CAPITOLO VI

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Guardo il soffitto bianco, percorro con lo sguardo la parete del medesimo colore, raggiungendo il battiscopa e poi il pavimento, e sospiro. Mi giro sul fianco opposto e seguo il medesimo tragitto anche sull'altra parete.

Saranno ormai venti minuti che mi rigiro nel letto, osservando le quattro mura del dormitorio senza un motivo preciso.

Dopo aver scoperto che quel ragazzo è un notturno e quali siano le sue capacità, non faccio che pensare a quella notte.

Può conoscere le mie più grandi paure solo toccandomi. Non è impossibile che quella notte ci fosse lui in camera mia. Potrebbe aver suscitato in me quell'illusione, quell'incubo in cui la mia famiglia perdeva la vita.

Forse è proprio per questo motivo che lo trovo spesso a fissarmi. Forse ha paura che possa riconoscerlo e ricollegarlo a quell'evento.

Scuoto la testa con forza, chiudendo gli occhi, come per scacciarlo via dai miei pensieri, e metto un punto a questa situazione penosa, sollevandomi a sedere e incrociando le gambe sul letto.

È inutile che mi tormenti con questa storia. Non ho nessuna prova che il tizio dagli occhi scuri c'entri qualcosa.

Mi tiro su, prendendo un respiro profondo, e sistemo le coperte che si sono spiegazzate sotto il peso del mio corpo.

Dò un'occhiata alla sveglia sul comodino, che segna le 17:00, e il mio sguardo incontra il cellulare che mi ha fornito la scuola adagiato sul comodino.

Ricordo che, fino a non molto tempo fa, lo portavo sempre con me. Sum aveva la brutta abitudine di chiamarmi in ogni momento del giorno e se, per qualche motivo, non rispondevo si precipitava sotto casa preoccupata. Ho iniziato a tenerlo sempre con me proprio per evitare che facesse venire un infarto ai miei genitori ogni qual volta faceva capolino dalla porta di casa, chiedendo di me con aria turbata.

Mi manca il suo modo di fare iperprotettivo ma allo stesso tempo curioso e sempre allegro. Così come mi mancano le sue chiamate nel pieno della notte, quando non riusciva a dormire e aveva bisogno di un'amica con cui parlare. Ricordo che la maggior parte delle volte mi addormentavo, lasciando che la sua voce mi cullasse.

Adesso, però, è un aggeggio completamente inutile.

Lo prendo tra le mani, lasciando che le mie labbra si sollevino in un sorriso nostalgico, e scorro i numeri in rubrica. Oltre quello di RJ, che era già salvato sul cellulare quando l'ho ripescato dalla scatola, ci sono quelli delle mie due amiche.

Amiche.

Forse non dovrei chiamarle così. Non mi comporto in modo molto corretto con loro. Non faccio che nascondere ciò che è successo quella notte, sperando che non facciano domande sulla mia famiglia o sulla mia vecchia vita. Ho persino mentito sui miei poteri, facendogli credere di non saperne nulla.

Il mio sguardo si concentra per qualche secondo di troppo sullo schermo del cellullare e un altro sorriso mi increspa le labbra alle parole "Coinquilina rompiscatole" in corrispondenza del numero di Nicole.

Forse è il momento di rivelare loro tutta la verità. Non meritano che gli menta così.

Rimetto il cellulare a posto e abbandono il dormitorio, percorrendo i corridoi della scuola senza una meta precisa. Non ho nessuna intenzione di mettermi nei guai o di ficcare il naso dove non mi riguarda. Voglio solo curiosare un po' e familiarizzare con la scuola e, magari, liberarmi dalle mille domande che mi tormentano.

Ovviamente non mi riesce un granché bene, ignorare i miei pensieri, infatti percorro i corridoi e imbocco le scale con lo sguardo assorto e la mente lontana.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora