xxii. skipping school

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WALKIE-TALKIE !
( BYLER )

chapter twenty-two | SKIPPING SCHOOL

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chapter twenty-two | SKIPPING SCHOOL

I due ragazzi erano riusciti ad uscire dalla scuola senza farsi beccare dai professori o dagli inservienti e si stavano dirigendo verso il bosco.

«Dove mi stai portando, Bill?» la voce di Mike rimbombò nella testa di Will, che camminava per Hawkins come se conoscesse ogni singola parte di quella città.

«Nel mio posto speciale!»
«Speciale?»
«Si, è come una sorta di rifugio per me, ci vado quando ho voglia di staccarmi da tutto e da tutti... Sei la prima persona che porto lì...»

Mike cercò di trattenere un sorriso, fallendo miseramente.
Con Will gli veniva naturale sorridere e ridere, non come con Jane e i suoi amici.

Certo, con questo non voleva dire che non tenesse più a loro, ma in quel momento si sentiva molto più legato e in sintonia con il ragazzo al suo fianco.
«Beh, allora sono davvero onorato di essere il primo!»

Dopo un po' che i due camminavano, Will si fermò davanti a una casetta di legno, costruita da qualcuno non molto esperto.
La capanna sembrava che stesse per crollare da un momento all'altro, ma il moro non ci fece nemmeno caso ed entrò dall'unica porta.

Mike così ebbe un momento per osservare meglio il rifugio di Will.
Sopra all'entrata era stata posta un'asse di legno, su cui era scritto con della pittura gialla "Castle Byers".

Il ragazzo trovava adorabile che Will andasse spesso in quel posto e gli faceva davvero piacere che avesse scelto lui per andarci.

«Mitch, vieni dentro anche tu?» esclamò il proprietario del castello dall'interno, facendosi sì che anche il corvino entrasse nella capanna.

«Lo so, è un po' brutta esteticamente, ma l'abbiamo fatta io e mio fratello e, diciamocelo, non siamo due architetti!» sospirò Will, arrossendo senza un motivo preciso.
«No, mi piace, è intima e tranquilla...» commentò Mike, osservando la costruzione all'interno.

«Bill, posso chiederti una cosa?»
«Certo, dimmi pure!»
«Perché mi hai portato qui?»

Il moro non sembrò sorpreso da quella domanda, anzi, sembrava addirittura che la stesse aspettando.

«Perché volevo averti qui. Sai, mi ci è voluto un po' di tempo per capirlo, ma finalmente adesso ci sono riuscito; se tu non avessi mai scoperto la mia vera identità, probabilmente io non mi sarei mai rivelato. Sono davvero, ma davvero contento che tu l'abbia fatto, perché solo così ho capito quanto avessi bisogno di averti fisicamente con me...»

Mike sentì dei brividi percorrergli tutta la schiena.
Era questo che gli mancava.
Questo gli mancava con Jane: quella sensazione di stupore ogni volta che l'altra persona parlava, i brividi, il cuore che batte talmente forte che sembra voglia scappare dal petto, la voglia di raccontargli qualsiasi cosa e sapere di non venire assolutamente giudicato.

Questo mancava con Jane.
E questo aveva solamente con Will.

«Credo che tu sia l'unica persona alla quale potrei dire veramente tutto, sai? Ho degli amici e ho addirittura una fidanzata, ma nessuno di loro sa il casino che ho in casa... Ho raccontato quelle cose solo a te e non...»

Mike si sentiva gli occhi lucidi e tirò su con il naso.
Gli stava davvero raccontando quelle cose?

«E non?» Will lo guardava con gli occhi spalancati, ansioso che l'altro ragazzo concludesse la frase.

«E non riesco a capire perché con te venga tutto così naturale, così spontaneo...»

Mike si sorprese delle sue stesse parole.
Osservò con timore il volto del moro e i loro sguardi si incastrarono l'uno nell'altro.
Di nuovo quella sensazione nello stomaco.

«Anche per me Mitch, anche per me è la stessa cosa...»

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