capitolo 30.

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La macchina si è fermata e presumo quindi che siamo arrivati a destinazione.
Ormai ai nostri occhi appare tutto bianco.
Dai tetti ai prati.
È fantastico, quel che la neve riesce a creare.
Scendiamo le valigie.
La casa di kate è abbastanza carina.
Vi è un prato verde con un pino decorato da luci natalizie e fiori sparsi su di esso, dove poi spunta la casa.
È di color grigio chiaro e il portoncino è in legno bianco, come le finestre.
Entriamo e ad accoglierci c'è un piccolo cagnolino, è un maltese.
Ha il pelo bianco ed è veramente molto grazioso.
Subito dopo spuntano i parenti di cristian che ci danno il benvenuto.
Posiamo le valigie momentaneamente nel corridoio e cristian mi guarda per sapere se è tutto ok,e io per rassicurarlo gli abbasso la testa in segno di un si.
Kate quindi mi presenta la nonna materna e i nonni paterni.
La nonna materna si mostra subito molto simpatica, mi rivolge subito un caloroso sorriso, per poi porgere la mano.
-io sono la nonna materna di cristian.
Tu come ti chiami?-
-io mi chiamo anastasia e sono un' amica di cristian, piacere-
Gli porgo anch'io la mano, per poi stringere la sua.
Mi presenta anche i nonni paterni.
Subito dopo inseguo cristian che sta salendo le valigie al piano di sopra.
Quindi decido di aiutarlo.
Saliti su e posate le valigie, mi siedo sul letto matrimoniale.
-questo è il letto che condivideremo.-
Rimango un po'paralizzata da quelle parole.
-bene.
Mi alzo dal letto e scendo al piano di sotto.
Vedo che grace, sta disegnando, quindi mi avvicino a lei.
-ciao grace, ma che brava che sei! Sai disegnare molto bene sai?-
Mi guarda e riposa lo sguardo sul suo foglio pieno di colori.
-perché non mi rivolgi la parola?-
Non mi guarda nemmeno.
Forse non gli sto simpatica, quindi decido di andare in cucina a bere un po' di acqua.
-mi piace disegnare-
Sento a bassa voce, quasi come un sussurro.
Mi volto verso grace e noto che mi guarda, probabilmente in attesa di una risposta.
-ho visto- dico facendo un sorriso. Mi avvicino a lei, e mi siedo.
Resto incantata dalla sua concentrazione nel disegnare.
Mi ricorda tanto quando ero piccola io, quando con mio padre facevamo a gara a chi era più bravo tra i due, e poi la decisione finale andava a mia madre, che nel frattempo preparava sempre qualche dolce.
Quanto mi mancano quei pomeriggi, passati così.
Con quella spensieratezza, che oramai, non ho più.
Mi mancano i miei.
Sento che qualcuno mi sta tirando il maglione, immersa nei miei pensieri, mi accorgo solo ora che era piccola grace e mi fa segno col dito che ha finito il suo disegno.
Ha disegnato un cane che gioca con una palla.
Mi complimento con lei per il disegno, e lei non mi risponde a parole ma provvede con un abbraccio.
Subito dopo mi ricordo di chiamare la figlia della nonna. Quindi salgo le scale e vado in camera dove dormiremo io e cri.

Compongo il numero.
-pronto?
-salve. Sono la ragazza di cui ti parlò tua madre.
-ah, sisi.
Ricordo! Dammi pure del tu! Io sono jó. Ci vediamo domani pomeriggio, ti andrebbe bene?
Verso le 17.
-perfetto!

Riattacco e prendo il foglio che mia aveva dato la nonna in cui c'era scritto l'indirizzo.
Scendo giù e vado di nuovo da grace per giocare un po' con lei.

Ormai è tardi, quindi andiamo a letto tutti.
Do un piccolo bacio il testa a Grace  e saluto i suoi nonni che vanno a casa loro.
Saliamo al piano di sopra e io mi  dirigo subito in bagno per mettere il pigiama.
Sento la porta della camera aprirsi, quindi esco dal bagno e vedo sul ciglio della porta cristian.
Ha le mani incrociate al petto, e uno sguardo probabilmente agitato...
-perché mi guardi così?-
-penso quando grace ti ha rivolto la parola.
Anche se per una volta.
Beh lei, devi sa perché che ha visto suo padre morire.
Erano insieme,al parco.
E una sera, al rientro a casa, un pazzo, ubriaco investì mio zio.
Lui morì sul colpo, mentre grace è riuscita a salvarsi.
Subito le persone che hanno visto l'accaduto hanno chiamato l'ambulanza e grace non parla più da quel maledetto giorno.
È vittima di un trauma.- dice tutto d'un fiato.
Resto scioccata.
Ma davvero questa bambina ha vissuti tutto cio?
Questo non fa altro che farmi piangere.
Diamine.
-mi dispiace.- riesco a dire solo questo, lo dico molto piano, come se avessi paura che qualcuno mi sentisse.
-mi sono meravigliato di come ti abbia rivolto la parola. È molto attaccata a me ma non ha mai detto una parola.
Lo ha fatto solo con te.-
Mi avvicino a lui e lo abbraccio forte.
Tutta questa storia non ha fatto altro che farmi tornare in mente i miei genitori.
Capisco quella bambina.
La cosa peggiore è che lei è solo una bambina, il cui problema dovrebbe essere quale barbie scegliere e non vedere morire suo padre.
Il destino a volte è davvero bastardo.
Cristian mette due dita sotto il mio mento per farmi alzare lo sguardo.
Lo guardo e i nostri occhi, che si sono cercati, finalmente si sono incontrati.
Adoro i suoi occhi.
È come vedere l'oceano.
Ci guardiamo per un infinità di minuti.

Subito dopo lui poggia le sue labbra sulle mie, lasciandomi un bacio leggero a stampo sulle labbra.
Ogni volta che, sono vicino a lui, che mi sfiora o che mi bacia, mi vengono i brividi.
Davvero.
Dopo che mi ha dato un bacio a stampo e si è staccato, quasi mi sento vuota.
Mi alzo in punta di piedi e lo bacio.
Non a stampo.
Le nostre lingue finalmente si sono incontrate.
Non so come ma, finisco sul letto, lui è sopra di me e ci stiamo baciando.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato, ma se devo dirla tutta....
Il mio ossigeno è lui.
Non riesco ad immaginare un domani senza lui, ma purtroppo devo immaginarlo, dato che lui non vuole avere relazioni, e quindi...beh si, quindi non vorrei sperarci molto, anche se è difficile.




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