xii. a little sad

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WALKIE-TALKIE !
( BYLER )

chapter twelve | A LITTLE SAD

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chapter twelve | A LITTLE SAD

Mike Wheeler quel sabato mattina si sentiva come se fosse intrappolato in una bolla.
Nell'altra stanza sua sorella minore stava ancora dormendo, mentre dal piano inferiore si sentivano le urla dei suoi genitori.

Come faceva Holly a dormire con tutto quel rumore? Anche lui avrebbe voluto avere un sonno profondo, eppure quelle grida troppo forti lo avevano svegliato.

Quella situazione, dove i suoi genitori litigavano a qualsiasi ora del giorno, stava andando avanti da fin troppo tempo.
Quei due avevano deciso di non separarsi per il bene dei loro figli, per crescerli assieme e per non creare troppi danni.

Beh, inutile dire che il loro piano stava fallendo miseramente.
Holly era ancora piccola per potersene accorgere o per restarci male, ma Mike era abbastanza grande da odiare quella condizione in cui si era ritrovata la famiglia Wheeler.

Sospirò e prese il walkie-talkie, senza pensarci due volte.
«Bill? Sei già sveglio?» domandò alla radiolina, osservando l'ora sulla sveglia digitale.
Erano solo le otto del mattino.

Il ragazzo non gli rispose e Mike si sentì travolgere da un'ondata di tristezza e solitudine.
Non voleva restare da solo.
Si alzò dal letto e scese al piano inferiore.

Non appena mise il piede in cucina, i due genitori smisero di parlare e lo guardarono, mostrando dei sorrisi falsi.
«Buongiorno caro! Colazione?» gli domandò Karen, sua madre, mostrandogli con orgoglio un piatto pronto di pancakes.

«Non ho fame, grazie. Io esco, ci vediamo... Ci vediamo dopo!» le rispose il figlio che, senza aspettare una riposta, uscì dalla porta d'ingresso e andò a prendere la bici.

Le sue gambe lunghe iniziarono a muoversi velocemente e l'aria gli spostava i capelli scuri dal viso.
Si sentiva finalmente libero, libero dai problemi che lo stavano assillando in quel periodo.

Mentre la bicicletta sfrecciava per il centro di Hawkins, Mike si ritrovò a pensare per l'ennesima volta a Bill.
Lui e il ragazzo non si parlavano da venerdì sera, quasi una settimana prima, da quando Mike gli aveva confessato di essere andato anche lui all'Arcade.

In sua difesa, il ragazzo non pensava che Bill avesse potuto arrabbiarsi così tanto.
Era stata una mossa stupida, ne era consapevole, ma l'aveva fatto semplicemente perché moriva dalla voglia di incontralo dal vivo.
Faccia a faccia.

Mike mosse il manubrio verso sinistra e svoltò nella strada che portava nel bosco.
Il corvino continuava a pedalare senza sosta, osservando ogni tanto il paesaggio.

Gli mancava Bill, si ritrovò a pensare.
Gli mancava ogni particolare che conosceva del ragazzo, addirittura la sua voce, spesso modificata a causa delle interferenze.

Gli sarebbe piaciuto da morire sapere il vero aspetto di Bill.
Certo, il loro rapporto non sarebbe cambiato di una virgola, ma l'idea di dargli un volto lo attirava più di quello che era disposto ad ammettere.

Mike era talmente perso nei suoi pensieri che non si accorse della direzione che aveva preso.
Dopo una decina di minuti, si ritrovò in una strada che non aveva mai visto prima.

Una lunga striscia di asfalto circondata da verde dispersa nel nulla, ecco dove si trovava.
Non gli restava che chiedere informazioni al primo che passava per quel posto fuori dal mondo.

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