Chapter 32

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Domenica, 29 agosto

Stringevo tra le mani il bicchiere di vetro contente del semplice té freddo e mi divertivo a creare le onde sulla superficie muovendolo impercettibilmente.

E intanto un piccolo sorriso mi increspava le labbra allo stesso ritmo delle onde della bevanda fresca e dei ricordi che quel singolo piccolo contenitore mi aveva riportato alla mente.

"Mi stai davvero dicendo che hai ordinato due caffè senza che io nemmeno me ne accorgessi e senza neanche sapere se ti piacesse il caffè?" mi domandò Louis, fissandomi con uno sguardo a dir poco stupito.

"Ma soprattutto, come fai a non aver mai bevuto del caffè? La caffeina è la V-I-T-A" affermò dopo, facendo una vocina buffa mentre separava le lettere per enfatizzare il concetto e le accompagnava con uno strano gesto della mano.

Io ridacchia imbarazzata, ancora incredula che la situazione si fosse evoluta così velocemente quel pomeriggio.

Dovevo ancora metabolizzare il fatto che mezz'ora prima avessi avuto un attacco di panico totalmente inaspettato, un salvataggio totalmente inaspettato, poi una conversazione inaspettata e infine un dono inaspettato. Troppi eventi inaspettati in meno di un'ora.

E adesso, invece, stavamo allegramente ridendo sul fatto che, per la fretta avessi ordinato le prime due cose che mi passarono per la mente.

"Diciamo che preferisco il té" risposi semplicemente, facendo ridacchiare anche lui.

"Beh, la perfetta ragazza inglese no?" scherzò poi, strappandomi un altro sorriso e facendomi arrossire a causa del suo occhiolino beffardo.

Lui bevve in un sorso il contenuto della sua tazzina, mentre io appoggiai le labbra e insicura mandai giù la prima sorsata.

Il liquido amaro mi inondò la bocca e la mia faccia si dipinse nel ritratto del disgusto meno contenuto e posato di sempre.

Non volevo risultare irrispettosa, ma...

"Ma è terribile!" esclamai allontanando la tazzina dalla bocca e abbandonandola sul tavolino.

Louis, intanto, si teneva la pancia dalle risate.

"Oh mio dio... dovresti vedere la tua faccia!" affermò indicandomi come se fossi un'attrazione del circo, e continuando a ridere senza il minimo ritegno.

Io gli lanciai un un'occhiataccia, tremendamente imbarazzata daella situazione ridicola che avevo creato, ma dall'altra parte la risata genuina di Louis permise al mio lato perfezionista di non essere troppo duro con me stessa e di affrontare la situazione con autoironia; così mi unii all'ilarità generale.

Volevo quasi che quel momento si fermasse per sempre.
Io, Louis e la semplice risata di un bar.

Ripensandoci non potevo che essere contenta del fatto che poi quella risata si fosse prolungata per il resto del pomeriggio.

Alla fine Louis aveva bevuto il resto del mio caffè, poi aveva pagato e mi aveva portato in un locale gremito di gente, nel quale mi obbligò a ordinare un bel té freddo ai frutti rossi nel tipico contenitore marroncino di Starbucks.

Daughter || L.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora