Chapter 29

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Perché non riuscivo mai ad essere pienamente soddisfatta di me stessa?

Perché non potevo essere fiera delle mie azioni?

Perché la notte nel mio letto durante la mia solita preghiera serale, ripensando a tutto quello che nel giorno mi era capitato, trovavo sempre qualcosa per la quale dover chiedere perdono e scusarmi davanti al Signore?

Perché non potevo solo ringraziare per il semplice dono di essere riuscita a vivere quel giorno fino alla fine, intensamente? Viverlo con emozione, con trasporto, senza sprecare un minuto, come fosse l'ultimo?

Tutte le risposte che la mia mente elaborava potevano essere valide, ma erano veritiere sempre solo a metà.

La mia coscienza già conosceva la risposta , ed anche io, ma non la volevo ammettere. Forse per paura. Forse per vergogna. Forse per non doverla davvero affrontare.

Non riuscivo ad essere pienamente felice, perché le mie scelte non erano mai veramente mie.

Ero sempre stata abituata a prendere decisioni piccole e banali, aspettando il fatidico momento in cui qualcuno avrebbe scelto me, e per me. Ed ora, dopo anni passati ad aspettare la scelta degli altri, non riuscivo ancora ad avere piena libertà sulla mia vita, forse ancora supponendo di dover lasciar gli altri decidere al mio posto.

Perché prima del mio volere doveva esserci quello delle suore che mi avevano cresciuta, poi quello dei Signori Styles, e dei ragazzi, e di Louis, e Briana, e tutto il resto del mondo, che sembravano sempre aspettarsi cose diverse da me.

Chi voleva fossi una buona cristiana.
Chi voleva fossi una figlia.
Chi voleva fossi una cara amica.
Chi voleva fossi trasparente.
Chi voleva non fossi assolutamente niente.
Chi non ha voluto che io fossi, e mai lo avrebbe voluto.

E io pensavo di dover soddisfare ognuna di queste esigenze altrui allo stesso momento, ignorando ciò che però io volevo essere, e ciò che realmente io ero.

Forse non riuscivo a trovare il giusto equilibrio tra me e il mondo. Tra cosa fosse giusto per me e cosa fosse giusto per gli altri o secondo il loro parere. Tra scegliere me, gli altri oppure lasciar scegliere per me.

Perché la vita stessa era fatta di scelte da compiere, l'unica differenza situava nel processo che portava una persona a privilegiare o escludere una, invece che altre.

Si poteva essere egoisti, preferendo voler vivere la vita basandosi prima di tutto su di sé, sulla propria felicità, sulle proprie ambizioni e sui propri ideali. Positivo da un certo punto di vista, negativo per altri.

Vivere improntando ogni scelta su di sé porta una persona a seguire il proprio volere, il proprio cuore e la propria mente, perché noi stessi siamo gli artefici del nostro destino, come direbbero i latini. Per questo spetta a noi scegliere liberamente di modificarla e viverla a nostro piacimento. Anche perché, alla resa dei conti finale, saremmo stati noi a dover criticare le nostre scelte, e non gli altri.
Noi ci guardiamo allo specchio, noi viviamo in prima persona e spettava solo a noi decidere tutto della nostra vita e non gli altri, che già possedevano la propria da vivere e a cui dedicarsi totalmente.

Tuttavia non possiamo ignorare gli altri 7 miliardi di persone in questo mondo che, come noi, cercano di vivere per essere felici. Non possiamo isolarci, fare finta che alcune nostre decisioni non possano ricadere sugli altri, perché non è mai così.

Ogni nostra scelta, dalla più piccola alla più significativa, comporta delle responsabilità, che inevitabilmente avrebbero danneggiato o giovato agli altri. Ma dimenticarci di ciò, o ignorando volontariamente questa condizione umana immodificabile, porta solo a creare scompiglio e dolore nella vita delle altre persone. E prima o poi, se tutti agissero in questo modo, ci ritroveremmo anche noi a soffrire, proprio come gli altri, e solo allora ci renderemo conto del nostro errore. Ma che forse sia oramai troppo tardi?

Daughter || L.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora