Sabato, 28 agosto
Il biscotto al miele dalla forma quadrangolare che cadeva dalla mia mano, per poi affogare nella tazza azzurra piena di latte caldo e sciogliersi in esso, rappresentava perfettamente l'umore con il quale quella mattina mi ero svegliata.
Non avevo dormito molto quella notte, perché quando provavo a chiudere gli occhi, mi ritrovavo a pensare al cielo triste e deluso di Louis, ai fulmini taglienti di Briana e a tutto ciò che essi avevano comportato fino a quel momento.
"Da quando sei arrivata tu, le cose tra me e Lou stanno peggiorando, e solo per colpa tua... perciò vedi di ritornare al tuo posto da nullità, o troverò io il modo per farti rimpiangere di essertene andata da quella putrida stalla"
Inutile dire quanto il mio tentativo di intraprendere una civica conversazione fosse svanito piano piano.
Cercai di farle capire che non mi dovesse intendere come una minaccia per la loro "relazione", che non avevo intenzione di allontanare Louis da lei, o comunque di immischiarmi nei loro affari privati, ma lei non ne voleva sapere.
"Pensi che non mi accorga di come lo guardi ogni volta, ragazzina? Smettila di fantasticare su qualcosa di Mio! Tu e lui non potrete mai essere niente" e con queste ultime parole aveva concluso lei il nostro dialogo nella toilette delle donne posta fuori la sala da pranzo, dove in seguito avevamo pranzato prima di tornare a casa.
Lei era uscita dal bagno, lasciandomi da sola con il riflesso di una strana me stessa che mi fissava combattuta e confusa dall'altra parte.
Non riuscii proprio a non lasciarmi ferire dalle sue parole così cattive, benché purtroppo non furono né le prime, e intuivo già nemmeno le ultime.
Cercai di scavare nei ricordi, provando davvero a riflettere su che tipo di sguardo assumessi ogni volta che ero con lui che potesse quindi far indispettire la bionda.
Louis mi intrigava, dovetti ammetterlo.
Ma non lo desideravo nel modo in cui sicuramente lei pensava, bensì come caro amico.Aveva un modo di reagire alle situazioni che ogni volta mi lasciava senza parole, era imprevedibile e variabile, un po' come il tempo.
Osservare come la neve e il ghiaccio dei suoi occhi, di quando era arrabbiato, si sciogliessero diventando un limpido cielo celeste quando invece rideva spensierato, credevo fosse l'avvenimento più ammaliante al quale avessi mai assistito.
Mai, prima del nostro incontro, mi ero accorta di quanto gli occhi di una persona potessero essere così interessanti e sorprendenti.
E quando qualcosa affascina una persona, essa è portata ad ammirarla e guardarla automaticamente, senza alcun progetto dietro, ma solo spinto dall'istintiva attrazione che porta con sé una bellezza intrigante.
E ricordai bene, quanto anche la sua voce cambiò dopo che ebbi esaudito il volere di Briana.
"Abby! Sono Louis, ti disturbo per caso?" Chiese una voce dietro alla porta della mia camera, che il legno rese più ovattata, dopo aver bussato un paio di volte senza ricevere risposta.
E io mi morsi il labbro, restando ferma immobile davanti ad essa, indecisa sul da farsi.
L'avrei aperta senza indugi quella porta, se le parole di Briana non mi avessero così scombussolato la mente. Se non mi avesse intimorita con minacce così crudeli, che potevo solo provare ad immaginare in che modo si sarebbero potute avverare, trovando migliaia di combinazioni possibili e rimanendo così al punto di partenza.

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Daughter || L.T.
FanfictionAbby Hamilton. Una ragazza di 16 anni, orfana, con un passato malinconico. Ha vissuto per 12 anni nell orfanotrofio della città di Londra, fino a quando il famoso cantante degli One Direction, Harry Styles, non decide di adottare quella tenera, inno...