8. Famiglia

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Sequel di "Notizia"

Finalmente la mia vita stava prendendo una piega positiva, anzi, meravigliosa. Quale donna non avrebbe mai voluto essere fidanzata con uno splendido ragazzo e avere un bambino in grembo? Tuttavia, nonostante la mia positività dei mesi seguenti, il destino cominciò a togliermi il sorriso dalle labbra. Era incredibile come la mia vita era diventata il rifugio di tragici eventi, tra cui il bambino. 

Per prima cosa, vidi mio padre morire per tumore al cervello. Glielo avevano diagnosticato troppo tardi ormai, era al quarto stadio e, un paio di mesi dopo, ci abbandonò totalmente. 

Come seconda tragedia, al nostro appartamento, quello che condividevo con Thomas, crollò il soffitto e, siccome il proprietario non aveva pagato assicurazione, io e Thomas traslocammo a casa dei suoi genitori. 

Come terza e ultima tragedia, vidi il mio bambino morire. Non era ancora nato, ma una stupida caduta da parte della mia sbadataggine gli era costato la vita. 

E in quel momento, caricata nel divano con la testa appoggiata sulle gambe di Thomas, ripensai a come fosse stata la vita se solo il destino fosse stato più gentile con me, se non mi avesse mai fatto perdere mio padre, la mia casa e il mio bambino. Quest'ultimo, forse, era la cosa a cui tenevo di più. Ogni notte sognavo un mini Thomas Sangster correre per tutta la casa, con il sedere al vento e con il padre alle calcagna che cercava di cambiarlo. 

-Possiamo riprovarci- mi disse Thomas la notte in cui tornammo dall'ospedale, senza però il bambino. Lui era devastato appena lo scoprì, mi tenne la mano tutto il tempo e pianse sulle mie gambe fino a non avere più lacrime per sfogarsi. Quando tornammo a casa, io dissi di andare a letto, troppo straziata dalla notizia ricevuto, mentre ascoltavo i suoi pianti e il rumore della stoffa che si rompeva mentre Thomas, nella stanza destinata al bambino, si occupava di strappare i vestiti i quali ormai non servivano più a niente. 

-Non me la sento- risposi, tirando su con il naso, -non dopo tutte le tragedie che sono capitate nella mia vita- conclusi, ed era vero. Non mi sentivo in grado di riprovarci, per poi piangere mesi dopo per la sua perdita. Magari non era destino; magari ero ancora giovane e la vita aveva deciso di punirmi in qualche modo, ma facendo così aveva punito anche Thomas, il quale era stato sempre buono, premuroso e non mi aveva mai messo al secondo posto nella sua vita, neanche per il lavoro. Thomas prese ad accarezzarmi il braccio destro con i suoi polpastrelli, cullandomi e facendomi rilassare sotto il suo tocco.

-Senti, io...- cominciò, -io voglio veramente un bambino- ammise quasi in un sussurro. Girai la mia testa verso di lui, facendo incrociare i nostri sguardi. Vedevo il desiderio dentro di lui, il desiderio di creare una famiglia, anche se questo, purtroppo, non era possibile. Almeno, non geneticamente. 

In quel momento, però, ripensai al suo tocco nella mia leggera pancia gonfia, alle lunghe serate passate a ritingere le pareti dal blu al bianco crema nella stanza del vecchio bambino, e a tutti i giorni in cui lui era crollato nelle mie gambe, piangendo disperatamente. Lui non scherzava, lui voleva veramente avere un bambino con me, crescerlo ed educarlo come una vera famiglia. Capivo cosa si provava, qual'era la sensazione di quel desiderio, infatti lo volevo anch'io. Ecco perché, dopo svariati minuti di silenzio, parlai. 

-Possiamo provare con l'adozione- dissi, giocando con la sua mano, accarezzando le nocche. Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi brillare. Non so cosa fosse, felicità o speranza, ma, quando vidi il suo sorriso, capì veramente che lui era d'accordo. Lui non sorrideva da quella spiacevole notizia all'ospedale e, vedere il suo sorriso dopo settimane, mi fece illuminare di nuovo. 

-Sei sicura?- domandò, -insomma, ci vorrà tempo e, in più, dobbiamo pagare e io...- si interruppe, -io non so se riuscirei a gestire qualsiasi cosa capitasse al bambino- cominciò a gesticolare, a parlare freneticamente e senza sosta. Frenò la sua lingua solo quando sentì il mio tocco sul suo viso. Avvicinai il mio volto al suo e feci scontrare le nostre labbra in un bacio speranzoso, facendogli capire che io sarei stata per sempre al suo fianco e che mai lo avrei lasciato. 

-Noi avremo una famiglia insieme e, giuro, se qualcosa o qualcosa si mette in mezzo, provvederò io stessa a tirargli una liquirizia in faccia- dissi, facendo toccare le nostre fronti. Lui mi sorrise, prendendomi per i fianchi e salendo sopra di me, baciandomi in un modo lento, ma pieno di vita. 

𝐼𝑀𝑀𝐴𝐺𝐼𝑁𝐴 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒂𝒔 𝑩𝒓𝒐𝒅𝒊𝒆 𝑺𝒂𝒏𝒈𝒔𝒕𝒆𝒓 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora