CAPITOLO VII

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Cavolo, anche oggi sono in ritardo e anche oggi dovrò sorbirmi una ramanzina dall'insegnante. Nicole sarà già in classe e nemmeno oggi si è degnata di svegliarmi (o forse sì?).

Mi preparo in fretta, diretta in classe, percorrendo i corridoi deserti, se non per qualche altro ritardatario. Arrivo davanti alla porta dell'aula e mi fermo per riprendere fiato. Mi accorgo subito che la porta non è chiusa e che l'insegnante non è ancora arrivato.

Che fortuna!

Mi rilasso, felice di non dover fingere di sentire l'ennessimo rimprovero, limitandomi invece solo ad annuire, dopo nemmeno due settimane di permanenza all'interno dell'Accademia.
Mi sposto tra i banchi e gli studenti, che chiacchierano animatamente, e mi siedo nell'unico posto libero, accanto ad una ragazza che non ricordo di aver mai visto a lezione.

Mi ritrovo a fissarla per qualche secondo, anche se lei non sembra accorgersene. È intenta a scarabbocchiare con una matita sul suo quaderno e di tanto in tanto la agita tra l'indice e il medio, con movimenti rapidi. Mi viene spontaneo pensare che la sua testa sia occupata da qualche pensiero, che qualcosa la assilli. Mi ricorda un po' me.

Improvvisamente si eleva un urlo da tutte le ragazze, tanto che sono costretta a tapparmi le orecchie. Anche la ragazza seduta accanto a me sembra parecchio confusa, perché sussulta e sbatte le palpebre più volte, come se qualcuno l'avesse di colpo destata da un sonno profondo.

-Oddio è così bello. Io lo amo- afferma a voce abbastanza alta una ragazza davanti a me.

Punto lo sguardo sull'uomo entrato in classe. È molto giovane, avrà poco più che trent'anni, capelli scuri ed occhi chiari. È senza ombra di dubbio molto bello e sa di esserlo. Sorride, mostrando la sua dentatura perfetta e facendo sospirare le ragazze.

Ammetto che è davvero un bell'uomo e che probabilmente non conosco uomini della sua età altrettanto affascinanti. Ha qualcosa di criptico e misterioso che lo rende interessante, ma non mi abbasserei mai a sbavare per lui, come il resto della classe. Probabilmente anche la mia compagna di banco è d'accordo con me, perché la sento sbuffare più volte, distogliendo lo sguardo dall'insegnante.

-Buongiorno ragazzi e ragazze. Io sono il professor Christopher Maxwell. Insegno SCP "Storia e Controllo dei Poteri", ma oggi partiremo dalle basi- sorride ampiamente scrutando la classe e soffermandosi per un attimo su di me con lo sguardo. Poi lo distoglie per concentrarsi sulla mia vicina di banco -Signorina Reynolds, mi congratulo per l'incontro di ieri. Non è da tutti sconfiggere la signorina Mcguire-

Mi volto verso la ragazza, come fa il resto della classe, ma lei rimane impassibile. Continua a fissare l'insegnante con freddezza e senza battere ciglio.

Quindi è la ragazza che ha sconfitto Ellen. Ma se è del primo anno perché ha partecipato all'incontro? Da quello che ho visto ha una buona padronanza dei suoi poteri, tanto che credevo frequentasse il terzo anno.

Maxwell si sposta verso la lavagna e vi scrive sopra con un pennarello nero, fingendo di non aver smosso la curiosità di tutta la classe su quella ragazza e incurante del suo sguardo fisso ancora sulla sua schiena.

"Ogni uomo possiede dei poteri".

-Questo è il primo punto su cui ci soffermeremo. Ogni uomo in questo mondo ha dei poteri e, giunto all'età adolescenziale, può mostrarli o no. L'adolescenza è l'età più importante, quella in cui iniziamo ad avere le idee più chiare sul nostro futuro, iniziamo a forgiare il nostro carattere. Chi possiede un carattere più forte può palesare i suoi poteri. Altri, invece, continuano a vivere la loro vita da semplici umani- percorre la sala avanti e indietro, ricatturando l'attenzione di ogni singolo studente -Ricordate: non siamo diversi, siamo tutti uguali...- sofferma lo sguardo sul mio, quasi fosse rivolto a me -...non siamo dei mostri, ma semplicemente più forti-

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora