capitolo 22

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Mi sveglio.
Sento un odore di terra fresco.
Ha piovuto, forse non molto forte dato che non l'ho sentito.
La terra è umida, e io sono bagnata dalla testa ai piedi.
Sento freddo.
Non ho forze, ma devo farcela, non voglio morire ora.
Devo prima fare troppe cose per andarmene.
E questo non è il momento opportuno. Mi alzo pian piano e strappo un pezzo di jeans e lo appendo in un albero e cammino a lungo.
Niente da fare, cammino per poi arrivare di nuovo allo stesso punto dove avevo appeso quel pezzo di stoffa.
Sto male.
Sono ferita ovunque per via dei rami.
Diamine.
Il mio cellulare è più morto che mai.
Decido quindi di riprovarci e quindi inizio di nuovo a camminare.
Arrivo di fronte ad una casa.
Sembra abitata.
All'improvviso esce fuori una signora sulla sessantina e mi guarda...
- chi ti porta qui, fanciulla- dice
-ho bisogno di aiuto, la prego- mi guarda e forse ha capito che non chiedevo altro se non un po di aiuto.
Mi fa segno di seguirla dentro casa, ed entro.
È un po trascurata, e i mobili vanno sul classico.
Ha molti oggetti di antiquariato.
Mi piacciono molto.
- chi ti porta qui? Non ho mai visto ragazzine così piccole da queste parti, hai davvero un gran coraggio a stare qui, è molto pericoloso per te, che sei fragile- dice quasi con un senso di pensa.
La guardo e prima di rispondere le faccio un sorriso...
-beh.. ho visto il mio ragazzo, se posso ancora definirlo così, con un altra ragazza, ho iniziato a correre senza far caso di dove stavo andando ed eccomi qui.
Ho passato la notte fuori, al freddo...- dico.
Non so perché ma ho voluto dirle la verità, mi trasmette molta fiducia.

-oh...l'amore.
Io mi trovo qui per un motivo quasi simile, forse anche peggiore.
All'epoca quando conobbi mio marito, avevo la tua stessa età.
I miei genitori non volevano che lo frequentavo... erano poveri e invece i miei erano dottori.
Loro dicevano che lo facevano per il mio bene e per garantirmi un futuro migliore.
A lui non dissi niente di quello che pensavano i miei genitori.
Io lo amavo.
Di solito, venivamo qui per vederci, era l'unico posto al sicuro.
I miei genitori non hanno mai saputo che venivamo qui, è un posto non da tutti ecco, lui mi diceva sempre che quando ci saremmo sposati, saremmo venuti a vivere qui.
Ma un giorno...
Venni qui, per vederlo e....lo vidi li, disteso.
Era morto.
Gli avevano sparato.
Io avevo scoperto da poco che aspettavo un bambino e volevo dirglielo proprio quel giorno, ma il destino non volle, o almeno...mio padre non volle.
Lo uccise lui, lo scoprimmo dopo tante cause in tribunale.
Ne passarono di anni.
Quindi ho deciso in memoria sua, di non sposarmi e di costruire qui una casa. Proprio come voleva lui.
Scappai di casa, e venni subito qui, portai con me tutti i soldi dei miei genitori, costruendo cosi questa casa.
Poi, è nata mia figlia Cloe.
Adesso lei ha 30 anni e vive a New York e fa parte di una squadra investigativa.
Io continuai a lavorare, divenni una farmacista.
E adesso eccomi qui, in pensione a raccontarti il mio passato, piccola fanciulla.- disse con un volto malinconico.

La guardai e la prima cosa che mi venne da fare era abbracciarla.
Abbracciarla forte.
-Scusami ma mi sono accorta solamente adesso di come sei conciata, ti ho portato quindi dei vestiti che erano rimasti qui, di mia figlia, credo che la taglia sia più o meno uguale, lungo il corridoio sulla sinistra c'è il bagno.
Fai come se fossi a casa tua.- dice facendomi un sorriso.

Vado in bagno e chiudo la porta, mi sento triste.
Quella povera donna ne ha passate tante.

Faccio una doccia calda e subito dopo mi vesto.

-eccomi- dico guardandola
-come immaginavo! Ti stanno perfetti questi vestiti!- dice
- che ne pensi di cenare? Magari poi restare qui stanotte o fin quando tu vorrai, mi ci vorrebbe proprio una compagnia come la tua- dice alzandosi dalla sedia e tenendosi la schiena.
Forse gli fa male, suppongo dalle sue espressioni facciali.

Non ho voglia di tornare a casa, non so quanto lontano io possa essere da essa, ma voglio restare qui.
Almeno per un po.

Dopo cena, aiuto a sparecchiare e andiamo a dormire.
Mi ci voleva proprio un letto.

I giorni proseguirono e la signora kate, mi disse di chiamarla nonna.
Si era affezionata a me.
Mi portava ogni giorno al lago vicino a questa casa.
Restavamo lì per un paio di ore e poi tornavamo a casa.

È ora di tornare a casa, devo.
Sono 10 giorni che sto qui, e devo tornare a scuola.

La nonna mi indica la strada per uscire dal bosco e vado a casa.

È buio.
Ho deciso di tornare sul tardi.
Sono le 00.50 precisamente.
Apro la porta di casa mia e noto che in  cucina c'è la luce accesa.
Mi fermo per pensare ma alla fine vado subito li.

Vedi cristian a terra, che piange.
Come un bambino a cui hanno tolto le caramelle o a cui hanno appena fatto un dispetto.

Do un colpo di tosse, lo faccio apposta per farmi notare.
Lui alza lo sguardo e appena i miei occhi incrociano i suoi, è la fine.
Sono spenti e pieni di...delusione.
Sono molto gonfi.
Si alza di scatto e mi abbraccia.
Mi abbraccia talmente forte che mi fa quasi male.
Mi guarda dritto negli occhi con le sue mani che tengono il mio viso verso la sua direzione.
- dove sei stata tutto questo tempo?- dice piangendo

Lo guardo e mi sento una merda.
Davvero.
- andiamo a dormire, ne parleremo domani, lo prometto- dico con le lacrime agli occhi.
Mi sento in colpa per come l'ho ridotto.
Però lui ha fatto di peggio con me.
Mi ha tradita.
E io non dimentico facilmente.
Mi prende a sacco di patate e mi butta sul letto.
È andato in bagno a cambiarsi e io sto guardando il soffitto, e penso alla nonna.
Andrò a trovarla qualche volta ,non posso lasciarla sola.

Pov's cristian

Appena ho incrociato il suo sguardo è stata la fine.
Mi è mancata, come l'aria.
Vorrei urlargli per avermi fatto preoccupare così, ma poi guardando il suo dolce viso, decido di stare zitto e andarla ad abbracciare subito.

È stata in un luogo chiuso, ha i vestiti puliti.
Ma ora che la guardo meglio non sono gli stessi vestiti con cui era scappata.
Ha una felpa nera e un jeans  scuro.

Almeno non avrà passato questi 10 giorni fuori, dato che ha piovuto sempre.

La prendo a sacco di patate, salgo le scale e la butto sul letto.
Prendo il pigiama e vado in bagno a fare una doccia calda.
Fa molto freddo fuori.

Sbircio dalla porta e vedo che si è addormentata.
Mi siedo accanto a lei la guardo e penso a quanto lei sia bella.
Le lascio un bacio in fronte, mi alzo e mi distendo anche io, stringendola a me e mettendo il mio braccio sulla sua vita.

E mi addormento anche io.




Ciao a tutte ragazze, mi stavo annoiando e ho deciso di aggiornare adesso, stasera avrete lo stesso il capitolo.

3 aggiornamenti in un giorno.
NON SI MOLLA NIENTE.

A STASERA❤

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