CAPITOLO XXVII

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-Si può sapere che avevi intenzione di fare?-

Alzo gli occhi al cielo, alle parole di rimprovero del preside, sapendo già che questo è solo l'inizio della sua ramanzina.

-Vuoi capire che non puoi fare come ti pare?- prosegue, infatti, facendo compulsivamente avanti e indietro per l'ufficio, mentre, gesticolando come un pazzo, si pone delle domande a cui continuo a non rispondere -E se ti fosse accaduto qualcosa?-

-Cosa sarebbe dovuto succedere?- mi arrendo alla fine ruotando gli occhi, non capendo cosa lo preoccupi così tanto -Ho solo fatto un giro per la città-

-Non credo fossero quelle le tue intenzioni- mi becca con un'occhiataccia, fermando il suo via vai.

Incrocio le braccia al petto e mi lascio cadere su una delle sedie girevoli del suo ufficio. Mentre per l'ennesima volta mi ripete quanto sia stata irresponsabile, sospiro e mi concentro su qualcosa che non sia la sua voce, diventata insopportabile per le mie orecchie.

Osservo l'orologio affisso al muro alle sue spalle, seguendo la lancetta dei secondi lungo il suo tragitto, e mi chiedo per quanto ancora voglia tenermi nel suo ufficio.

Ma sono appena le 7:30.

Manca ancora mezz'ora all'inizio delle lezioni.

-Devo ricordarti che, chiunque abbia attaccato la scuola, ha tentato di ucciderti?- batte una mano a palmo aperto sulla scrivania, facendola tremare. Ma non è sufficiente a farmi spostare lo sguardo da dietro le sue spalle, né il suo gesto mi fa sussultare. A quanto pare, mi rimprovera così spesso che ormai i suoi autoritari tentativi di intimidazione hanno perso il loro effetto. O, più semplicemente, sono troppo seccata anche solo per reagire.

-Guardami quando ti parlo, Crystal- tuona, costringendomi a fingermi interessata, anche se i miei sbuffi rendono più che palese quanto sia scocciata.

-Lì fuori eri alla mercé di chiunque. Avrebbero potuto concludere ciò che hanno iniziato- chiarisce, quando i miei occhi incontrano i suoi.

-Credi che sia cosi spovveduta?- replico con tono annoiato, non sentendo la necessità di alterarmi -Ti ho detto mille volte che sono in grado di difendermi da sola e che non ho bisogno che lui...- indico il ragazzo che finora è rimasto ad ascoltare in silenzio -...o il suo amico imbecille mi facciano da balia-

-E come avevi intenzione di difenderti, eh?- alza di nuovo la voce, provocandomi un altro sbuffo -Non sai nemmeno come funzionano i tuoi poteri-

Lo so benissimo, invece.

So perfettamente cosa possono fare.

Ma non è quello che dico, anzi non dico nulla.

Rimango in silenzio, non perché le sue parole abbiano portato a galla qualche brutto ricordo, ma per il semplice motivo che sono troppo stanca per arrabbiarmi o solo per parlare.

Si passa una mano sul viso, accorgendosi forse del disagio che mi procura l'argomento, e si accomoda sulla sua poltrona prendendo un respiro profondo.

-Perché lo hai fatto?- chiede pacatamente, quasi con tono gentile, spezzando il silenzio creatosi -Cosa credevi di scoprire seguendolo?-

Sposto la mia attenzione su O'Connor, poggiato con le spalle alla parete e con le braccia incrociate al petto, e incontro il suo sguardo di tenebra.

Anche se dal mio atteggiamento svogliato sembrerebbe il contrario, mi sento davvero in colpa per quello che ho fatto. Dev'essere un momento difficile per lui e con la mia presenza, di certo, non ho migliorato le cose.

-Ero convinta che tramasse qualcosa- spiego, abbandonando le sue iridi.

Già, ne ero così certa.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora