CAPITOLO XVI (Speciale)

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Gwen's POV

Corro in mezzo alla folla, che urla e si divincola per fuggire, tenendo come punto fermo una figura scura che, a qualche metro di distanza da me, cerca un modo per superare la confusione.

Le esplosioni, seguite dalle urla di terrore, mi coprono la visuale e più volte sono costretta a socchiudere le palpebre impedendo alla polvere di pungermi gli occhi. Percepisco uno spostamento d'aria e mi scanso di lato giusto in tempo per schivare una gomitata al fianco, tenendo ancora le palpebre abbassate e tossendo la polvere che mi ha riempito i polmoni. Alzo di nuovo lo sguardo, cercando freneticamente quella figura. Non riesco ad identificare nessuno in mezzo alla folla e ogni suono, ogni più piccolo movimento risuona nelle mie orecchie con violenza.

Le urla e i pianti di paura. I piedi che inciampano su loro stessi. I gomiti che scalpitano alla ricerca di una via di fuga. I respiri affannosi. I battiti veloci.

Ogni suono è così diverso ma allo stesso tempo così identico a quello precedente, che non riesco più a muovere un passo. Resto immobile, in mezzo ad una mischia che farebbe qualsiasi cosa per salvarsi, come se stessi aspettando la mia fine.

Qualcuno mi viene addosso, dandomi una spallata, e barcollo mentre qualcun'altro mi spinge incurante, facendomi cadere rovinosamente a terra.

Scarpe, di colori e dimensioni diverse, mi passano accanto in una corsa contro il tempo, lasciandomi con la testa piena di suoni e il corpo vuoto di emozioni.

Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, sentendo la polvere farsi strada dentro la gola e ogni rumore abbandonare la mia testa lentamente.

Rimane solo il silenzio. Un silenzio presente solo dentro la mia testa e in netto contrasto con ciò che accade fuori.

Poi, qualcosa risuona nei miei timpani.

Dei passi distanti. Rapidi e decisi. Un respiro. Pesante, ma controllato. Un battito. Veloce, ma inconfondibile.

Spalanco gli occhi e mi metto in piedi, ricevendo qualche gomitata che però non basta a fermarmi. Arranco, tossendo e fermandomi più volte a riprendere fiato, scontrandomi con chi fugge dalla parte opposta.

Finalmente la sagoma scura riappare, anche se sfocata e distante, e con la stessa velocità scompare dietro una porta massiccia. Aumento il passo e, varcata la soglia, la rincorro all'interno di quello che sembra un tunnel buio.

Un improvvisa luce mi investe, costringendomi a serrare le palpebre. Porto una mano sulla fronte, comprendomi dalla luce del sole che attraversa il fumo e la polvere. Giro su me stessa, alla ricerca di quella figura che sentivo la necessità di seguire, cogliendo solo macerie e resti.

Mi guardo ancora intorno con movimenti rapidi e frettolosi del capo, finché quella figura di poco prima riappare nella mia visuale. Riprendo a rincorrerla, ma sono costretta a fermarmi quando l'edificio inizia a cadere a pezzi frapponendosi fra me e il mio obiettivo.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora