Chapter 23

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Mercoledì, 25 agosto

Quando il pomeriggio precedente Il Signor Styles mi aveva vagamente accennato ad una gita al lago, non avrei mai pensato di dover attraversare quasi tutto il continente europeo in aereo per giungere fin lì.

La scritta Lago di Como impressa sul biglietto aereo, che da quando eravamo atterrati all'aeroporto di Linate non avevo smesso di rigirarmi tra le mani, ancora mi pareva impossibile, come se si trattasse solo di un sogno. Eppure eravamo lì.

E dal finestrino della macchina noleggiata dai Signori Styles, mi sembrava ancora più impossibile il fatto di essere in Italia, il luogo d'origine di Sr. Elinor, che ricordavo fosse solita raccontarmi della bellezza che quel paese inconsapevolmente trasudava.

E, infatti, durante il nostro viaggio per recarci all'hotel dove avremmo soggiornato, cercai di memorizzare con gli occhi tutto ciò che incontravo sul cammino.

Notai la differenza sostanziosa dello stile con cui, ad esempio, le città e le case venivano innalzate. Così abituata ai tradizionali e rossastri laterizi delle case inglesi, mi ritrovai catapultata in città dalle case multiformi e multicolori, appartenenti a stili di epoche diverse e che si differenziavano l'una dall'altra per colore, forma e storia.

E quando uscimmo dall'autostrada per addentrarci in piccoli paesini, notai come anche sulle strade queste piccole caratteristiche si riversavano in bancarelle, mercati, negozi e anche nelle persone che vivevano quotidianamente quella realtà.

"Che cosa ne pensi Abby?" Mi domandò d'un tratto il Signor Styles, osservandomi dallo specchietto retrovisore.

Io gli sorrisi emozionata e affermai "Penso che sia tutto meraviglioso. Questo paese sprizza gioia e allegria da tutti i pori, ora capisco perché Sr. Elinor ne parlasse quasi sempre in modo positivo"

Lo vidi ricambiare amorevolmente il sorriso e, dopo essersi fermato ad un semaforo rosso in attesa che diventasse verde, notai la sua chioma riccia spostarsi e scorsi il suo viso mentre guardava al di fuori del finestrino, concentrandosi su un particolare punto che io non seppi identificare.

"L'Italia - iniziò a dire- è sempre rientrata ai primi posti nella lista dei miei luoghi preferiti. Questo paese è così ricco di culture, storie, persino lingue diverse! Ogni volta che veniamo qui per un concerto, respiriamo l'allegria e la gioia delle nostre calorose fan italiane, che tra tutte sono quelle che più ci regalano soddisfazioni. Perché l'Italia sa come farsi amare, loro sanno come farsi desiderare e in più sono disposte a cedere ogni singolo grammo di amore che ricevono. E io... io ne sono sempre rimasto affascinato"  e alla fine di quel discorso, potei notare una piccola sfumatura d'orgoglio colorargli il tono della voce e rimasi meravigliata della maturità con cui il Signor Styles guardasse il mondo e da quanto lui potesse avere visto e vissuto, nonostante la sua giovane età.

Mi domandai quanto potesse essere emozionante essere una persona acclamata e conosciuta in tutto il mondo.
Dove in ogni luogo che si visita ci si sente ben accolti anche da persone che non si conoscono, come se si fosse a casa.

Provai una certa invidia nei confronti del Signor Styles, e di Taylor, e dei ragazzi... che grazie alla loro musica, erano riusciti a fare del mondo la propria casa; mentre io a malapena conoscevo la mia città natale, tralasciando il quartiere dove era situato l'orfanotrofio e la parrocchia.

Ma il forte rumore di un clacson destò entrambi dai propri pensieri, facendo persino sobbalzare la Signora Styles, seduta sul sedile di fianco al guidatore, mentre era intenta a smanettare qualcosa sul proprio cellulare.

"We pirlone, va' che è verde da un ora!
Ma va a ciapà i ratt*
Mica posso star qua a perdere tempo, neh"

Sbraitò un uomo in giacca e cravatta dalla macchina dietro alla nostra.

Daughter || L.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora