26. Tu Sei Perfetta

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Okey, ehm, scrivere questo capito è stato molto triste e ho pianto mentre scrivevo. Quindi, ehm, fatemi ritornare il sorriso con i vostri commenti, ne ho davvero bisogno xx

In cui tu vuoi solo qualcuno che ti dica quanto sei perfetta, senza badare al tuo corpo o al tuo aspetto.

-Ho fatto- dissi in modo acido al mio ragazzo non appena uscì dal camerino, -forza, andiamo- rimisi tutta la roba che mi aveva consigliato la commessa al proprio posto per poi camminare il più velocemente possibile verso l'uscita del negozio, non badando nemmeno all'espressione scioccata di Thomas, il quale cercava in tutti i modi di stare al mio stesso passo, inutilmente.

Attraversai di corsa la strada, cercando di non essere investita, per poi cercare il parcheggio in cui Thomas aveva parcheggiati la macchina. Vagai per l'immenso parcheggio completamente pieno per almeno mezz'ora e, quando finalmente individuai l'auto del mio fidanzato con cui eravamo arrivati, non persi neanche un secondo per aprirla con le chiavi che aveva malamente strappato dalle mani di Thomas e sedermi al suo interno.

Cercai di essere forte, di trattenere le lacrime che necessitavano così tanto di uscire e di ignorare quel grande peso nel petto.

-Si può sapere che ti è preso?!- esclamò Thomas non appena entrò in macchina. Era furioso, bagnato fradicio dalla testa ai piedi visto che stava piovendo e la macchina era parcheggiata molto lontano dal negozio.

Rimasi in silenzio, giocando con le mie mani e guardando le mie unghie ben fatte, maledicendomi per aver speso sessanta sterlina solo per delle stupide unghie e non per delle medicine che molto probabilmente mi avrebbero aiutato.

-T/n- sussurrò lui, accorgendosi solo in  quel momento del mio sguardo triste e dei miei leggeri occhi rossi (a quanto pare mi era sfuggita qualche lacrime e nemmeno me ne ero accorta).

-Possiamo, per favore, tornare a casa?- domandai, guardando le gocce d'acqua che battevano nel vetro della macchina. Thomas mormorò un "certo", per poi mettere in moto l'auto e cominciare a guidare verso il nostro appartamento.

Per tutta la durata del viaggio, mi limitati a stare zitta e a guardare dritto davanti a me, con lo sguardo perso nel nulla e mille pensieri (negativi ovviamente) dentro la mia testa. Mi accorsi dello sguardo insistente che il mio ragazzo mi rivolgeva appena scattava il semaforo rosso, e in quel momento mi misi a giocare con il bordo della mia gomma a pois.

Sei così ridicola, pensai.

-Posso sapere il motivo per cui sei scappata via dal negozio?- mormorò dolcemente, posando una sua mano sulla mia grande cosce, fin troppo grossa a mio parare, per poi cominciare ad accarezzarla lentamente.

Sospirai, - perché stai con me, Thomas?- domandai, non smettendo di giocare con il bordo della gonna. In quel momento scattò il semaforo verde e Thomas dovette riportare la mano che poco prima era posata sulla mia coscia, al volante. Lo esservi fare una smorfia mentre cambiava marcia.

-Perché questa domanda?- sbottò, potei chiaramente sentire quanto fosse infastidito sia dalla mia domanda che dal mio comportamento freddo e distaccato.

-Tu sei così bello- sospirai, - e non puoi non dirmi di non esserti mai accorto di tutti gli sguardi sognanti che le ragazzine ti rivolgevano, dei loro commenti su di te, su di me...- mormora le ultime tre parole, sperando con tutta me stessa che Thomas non le avesse sentite. E invece...

-In che senso su di te?-

Sospirai, scuotendo il capo e coprendomi il viso con le mie mani, lasciando uscire quelle lacrime che avevo trattenuto per fin troppo tempo.

Non appena Thomas si accorse della mia situazione, frenò immediatamente l'auto, slacciandosi la cintura per girarsi nella mia direzione. Non perse nemmeno un secondo per togliere le mani dal mio viso per asciugare le lacrime le quali non smettevano di uscire, sempre più velocemente.

-Ehy, che succede?- domandò spaventato, accarezzando le mie guance completamente fradice.

Il mio corpo era completamente scosso da singhiozzo, non riuscivo a parlare ma solamente a piangere, cercando di diminuire inutilmente quel peso nel mio petto. Thomas abbracciò di slancio il mio corpo ancora scosso, cullandomi tra le sue braccia finché i singhiozzi diminuirono e le lacrime si fermarono improvvisamente.

Solo quando trovai le parole decisi di aprire bocca, cercando di non balbettare, - la commessa mi ha fatto provare dei vestiti i quali, secondo lei, avrebbero messo in risalto i miei occhi blu- cominciai, disegnando piano piano dei cerchi immaginari sulla parte del petto esposta dai primi bottoni del sua camicia, -quei vestiti mi stavano decisamente troppo piccoli e stretti, lasciando esposta la mia pancia e il mio... grasso- continuai, lo sentì deglutire rumorosamente e aumentare la presa sul mio corpo. Mi chiedevo come non facessi a schiacciato con il mio peso.

-Appena lei entrò nel mio camerino, non potei non notare la sua smorfia per mascherare un sorriso, segno che facevo ridere con quelle cose addosso- il mio corpo cominciò a tremare e sentì i miei occhi inumidirsi, -mi disse che ci volevano vestiti più "coprenti" perché quelli che mi avevano dato erano della targa più grande che avevano, e non mi stavano comunque- il mio copro fu nuovamente scosso da singhiozzi incontrollabili, facendomi portare una mano alla mia bocca per soffocare un urlo di frustrazione. Thomas non smise un secondo di cullarmi tra le sue braccia, cercando ci com'era quelle mie acide lacrime e quel dolore che mi faceva tanfo star male.

-Ascoltami- mormorò, prendendo il mio viso tra le sue mani, -io sto con te non perché mi fai pena, come avrei sicuramente pensato, ma perché il tuo cuore e il tuo spirito sempre allegro mi hanno fatto completamente perdere la testa per te- ammise, con un luccichio particolare negli occhi, -e il tuo corpo è assolutamente perfetto, tu sei perfetta, t/n- continuò e io non potei non incantarmi al sentire quelle parole.

-Ci saranno sempre persone che cercheranno di farti soffrire, che commenteranno ogni tuo singolo pregio come se fosse un difetto, ma tu non devi ascoltare- disse, passando i suoi polpastrelli sotto i miei occhi, asciugando quelle poche lacrime rimaste.

-Perché tu sei perfetta in tutto e per tutto e non dubitarne mai, perché se piangi, lo sai...- ridacchiò leggermente, -poi piango anche io-

Mi resi conto per l'ennesima volta di avere davanti un ragazzo splendido, che diceva alla propria ragazza di essere perfetta nonostante i suoi ottanta chili racchiusi in corpo da ragazzina sedicenne. Restai fra le sue braccia per ore e lui non fece altro che asciugare le mie lacrime e ricucire tutte le mie ferite.
Volevo solo sentirmi amata, perfetta, e lui lo aveva fatto: mi aveva fatto sentire felice con solo due perle in croce e qualche lacrima.

-Tu sei perfetta- mormorò ancora una volta e io gli credetti.

𝐼𝑀𝑀𝐴𝐺𝐼𝑁𝐴 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒂𝒔 𝑩𝒓𝒐𝒅𝒊𝒆 𝑺𝒂𝒏𝒈𝒔𝒕𝒆𝒓 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora