13. Come Una Monetina

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Sequel di "litigio"

Erano passati due mesi da quando Thomas aveva chiuso quella porta, in lacrime. Sapevo benissimo che una volta chiusa quella porta, anche un parte del mio cuore si sarebbe chiusa e rintanata in sé stessa, e così fu. Negli ultimi mesi mi ero data alla pazza gioia con lo studio, tant'è che avevano deciso di darmi la laurea dei tre anni. Fattore molto positivo per la mia carriere e per la mia situazione economica. Studiavo, studiavo e ancora studiavo. Non avevo un minimo di tempo per me. Perché studiavo così tanto? Semplice, ogni cosa che facevo che non fosse studiare, mi ricordava i momenti passati con lui, con Thomas. Mangiavo di raro, ogni morte di papa. Avevo paura che, mangiando, mi sarei ricordata delle colazioni, dei pranzi e delle cene passate con Thomas. Lui che mi avvolgeva la vita con le sue braccia mentre mangiavo la pasta al sugo; lui che mi faceva il piedino in ristorante mentre parlavo con i miei genitori; lui che, ogni mattina, lo trovavo in cucina, dandomi un perfetta visione della sua schiena nuda, mentre cucinava le mie adorate uova; lui che, quando era malata, mi cucinava la cioccolata calda per poi sdraiarsi accanto a me, tenendomi al caldo con il suo calore attraverso i suoi baci sul mio collo e sulla fronte. Più ci pensavo, più le lacrime si accumulavano, riaprendo quella ferita che, per due mesi di puro impegno, era stata sigillata. Chiusi gli occhi ed inspirai forte, l'aria che mi circondava profumava di lui. Avrei riconosciuto il suo adoro a chilometri di distanza, però Thomas non era lì. No, lui non era e non sarebbe mai stato lì, con me. E allora perché sentivo il suo profumo? Anche questo particolare è molto semplice, sentivo il suo profumo perché, per quanto la mia coscienza me lo obbligasse, non avevo ancora buttato i suoi abiti, dimenticati da lui stesso quando sta preparando il borsone. 

-Prendi le tue cose e vai via- dissi, senza pietà, con il cuore infranto. Lui, con lo sguardo basso e gli occhi umidi, estrasse un borsone da sotto la scrivania, il quale cominciò a riempire con i suoi vestiti e gli oggetti personali. Aprì le ante dell'armadio per prendere i propri completi e, dalla tasca di uno di essi, estrasse un cofanetto in pelle rosso. Sorrise, rivolgendomi di nuovo l'attenzione. Si avvicinò cautamente a me, tenendo tra le mani quel cofanetto. Non sapevo cosa stesse per fare, ma la curiosità di sapere il contenuto di quel cofanetto invase il mio corpo e la mia mente.

-Sai- cominciò, girandosi tra le mani la scatolina rossa. -Non credo di aver mai incontrato una persona più bella, intelligente e originale come te- disse. Una lacrima mi attraversò la guancia e lui allungò la mano, nel tentativo di asciugarla, ma si ritrasse quasi subito, cosciente della situazione che stavamo vivendo in quel momento. 

-Fin dal primo momento in cui ti ho incontrata, o meglio, dal nostro primo bacio visto che tu mi hai baciato pensando che fossi un altro ragazzo...- rise e mi unì anche io, riportando alla luce quel momento lontano. -...fin da quel momento ho capito che ti avrei seguito dappertutto, il perché non lo so neanche io, ma so solo che ho cominciato ad amarti da quel rapito e casto bacio- cominciò a singhiozzare, spezzando il discorso. Si portò le mani sul suo bel viso, cercando di coprire le lacrime che gli uscivano senza sosta. Quell'immagine mi spezzò il cuore. Dopo un po', si riprese, asciugandosi le lacrime e continuando a parlare. 

-Poi c'è stato il nostro primo appuntamento, e il secondo, e il terzo- disse, accompagnato da un sorriso triste. -successivamente c'è stato il nostro secondo bacio, questa volta voluto da tutti e due, e infine la nostra prima volta nella camera degli ospiti nella casa di tuo padre. Per la prima volta credetti che il destino, portandomi te, mi avesse appena donato quel poco di felicità necessario per farmi sorridere come uno scemo ogni volta che ti vedevo, manco fossi Dylan in Stiles- ridacchiò, inumidendosi le labbra. 

-dove vuoi andare a parare?- mormorai, non cogliendo il filo del discorso. Lui mi sorrise, prendendo il borsone, già piano e pronto per essere caricato, in spalla. 

-Sto dicendo che...due settimane fa il mio cervello è andato a farsi fottere. Come? Ti starai chiedendo. Beh, una mattina, deciso e serio della mia scelta, ho recuperato tutti i soldi che avevo messo da parte e, dopo aver chiesto l'autorizzazione a tuo padre, sono andato in gioielleria...- confessò. Mi portai le mani alla bocca, stupita. Il mio cuore prese a battere il più velocemente del normale, quasi come se volesse uscirmi dal corpo. Era vero? Lui voleva farmi la proposta che ogni donna sognava di ricevere dal proprio fidanzato? La risposta era si, lui lo avrebbe fatto, non so come né quando, ma sapevo solo che lo avrebbe fatto. Allora perché comprare un anello per farmi una proposta di matrimonio quando c'era un'altra che interseca il nostro rapporto?

-Thomas...- sussurrai nel momento in cui lui aprì la scatola, prendendo l'anello fra le sue mani. Mi guardò dritto negli occhi, tenendo ancora in mano il gioiello. 

-Non ti metterò l'anello al dito, perché mi hai accusato di un fatto surreale, che succede solo tra le coppie finte e scarse d'amore. Noi non abbiamo amore? E' questo che pensi di me, di noi? Pensi che io non ti abbia amato per due anni, sognando ogni santa notte la tua reazione alla mia futura proposta?-  cominciò a sbraitare, ad urlare domande le quali io non mi ero mai pasta. -pensi davvero che ti tradirei quando conservavo il nostro futuro nella tasca di un completo che avrei indossato oggi stesso per accompagnarti nel nostro posto? Eh? Pensi questo?- sbottò, rosso in viso dalle lacrime e dalla rabbia accumulata. Feci due passi indietro, spaventata dal tono e dalle piega che stava prendendo l'aria. 

-Pensi davvero che io ti abbia sostituita, t/n?- sussurrò infine, tra le abbondanti lacrime che gli scorrevano sulle guance. 

-Io non so che pensare- ebbi la forza di rispondere con un maledetto sussurro che infuriò ancora di più Thomas, il quale lanciò la scatolina vuota contro il muro, provocando un leggero rumore.

-Io non restituirò l'anello e lo sai perché?- domandò. Io scossi la testa, negativamente. -perché lancerò questo anello nel pozzo, come una monetina, esprimendo il desiderio di un possibile tuo ritorno- e detto ciò, prese meglio il suo borsone per poi camminare verso l'uscita della camera da letto, chiudendosi la parta alle spalle, senza degnarmi di un ultimo sguardo. Sentì la porta principale chiudersi e, insieme ad essa, anche una parte del mio cuore. 

Mi accasciai a terra, travolta da quel ricordo ormai passato. Mi mancava, tanto. Non sapevo se avesse veramente buttato l'anello come una monetina dentro quel pozzo, ma io avrei continuato ad amarlo anche oltre i numerosi ostacoli presenti nel nostro rapporto, inesistente. Non so come né quando trovai il coraggio di chiudere il libro di fisica, mettermi il cappotto e uscire di casa, diretta verso l'unica persona che mi aveva reso veramente felice. Thomas.

𝐼𝑀𝑀𝐴𝐺𝐼𝑁𝐴 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒂𝒔 𝑩𝒓𝒐𝒅𝒊𝒆 𝑺𝒂𝒏𝒈𝒔𝒕𝒆𝒓 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora