Certe notti

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ASHTON

Quel pomeriggio, appena suonò la campanella, mi avviai verso casa. Sembrava un giorno come tutti gli altri. La stessa strada che percorrevo per tornare a casa, gli stessi alberi che donavano del verde a quella città, lo stesso cielo che mi accompagnava da quando ero piccolo, la stessa sensazione di libertà post scuola. Ma quando entrai in casa notai un cambiamento di atmosfera. Era come se la mia casa fosse sempre stata illuminata dalla luce del sole e tutto a un tratto una grande nuvola nera si fosse insediata sulle nostre teste minacciando di portare tempesta.

-Mamma?- la chiamai senza ricevere nessuna risposta.

Con timore mi avviai verso la cucina e la trovai. Era seduta composta, con le mani intrecciate appoggiate sul tavolo. Lo sguardo era fisso nel vuoto e le occhiaie sotto agli occhi dimostravano tutta la sua stanchezza accumulata nella sua vita. Era completamente immobile, sembrava una statua.

-Mamma?- sussurrai piano avvicinandomi a lei.

In quel momento voltò lentamente la testa verso di me e notai un velo di lacrime nei suoi occhi.

-Tuo padre ha chiamato. Ti sta cercando.-

Mi sentii crollare.

-Non voglio vederlo.- dissi con voce tremante.

Piano piano indietreggiai pensando a tutto quello che aveva fatto e al modo in cui aveva condizionato la mia vita e il mio modo di pensare. Non volevo diventare come lui, a me importava veramente della famiglia e dei miei amici. Forse era per questo che volevo proteggere l'amicizia tra Calum e Jen.

-Ashton, anche io non voglio che vi incontriate, ma tu hai bisogno di sapere.- lacrime cominciarono a correre sulle sue guance.

-Io so già abbastanza.-

-Ashton, ascoltami.-

-No, ascoltami tu.- le urlai contro -Pensi sia stato facile per me crescere vedendo mio padre come un eroe e poi tutto a un tratto provare ribrezzo per lui? Pensi sia stato facile per me cancellarlo dalla mia vita? Pensi sia facile per me vedere i miei amici coi loro padri mentre racconto loro che il mio non me lo ricordo perché è morto? Mi sono abituato alla sua assenza e non voglio che torni.-

Sentivo la rabbia che mi scorreva nelle vene sempre più velocemente.

-Ashton, lui è sempre tuo padre.-

-Non voglio avere niente a che fare con lui.- dissi sbattendo la porta di ingresso e avviandomi chissà dove.

JEN

Avevo detto a mio padre che avrei passato il pomeriggio a casa di una mia amica, ma all'ultimo minuto lei cancellò il nostro appuntamento, così finite le lezioni mi avviai subito a casa.

Infilai le chiavi nella serratura e entrai in casa mia. Appena chiusi la porta sentii delle voci provenire dalla cucina.

-Oh cazzo.- riconobbi la voce di mio padre.

-Non era fuori oggi pomeriggio?- bisbigliò una voce femminile.

Mi avviai verso la cucina e vidi una ragazza bionda seduta sul nostro tavolo con una camicia mezza sbottonata e davanti a lei mio padre.

-Che cazzo succede?- urlai.

-Jen, non dovevi andare a casa di una tua amica?- disse mio padre distaccandosi dalla ragazza.

-E tu non dovevi essere al lavoro?- dissi incrociando le braccia. -Vai fuori da casa nostra.- ordinai alla ragazza bionda ancora seduta sul nostro tavolo.

Chance or fate? || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora