CAPITOLO X

125 4 0
                                    

Sto correndo velocemente per delle strade sconosciute e senza una meta, ma con l'unico obiettivo di allontanarmi il più possibile, di fuggire. Un rumore costante di passi dietro di me mi accompagnano nella corsa, ricordandomi che non sono sola. Non so chi o cosa mi stia inseguendo, ma non rallento per riprendere fiato, né per riposare le gambe che potrebbero cedere sotto lo sforzo della corsa. Solo quando arrivo ad un vicolo buio e senza uscita sono costretta a fermarmi. Mi volto nella direzione da cui sono arrivata, mentre i passi del mio inseguitore si fanno più lenti e vicini. Indietreggio, consapevole di non avere alcuna via di fuga, fino a raggiungere il muro, sul quale poggio la schiena. Una figura alta e incappucciata si avvicina e, d'istinto, mi appiattisco ancora di più alla parete. Il mio respiro si fa più pesante e affannoso ad ogni suo passo verso di me. Avanza con calma, come se stesse semplicemente passeggiando, perché sa di avermi in pugno. Sa che non mi muoverò di un passo. Non solo perché non ho via di fuga, ma anche perché sono paralizzata dalla paura. I miei occhi sono puntati su di lui, che si avvicina al punto da ritrovarmi il suo petto davanti al viso, data la sua altezza superiore alla mia. Porta un lungo mantello scuro e un cappuccio in testa che, aiutato dal buio della notte, non mi permette di identificarlo. Il suo viso è oscurato e, nonostante la sua vicinanza, lunica cosa che posso percepire, data la sua corporatura, è che si tratta di un uomo. Molto lentamente solleva il braccio destro, facendolo sbucare dal mantello che gli copre interamente il corpo, e poggia una mano sul muro, a lato della mia testa, sbarrandomi ulteriormente la strada. Si china verso di me, avvicinando il viso al mio e investendomi con un buon odore di rose, senza che riesca a cogliere alcun tratto del suo viso. Avvicina le labbra al mio orecchio e sussurra, impercettibilmente, solo una parola che io sento forte e chiara.

Assassina.

Mi sveglio di soprassalto sudata e ansimante, mentre quell'ultima parola riecheggia nella mia testa. Stringo le lenzuola tra le mani e provo a regolare il respiro, cercando di calmarmi. Mi metto a sedere e dò un veloce sguardo alla sveglia sul comodino.

Segna le 5:00 del mattino.

Sposto la mia attenzione su Nicole, che dorme beatamente scomparendo sotto le coperte, tanto da riuscire a vedere solo qualche ciocca riccia dei suoi capelli.

Facendo attenzione a non fare rumore e a non svegliare la mia coinquilina, vado in bagno chiudendomi la porta alle spalle e poggiando la schiena su di essa. Prendo un respiro profondo e chiudo gli occhi. Rivivo per un attimo quel sogno così reale, così vero.

Scuoto la testa e mi avvicino al lavandino, sciacquandomi il viso con dell'acqua fredda. Incontro il mio riflesso allo specchio e per qualche attimo fisso la mia immagine.

Cosa mi sta succedendo? Perché continuo a fare questi incubi?

Non ho mai avuto problemi di insonnia, tanto meno ho mai avuto degli incubi simili. I miei sogni, finora, sono sempre stati stupidi e senza senso, come la maggior parte dei sogni. Non ho mai vissuto delle scene così... reali.

Sembrava che quell'uomo mi inseguisse davvero, che volesse farmi del male sul serio. Lo sentivo nell'aria. La paura che provavo e che incuteva era palpabile. Era vera.

E poi... la sua voce. Così vicina, così percepibile nonostante fosse un sussurro. Era come se quell'uomo fosse di fianco a me. Come se mi avesse sussurrato quelle parole all'orecchio mentre dormivo.

Ma non c'era nessuno. Quando mi sono svegliata non c'era nessuno. Non avrebbe avuto il tempo di scappare se fosse stato lì, di fianco a me.

Guardo ancora per qualche attimo il mio riflesso, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Faccio per tornare a letto, ma qualcosa adagiato sul lavandino attira la mia attenzione: il sapone dal delizioso odore al cocco che sta lì da quando sono arrivata.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora