CAPITOLO XXX

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Varco la soglia della palestra insieme al resto degli studenti e prendiamo posto sui gradini, creando coi nostri corpi un grande mosaico colorato. La parte sulla sinistra della palestra è completamente occupata, mentre il resto della struttura rimane per la maggior parte vuota e silenziosa.

Megan e Nicole si siedono alla mia destra chiacchierando, mentre io mi abbandono ad uno sbadiglio.

Anche stanotte ho avuto un incubo.

Era totalmente diverso dagli altri, ma questo non lo ha reso meno spaventoso. Anzi, è la prima volta che, oltre al mare di sudore e al fiato corto che di solito accompagnano il mio risveglio, ne è derivato un terrore paralizzante.

Ho sempre pensato che fossero troppo reali per essere dei semplici incubi, che le sensazioni, gli odori, i suoni fossero eccessivamente forti e percepibili. Stavolta, pensandoci bene, sembrava davvero un sogno, surreale e a tratti confuso.

Eppure ero terrorizzata. Terrorizzata dall'idea che potesse essere tutto vero.

Mi trovavo al centro di una stanza completamente vuota e bianca, anzi a dirla tutta non era nemmeno una stanza. Era priva di spazio, non c'erano pareti né un soffitto o un pavimento, solo il vuoto.

E una porta.

È come se mi trovassi in mezzo al nulla e di certo se avessi provato a correre non mi sarei mai mossa, o forse sì, ma non me ne sarei accorta immersa com'ero in quel luogo infinito. Sarei rimasta bloccata, senza via di fuga. Non c'era modo di raggiungere quell'unica via d'uscita.

Poi qualcuno pronuncia il mio nome. Si tratta di una voce che conosco bene, ma che non credevo avrei mai potuto risentire.

Papà appare al mio fianco e mi porge una mano, con quel sorriso dai denti bianchi e perfetti che ha sempre avuto.

-Vieni con me, tesoro- ricordo che ha detto.

Qualche secondo dopo, alle sue spalle, appaiono anche Sean e la mamma. Anche loro sorridono.

Sembrano felici.

La me del sogno poggia i palmi sul pavimento di nulla sul quale è distesa e, dopo i primi attimi di incredulità, allunga una mano per afferrare quella di mio padre.

Non ci riesco.

I loro corpi fluttuanti nel vuoto si allontanano, ma i loro piedi restano immobili. La distanza tra di noi cresce senza il bisogno che muovano un singolo passo, come se una forza invisibile li stesse trascinando via senza che se ne accorgano.

A quel punto mi metto in piedi e corro verso di loro, ma la distanza tra di noi non diminuisce.

Mio padre abbassa la mano, ancora protesa verso di me, e i loro sguardi si fanno più cupi; abbassano il viso, dispiaciuti del mio rifiuto.

Gli urlo contro di non andarsene, di aspettarmi, ma dalle mie labbra non esce alcun suono. Le mie mute parole si disperdono in quella stanza infinita e non li raggiungono.

Alzano di nuovo lo sguardo prima di scomparire; i loro occhi sono carichi di rabbia e di odio, le loro labbra sillabano qualcosa.

Assassina.

Mentre il suono di quell'unica parola rimbomba tra delle mura invisibili, altre due persone appaiono sulla soglia. Megan e Nicole mi riservano quello stesso sguardo di disprezzo, ma le loro parole sono diverse.

Bugiarda.

Anche Ethan si unisce alle due, apparendo al loro fianco e sillabando quella loro stessa verità. Le sei figure si dissolvono e scompaiono lentamente, ma le loro voci continuano a risuonare. Quelle due parole mi martellano i timpani e la testa, costringendomi ad accasciarmi di nuovo al suolo e a poggiare i palmi sulle orecchie nel tentativo di mandarle via.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora