Via la luce 💡

2.1K 68 4
                                    

Le cose tra Emma e Regina andavano progressivamente meglio, adesso riuscivano a stare in una stanza ampia insieme senza strozzarsi o farsi la guerra. Henry era finalmente considerato figlio di entrambe e si stava creando una sorta di sintonia tra le due che cercavano di negare quando qualcuno glielo faceva notare. Non potevano accettare  che davvero qualcosa era cambiato tra loro, ma il problema principale non era quello. Il problema riguardava una cosa ancora più complessa. Il fatto di dover passare del tempo insieme, per parlare di Henry, per le cene di famiglia e in molte altre occasioni aveva fatto riflettere entrambe su quella persona che ormai avevano sempre affianco, entrambe si erano rese conto che non avrebbero potuto fare a meno dell'altra. E qualcosa in fondo al loro cuore stava nascendo, qualcosa che andava oltre l'amicizia, qualcosa che faceva sobbalzare il cuore, sudare le mani e arricciare lo stomaco, ma nessuna delle due aveva intenzione di affrontare l'argomento, con nessuno.

"Mamma, accompagni me e i miei amici al centro commerciale?"
"Cosa dovreste combinare?" chiese Regina incrociando le braccia sotto il petto.
"Niente te lo assicuro, solo che è uscito un nuovo gioco per la Play e vorremmo andare a vedere la presentazione"
"A che ora sarebbe??"
"Inizia alle 16:00 e dovrebbe finire per le 19:00. Chiedi a mamma Emma se ti fa compagnia" disse Henry salendo su per le scale.
Regina sentendo quelle parole si pietrificò, chiamare Emma per farle compagnia non sembrava poi una cattiva idea però aveva paura di una miriade di cose che non sapeva spiegare nemmeno a se stessa.
Henry non ebbe risposta così si mise ad urlare dalle scale.
"Mamma, ho chiesto io a mamma di venire, ha detto che ci vediamo davanti all'ingresso."
Le uniche parole che Regina riuscì a pronunciare furono "ok", prima di correre in camera sua per sistemarsi e mettersi un vestito migliore.
Alle ore 15:30 Regina era già davanti la porta che aspettava che Henry scendesse, sistemandosi davanti allo specchio i capelli.
Aveva indossato una gonna nera che le arrivava alle ginocchia, una camicetta bordeaux e una giacca blu elettrico.
"Mamma, wow sei stupenda" disse Henry fermandosi a metà scalinata.
"Grazie tesoro" disse Regina sorridendo. "Adesso sbrigati che sennò facciamo tardi."
Uscirono di casa e salirono in macchina, passarono a prendere gli amici di Henry e arrivarono 5 minuti in anticipo al centro commerciale, tutto come previsto. La puntualità era sempre stato il forte di Regina, non tanto quello di Emma, della quale ancora non si vedeva nemmeno l'ombra.
"Mamma ti prego possiamo iniziare a salire, ti prego. Sennò ci perdiamo l'inizio. Tanto mamma Emma sicuro arriverà tardi, tu l'aspetti qui e noi saliamo."
Regina fece un respiro profondo, odiava le persone in ritardo, che fosse Emma o meno.
"Vi accompagno al piano con l'ascensore e poi torno qui. Su andiamo!"
Come aveva detto li aveva accompagnati, si era assicurata che fossero in buone mani ed era scesa ad aspettare quella donna che nonostante tutto le faceva battere il cuore.
Finalmente dopo 20 minuti ecco Emma entrare nel parcheggio con il suo maggiolino giallo.
"Lo so sono in tremendo ritardo, ma oggi questo maggiolino non voleva proprio partire!" disse Emma correndo e sbracciandosi.
"Non mi sorprende!" disse Regina alzando gli occhi al cielo.
"Inutile che alzi gli occhi al cielo! So benissimo cosa pensi del mio amato maggiolino e non farò mai ciò che mi hai proposto!"
"E sarebbe? Rottamarlo e prenderti una macchina più sicura?" disse cominciando a camminare.
"Esatto!" disse Emma mettendosi le mani sui fianchi come i bambini.
"Ei ei aspetta!" disse fermandosi di scatto e afferrando il braccio di Regina. "Quindi tu ti preoccupi per me!"
"Cosa? Io? Smettila di blaterare e saliamo su questo maledetto ascensore che vorrei raggiungere Henry."
Emma sapeva che Regina stava evitando la domanda e un sorriso le spuntó in volto, guardando Regina in tensione.
Dopo aver premuto il pulsante del secondo piano Regina con aria molto infastidita quasi gridò in faccia ad Emma.
"Ma si può sapere che ti ridi tu?"
Emma non riuscì a trattenere la risata.
"Scusa, scusa non volevo ridere, ma sei davvero tenera quando ti arrabbi!"
"Tenera, io!? Lo sai che se volessi ti potrei strappare il cuore in un secondo vero?" disse puntando la mano verso il cuore di Emma.
"Se tu volessi!"
"Cosa stai cercando di dire?"
Ad un tratto ci fu un suono sordo, l'ascensore si bloccò e le luci si interruppero.
"Cazzo!"
"Non mi dire che siamo rimaste bloccate qui!" disse Regina.
"Se vuoi non te lo dico!"
"Faccia meno la spiritosa signorina Swan!"
Emma odiava quando Regina la chiamava così, lo odiava profondamente, percepiva un certo distacco, con quell'appellativo lei tornava ad essere una qualunque persona che per Regina rimaneva un semplice cognome. Si avvicinò alla prete dell'ascensore e lasciandosi scivolare si sedette sul pavimento.
Regina non vedeva niente, erano al buio e nessuna delle due aveva pensato di accendere la luce del telefono, ognuna aveva i suoi pensieri.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti poi Regina cercò con le mani Emma. Era strano tutto quel silenzio, aveva bisogno di sentire che lei c'era, era lì con lei, ma inciampò.
"Ma ciao bella fanciulla" disse Emma quando prese fra le sue braccia Regina.
"Grazie per avermi presa" disse Regina, semplicemente alzando gli occhi per poter incontrare quelli di Emma, nonostante il buio.
"Sempre!"
Le labbra delle due si stavano avvicinando piano, in silenzio, senza che occhi indiscreti potessero guardarle, quando la luce si accese. Le due in un attimo di panico si ricomposero e si alzarono di scatto.
"Signore, sono il capo manutenzione, faremo il possibile per tirarvi fuori, il guasto però è abbastanza consistente, potrebbero volerci delle ore e il contatto con l'esterno non è garantito. Le luci da ora in poi saranno spente per evitare dei cortocircuiti, vi prego di restare calme. Ci scusiamo per i disagio, vi libereremo il prima possibile."
La voce uscì dagli auto parlanti dell'ascensore, ma non appena il contatto fu chiuso, torno il buio e il silenzio, che però non durò molto.
"Perfetto saremo bloccate qui per un bel po', al buio." disse Emma sedendosi sul pavimento.
"Se hai paura del buio possiamo accendere le torce del cellulare." ribatté Regina seguendo la bionda.
"Io non ho paura del buio!"
"E allora qual'è il tuo problema?!"
"Quello che accade al buio."
Regina si irrigidì quando la mano di Emma strinse la sua.
"Emma!"
"Dimmi che non lo vuoi anche tu!"
"Di cosa stiamo parlando?" chiese Regina cercando di mantenere la calma.
"Lo sai di cosa sto parlando" disse Emma passandole la mano tra i capelli.
Regina chiuse gli occhi, non che ce ne fosse bisogno, ma lo fece d'istinto. Il suo cuore cercava di non uscirle dal petto e il suo stomaco, beh il suo stomaco stava ballando la samba.
Emma la tiró a sé delicatamente, le loro fronti si toccarono, i loro respiri si fecero più corti. Si avvicinarono ancora di più, i loro nasi piano piano si sfiorarono e anche le loro labbra, ma leggermente, come se si stessero studiando. Emma la faceva impazzire, quella mano tra i suoi capelli guidava le sue mosse, ma erano troppo lente, così fu Regina ad accelerare le cose. Prese con entrambe le mani il volto di Emma e baciò le sue labbra. Emma aspettava solo questo, un segno, un qualcosa che le facesse capire che anche l'altra parte era interessata, le bastò solo questo. Così con uno slancio atletico, non lasciando mai le labbra di Regina, le si mise di sopra. E si baciarono, si sfiorarono piano, quando l'ascensore si mosse, le luci iniziavano a ritornare tremolanti, come i corpi di quelle due donne che stavano provando qualcosa che mai prima d'ora era successo.
Emma lasciò un ultimo bacio sulle labbra di Regina prima di alzarsi e ricomporsi. Regina era ancora seduta sul pavimento dell'ascensore, scombussolata, respirava profondamente, non poteva credere a ciò che era appena successo, non poteva credere che tutto quello le era piaciuto. Si alzò piano, barcollante e con sua gioia si accorse che Emma le stava porgendo una mano per alzarsi. L'afferrò subito e si mise in piedi.
"Dovresti aggiustare la camicetta" disse Emma sorridendo e guardandole il decolté che adesso era illuminato.
"Dovresti smetterla di guardarmi così."
"Così come?"
"Come si ci fossimo baciate!" disse Regina cercando di abbottonare la camicetta.
Emma non riuscì a non ridere guardando quella donna alla quale  tremavano le mani, si avvicinò, mettendosi davanti a lei e le abbottonò il bottone che aveva saltato. Poi si avvicinò sempre di più a lei facendola indietreggiare, fino a che la schiena di Regina non entrò in contatto con la parete.
"Il fatto è, Regina, che ci siamo baciate" disse sussurrandole quelle parole sulle labbra, prima che le porte dell'ascensore si aprissero.
Regina aveva dimenticato come respirare, aveva dimenticato come camminare, aveva dimenticato tutto. Si teneva alla parete alle sue spalle consapevole che se si fosse allontanata le sue gambe non avrebbero retto.
Emma uscì dall'ascensore e poco prima di andare ad abbracciare il piccolo Henry preoccupato si girò verso Regina e le fece l'occhiolino.
Regina chiuse gli occhi, si staccò dalla prete dell'ascensore, riprese la sua borsa dal pavimento e varcando la soglia l'unico pensiero che ebbe fu Emma su di lei.
Questa cosa non andrà a finire bene, pensò.

Piccoli momenti di vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora