Le gocce di pioggia sbattevano contro la mia finestra sempre più intensamente.
Schiusi gli occhi e mi appoggiai sui gomiti per ammirare meglio quello spettacolo mentre le lenzuola mi coprivano ancora le gambe.
Amavo la pioggia d'autunno. Amavo il suo rumore. Amavo il suo odore. Amavo il cielo grigio che contrastava le foglie arancioni degli alberi.
Un leggero bussare mi distrasse dalla finestra.
-Papà?- lo chiamai.
La maniglia si abbassò, mostrandomi la figura di mio padre. Indossava dei jeans scuri e un maglione nero che nascondeva i chili che aveva preso dal divorzio con mia madre. Superato il periodo della rottura, mio padre aveva iniziato a lavorare molto di più per cercare di mantenere entrambi. Lavorava come giornalista e molte volte stava fuori intere giornate, portando a casa soldi extra. I pomeriggi che gli rimanevano liberi, invece, preferiva riempirli tatuando gente, ma non avendo un proprio studio si spostava di casa in casa. Sono sempre stata affascinata dai tatuaggi e qualche volta mio padre mi portava con lui e mi svelava piccoli segreti.
-Scusa se ti ho svegliato prima del solito, ma mi hanno chiamato dal lavoro. Devo andare via prima e non so se stasera ci sarò a cena. Ti ho lasciato il numero della pizzeria sul tavolo.-
-Grazie.-
Si avvicinò al letto e mi lasciò un bacio sulla fronte, per poi uscire di casa.
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Presi la spazzola e iniziai a pettinarmi i capelli. Erano abbastanza lunghi, il che mi dava una sensazione di protezione e sicurezza.
Mi soffermai a guardare i miei occhi arrossati reduci da una notte insonne. Il mio sguardo era stanco e assente. Non ci stavo con la testa, pensavo solo agli incubi fatti quella notte.
Il vibrare del mio cellulare mi riportò coi piedi per terra.
"Scendi"
Scesi le scale e aprii la porta di ingresso, facendo entrare l'aria fresca della mattina.
La pioggia era cessata e davanti al cancello mi aspettava la solita moto nera con in sella il mio migliore amico, Calum.
Io e Calum ci conoscevamo da quando eravamo nati. Era di sicuro la persona che conoscevo di più e la stessa cosa valeva per lui. Mi era sempre stato vicino e conosceva tutte le mie ombre.
Chiusi il cancello e lo raggiunsi.
-Buongiorno Cal- lo salutai con un bacio sulla guancia.
-Ciao Jen. Altra notte insonne?- disse notando i miei occhi rossi.
Rimasi in silenzio e annuii mentre mi passava il casco.
-Forse dovresti andare dallo psicologo che dice tuo padre.-
Mio padre aveva paura che dopo il divorzio dei miei io potessi avere una piccola depressione, così si era già informato su varie persone che potevano aiutarmi. Ma io non ne avevo bisogno, io stavo bene.
-No, grazie. Gli psicologi sono per i malati.-
Non lo pensavo davvero. Una chiacchierata con uno di loro mi sarebbe piaciuto farla, ma non volevo accollare a mio padre un ennesimo costo.
Calum non disse niente. Si limitò ad accendere il motore. Io mi posizionai nel posto posteriore e mi aggrappai saldamente a lui.
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La moto sfrecciava veloce tra i palazzi sulla strada ancora bagnata.
Il vento freddo mi sfiorava la pelle del viso facendola arrossire, per poi farmi svolazzare i capelli che uscivano dal casco.
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Chance or fate? || Calum Hood
FanficCaso o destino? Sono convinta che tutta la nostra esistenza sia stata decisa da un qualcosa o qualcuno più potente di noi. Ci fanno credere di essere davvero liberi a questo mondo, ma la realtà è che siamo solo delle marionette che aspettano solo c...