CAPITOLO XXIX (Speciale)

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Ethan's POV

Driiin! Driiin!

Apro gli occhi e balzo a sedere, guardando da una parte all'altra della stanza con attenzione. Strizzo gli occhi e poi li riapro, sbattendo le palpebre più volte.

Driiin! Driiin!

Ancora assonnato, mi allungo verso il comodino del mio coinquilino e tasto la superficie del mobile alla ricerca di ciò che dà origine al fastidioso trillo.

-Maledetta sveglia!- borbotto, trovando l'aggeggio e dandogli un colpo secco.

-Ehi, fermo!- il mio compagno di stanza corre fuori dal bagno e mi leva l'oggetto da sotto le mani -Non vorrai rompere anche questa!?- mi rimprovera, poggiandola su un mobile il più lontano possibile dalle mie grinfie.

-Mi spieghi a che ti serve se quando suona sei già sveglio?- sbuffo, nascondendo la testa sotto il cuscino, tentando di allontanare dalla mia testa il ticchettio delle lancette e sapendo già che non riuscirò più a riprendere sonno.

-Non hai intenzione di alzarti?- chiede.

Alzo l'angolo del cuscino e osservo la sua figura di spalle e rivolta verso lo specchio. Sistema il colletto della camicia bianca che indossa e analizza il suo riflesso con sguardo attento.

-È martedì- biascico con voce annoiata e ancora impastata dal sonno.

-E quindi?- solleva un sopracciglio e mi osserva attraverso la lastra riflettente con fare interrogativo -È la domenica il giorno di riposo-

-Ho storia la prima ora- gli ricordo, tirando fuori la testa da dove l'avevo nascosta e incrociando le braccia sotto la nuca.

Osservo il soffitto e il rumore delle lancette riprende a martellarmi in testa, scandendo ogni secondo che passa.

-Dovresti smetterla di tormentare senza motivo quell'uomo e deciderti a seguire le sue lezioni- si passa una mano trai capelli chiari e sorride al suo riflesso.

Senza motivo.

È questo che pensano gli altri. Che non ci sia un motivo, che il mio comportamento sia solo il frutto di un capriccio infantile.

-E tu dovresti smetterla di fissare il tuo riflesso- replico, senza lasciare trasparire i miei pensieri -Non diventerai mai bello-

-Ma se sono un figo da paura- fa un occhiolino a sé stesso.

Ecco a voi Oliver Anderson, il ragazzo più vanitoso ed egocentrico dell'intera Accademia, nonché mio coinquilino ormai da tre anni.

Ruoto gli occhi e tiro la coperta fin sopra la testa, sperando che lasci la camera il prima possibile.

-Chissà quante ragazze cadranno ai miei piedi oggi- lo sento blaterare e non trattengo un sospiro.

Ma chi vuole prendere in giro.

Una mano artiglia il lenzuolo che mi copre il viso e lo tira via con poca delicatezza.

-Pensi che questo profumo sia eccessivo?- mi avvicina un polso al viso, come per farmene annusare la fragranza.

-Ma piantala!- scaccio la sua mano e gli tiro un'occhiataccia, che ricambia con un sorrisino divertito.

-Hai ragione, io non sono mai eccessivo- afferma con fierezza, prima di lasciare la stanza e di rivolgermi un ultimo sguardo che mira solo a infastidirmi.

Sospiro e mi giro sul fianco opposto, nascondo una mano sotto il cuscino e chiudo gli occhi.

Finalmente ho il silenzio che tanto bramavo, se non fosse che in questa stanza c'è ancora una sveglia di troppo e nella mia testa un incessante ticchettio.

Light and Darkness- NemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora