Martedì 24 agosto
Lo specchio completamente appannato davanti ai miei occhi era la chiara conseguenza della temperatura della stanza a me circostante che sfiorava gradi alquanto elevati, facendomi ricordare la gradevole sensazione che l'acqua calda mi aveva donato poco prima.
Alzai una mano in sincronia con le punte dei miei piedi nudi solleticati dal morbido tappeto posto al centro del bagno e, appoggiandomi al freddo lavandino di un colore simile ai granelli di sabbia, pulii il vetro, rendendolo meno opaco.
Alzai lo sguardo sulla figura pallida riflessa nello specchio che mi scrutava.
Incontrai i suoi occhi scuri, che sapevo tingersi con sfumature di grigio quando arrivava la pioggia, e li vidi leggermente arrossati, come se avessero appena smesso di piangere.
Poi notai le guance paffute colorate di un vivido rosa, probabilmente dovuto alla temperatura che aleggiava nella stanza, e agli umidi capelli cioccolato, arricchiti da ciocche di un marrone simile alle foglie secche dell'autunno che cadevano dagli alberi e danzavano per un ultima volta assieme al vento, che le accompagnava fino alla fine del loro magnifico viaggio.
Scesi con lo sguardo sul suo corpo coperto da un telo tinto di un lieve marrone pastello, che si coordinava con il colore delle pareti di quel bagno dalle dimensioni alquanto notevoli per essere destinato all'utilizzo di una persona sola, che entravano in contrasto con la sensazione di piccolezza che io percepivo. Che avevo sempre percepito.
Osservai le sue gambe che spuntavano dal corto asciugamano, notando i soliti segni bianchi che le fasciavano le anche. Quelle smagliature erano la conseguenza dell'entrata nella pubertà, che l'aveva sinuosamente modellata in alcuni punti, rendendo il suo corpo meno infantile.
Nel complesso pensai che la me riflessa nello specchio non fosse tanto male, ma sapevo che se avessi aperto quel telo o se mi fossi solamente girata, la situazione sarebbe decisamente cambiata e mi sarei vergognata molto.
Anche se in quel momento nessun altro era presente in quel bagno, a parte me e la ragazza che mi fissava dallo specchio, mi sarei comunque vergognata di quelle imperfezioni, che non sarei mai stata in grado di cambiare, neanche con la buona volontà.
Quelle imperfezioni che costantemente mi ricordavano chi fossi realmente. O chi non sarei dovuta essere.
Tutto sommato ciò che vedevo in quel grande specchio mi piaceva: i miei capelli lunghi, le mie labbra piccole, ma piene e quel naso a patata che Carly mi aveva 'rubato' così tanto spesso durante i nostri molteplici giochi dispettosi.
Sospirai profondamente, cercando di accantonare i vari ricordi e i negativi pensieri che, sapevo, da un momento all'altro mi avrebbero sovrastato, per poi avviarmi nella mia camera adiacente a quel lussuoso bagno.
Per un attimo mi ritrovai a pensare all'orfanotrofio, e a quanti piccoli svantaggi aveva in confronto a quella casa così ben fornita.
Anche solo partendo dal bagno, avevamo le docce comuni divise per maschi e femmine, quindi la propria privacy, nonostante ognuna fosse divisa con una tendina dall'altra, era abbastanza difficile da ricercare.
Io, infatti, mi ci recavo durante gli orari in cui sapevo non avrei incontrato nessuno, cosicché potessi anche svolgere tutto con più calma, senza gli schiamazzi, le lamentele o i pianti delle bambine più piccole.Lo stesso valeva anche per le camerate, dove solitamente alloggiavano più bambini assieme, anche di età diverse, per poter favorire la socializzazione.
Ma a differenza della camera in cui mi trovavo in quel momento, lì il bagno personale non era previsto. Ce ne era uno comune, come sempre diviso per maschi e femmine.

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Daughter || L.T.
FanficAbby Hamilton. Una ragazza di 16 anni, orfana, con un passato malinconico. Ha vissuto per 12 anni nell orfanotrofio della città di Londra, fino a quando il famoso cantante degli One Direction, Harry Styles, non decide di adottare quella tenera, inno...