente a scuola. Un semplice esercizio mentale mentre tentai di apprendere nozioni extra e più specifiche che mi sarebbero servite poi durante il corso.
Capodanno giunse in fretta e con lui venne anche la neve, quando svegliandomi andai alla finestra vidi che tutto era stato coperto da uno strato candido.
Restai ferma a guardare fuori nonostante vedevo solo villette circostanti e macchine parcheggiate ai lati delle strade. Scesi al piano di sotto controllando il telefono e sbadigliando ripetute volte, quel giorno sarei andata in una baita in montagna con Matteo e i suoi coinquilini a Roma.
Infatti avevamo creato un gruppo chat dove poter parlare nell'attesa; oltre me e lui vi erano due ragazzi; Luca e Tommaso, i due erano una coppia da ben tre anni. Poi c'erano le ragazze: Sabrina e kristine. Nel tempo perso chattavamo tutti assieme inviandoci foto stupide o vignette divertenti, conoscerli ancor prima di averli visti mi avrebbe aiutata quando poi li avrei conosciuti dal vivo.
Chattando avevo imparato un po a conoscerli e sapevo come comportarmi con loro anche se in generale sembravano persone molto alla mano, simpatiche e solari.
Di tanto in tanto mi facevano domande sul mio lavoro ma certe cose erano piuttosto normali e non mi dava in nessun modo fastidio, anzi ero molto auto ironica e parlavo di argomenti come la guerra ridendoci sopra. Questo perché non volevo appesantire il clima coi miei problemi. Quella chat e quelle persone erano il mio boccone di vita quotidiana e non volevo sprecarlo in nessun modo.
In attesa di quella sera aiutai mia madre con le pulizie di casa con le cuffie alle orecchie, odiavo farle ma odiavo di più sentirla lamentarsi. The white buffalo alle orecchie e con la testa al nuovo anno che sarebbe finalmente giunto. Avevo preso i miei colpi ma ero pronta a mettermi in piedi e riprendere a combattere. In quel momento era ridicolo pensare a certe cose visto che indossavo una tuta, una felpa e coi guanti di gomma stavo pulendo la vasca da bagno.
Nevicò tutto il giorno, rendendo le strade un vero casino dato che per strada si erano formate lunghe file di auto ed i loro conducenti non superavano i trenta chilometri orari.
divenne quindi una giornata parecchio lunga appena lasciai casa. Sola in auto ebbi modo di riflettere un po sulla mia vita e nel farlo sentivo una lieve amarezza in fondo la lingua. Mi mancava qualcosa, sapevo che qualcosa da qualche parte mi stava chiamando. Sentivo anche di essere distaccata dal resto delle persone. Una semplice comparsa momentanea e fugace. Qualcuno di cui ci si poteva dimenticare in fretta. Il paesaggio attorno a me era bellissimo e candido. Montagne bianche che si ergevano in un cielo quasi bianco latte. Dal parabrezza umido potevo vedere le gocce riflettere la luce delle alte auto e tingersi di rosso prima del passaggio del tergicristallo il quale produceva un suono quasi ipnotico.Improvvisamente sentii un senso di calma e indipendenza. Come se tutta la mia vita si fosse ridotta a quel semplice viaggio, non esisteva altro. Forse era il modo che la mia mente aveva per farmi evadere, pensare di viaggiare per tutta la vita; era già la seconda volta in un breve periodo di tempo che quella idea mi carezzò.
Il telefono squillò, avevo "wake me up when September ends" dei Green day come suoneria.
"dimmi Matteo, sono in macchina" lo avvertì tenendo il telefono tra orecchio e spalla. Così potevo tenere entrambe le mani sul volante.
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Redwind: La folgore scarlatta
Action👉🏻 2° classificato al concorso "nuovi talenti 2019". "non puoi dire di essere vivo se non hai una ragione per la quale sei disposto a morire" Questo Elisa Mazzoli lo sa bene, lo sente nel suo cuore e se lo ripete continuamente, Questo la fa andar...