CAPITOLO XII

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Passeggio tra il verde che circonda la scuola, mentre il freddo pungente si fa strada sulle mie braccia nude, provocandomi una sensazione gradevole e familiare.

-Però non capisco- mi fermo e punto lo sguardo sul ragazzo dietro di me, intento ad osservare gli altri studenti che si godono il flebile sole autunnale -Perché rivelarmi tutto se sei mio nemico!?-

-Perché mai dovrei esserti nemico?- chiede con innocenza, portando i suoi occhi sui miei.

-Tu sei mio nemico e non un nemico qualsiasi, ma "Il nemico"- puntualizzo con ovvietà, dando maggiore enfasi a quest'ultimo concetto.

Solleva un sopracciglio e la sua espressione si tramuta da spensierata qual era in un misto di confusione e divertimento.

-Sei il mio alter ego- concludo allargando le braccia con esasperazione -L'hai detto tu-

Adesso dimentica anche quello che dice? Oppure è davvero uno schizzato?

A porre fine ai miei quesiti è la sua risata, cristallina e contagiosa come poco prima. Rimango perplessa ad osservarlo mentre si asciuga le lacrime che gli bagnano gli angoli degli occhi.

-Non sei solo una ragazza molto socievole, ma anche una ragazza molto divertente- afferma con sarcasmo, lasciandomi ancora più incerta sulle sue reali condizioni mentali -Da questo momento in poi per me sarai...- sposta una mano da sinistra a destra davanti al viso con fare teatrale, come se fosse uno scrittore che ha appena trovato il titolo perfetto per il suo libro -...la ragazza molto socievole e molto divertente-

-Piantala di dire stupidaggini- lo ammonisco, riportandolo alla realtà -La Nemesi non è il nemico giurato, l'acerrimo nemico, il nemico per antonomasia?-

-Beh, sì. In teoria- concorda con nonchalance. Questa volta è il mio turno di alzare un sopraccoglio, notando la sua reazione.

Lo sapevo, è solo uno squilibrato. Chi è l'idiota che ha garantito per la sua sanità mentale?

-Non siamo letteralmente Nemesi- spiega non appena comprende la mia confusione -Piuttosto il contrario-

Che senso ha definirci Nemesi se non lo siamo? Non capisco.

-Ci hanno affibbiato questo termine perché è quello che più ci rappresenta, perché siamo opposti nei poteri e nel carattere, ma non nella vita. Non siamo destinati a farci la guerra o a combatterci a vita, anzi il nostro scopo è aiutarci- chiarisce diventando improvvisamente serio.

-Aiutarci?- ripeto, ripensando al dolore che la sola sua vicinanza mi provoca. Al caldo asfissiante e infernale che sento quando manifesta i suoi poteri -Come può aiutarti qualcuno la cui sola vicinanza ti fa soffrire?-

Sorride, ritrovando la sua aria tranquilla e spensierata. Infila le mani nelle tasche dei pantaloni e riprende a passeggiare -È vero, per noi non è facile...- riprendo anch'io a camminare, standogli dietro e a distanza -...abbiamo due poteri che influiscono molto sul nostro corpo e su chi ci circonda, quindi la nostra sola vicinanza è insopportabile. All'apparenza, non si direbbe che potremmo in qualche modo aiutarci, visto che a stento riusciamo a stare vicini...- si blocca, fissandosi su un punto davanti a sé con aria assorta. Seguo il suo sguardo cercando di capire se qualcosa abbia attirato la sua attenzione, distogliendolo dalla questione. Con la stessa velocità con cui si era fermato riprende a parlare, rivolgendomi un sorriso -Possiamo dire che, per fortuna o per sfortuna, a noi il titolo di Nemesi rende giustizia-

Continuo a guardarlo per qualche attimo, ancora troppo confusa da questa storia per fare qualsiasi altra cosa.

Già è difficile pensare di essere un mutante e di frequentare una scuola per ragazzi con superpoteri. Se a questo si aggiunge che, proprio quando sto finalmente iniziando ad ambientarmi, spunta fuori un tizio che si reputa il mio alter ego, allora la situazione è davvero assurda.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora