Erano passati due lunghi anni da quando Emma aveva lasciato la città, da quando aveva preso ogni oggetto personale e se n'era andata senza guardarsi indietro. Erano passati esattamente due anni dall'ultima volta che aveva visto Regina stretta in quel suo cappotto nero che lasciava intravedere la camicia rossa che Emma tanto aveva amato. Erano passati due anni da quando era entrata nell'ufficio dell'avvocato divorzista e aveva messo fine a quel matrimonio che ormai, a detta di Regina, non aveva più speranze. Emma l'amava ancora, con ogni particella del suo corpo, ma Regina non aveva voluto sentire ragioni, aveva chiesto il divorzio, ed Emma, nonostante avesse opposto resistenza, aveva alla fine ceduto. Non le poteva stare più accanto, non poteva farlo perché questo non faceva bene alla bruna, niente di quello che avrebbe fatto avrebbe fatto spuntare su quel viso che tanto amava un sorriso. Avevano dovuto affrontare qualcosa che andava oltre tutto, anche oltre loro e purtroppo non avevano resistito all'urto. Emma si era ripromessa di poter bastare per entrambe, ma nella vita reale non funzionava esattamente così, per far funzionare un matrimonio servivano due persone e Regina aveva mollato la presa ormai mesi prima. Erano passati esattamente due anni da quando Emma aveva visto il viso di Regina, da quando aveva sfiorato per l'ultima volta la sua mano e piangendo aveva corso giù per le scale di quell'edificio grigio che non riusciva più a guardare. Avrebbe preferito non fare più ritorno in quella città che ormai di bello non aveva più niente, ogni angolo custodiva un loro ricordo, il loro primo bacio, rubato in riva al mare, il loro primo appuntamento durante il quale Regina le aveva regalato il più bel sorriso di sempre, la prima ecografia di Regina. Ricordava quanto amore nel cuore aveva provato quando, per la prima volta, aveva ascoltato il battito della loro figlia, ricordò il sorriso di Regina, era nuovo anche ai suoi occhi così esperti, un sorriso che poteva restituire al mondo il sole anche durante la notte. Ricordò il calore al cuore che provò quando, appoggiando la mano al pancione di Regina, l'aveva sentita scalciare.
"La mia piccola guerriera" aveva detto Regina in una di quei pomeriggi, dopo aver avvertito un altro calcio.
Era così felice, Emma riusciva ancora a percepire il lieve tremore che aveva udito una mattina di aprile nella voce di Regina, ricordò quanto perplessa fosse Regina, che era più che sicura di non poter avere figli, ma il test era positivo. Il loro vero amore aveva rotto la maledizione? Era possibile che due donne potessero fare un bambino? In quel momento, in quell'istante pieno di mille sentimenti contrastanti, quelle domande non avevano bisogno di risposta, perché l'importante era che loro avrebbero avuto un figlio, un LORO figlio. Eppure, i ricordi non erano poi tutti belli, tra le tante emozioni provate tra le vie di quella città c'erano anche tanti dolori così lancinanti che al solo pensiero Emma perse il respiro. Ricordò quella notte, ricordò le urla di Regina, il sangue sulle lenzuola, la corsa in macchina in ospedale. Non avrebbe mai pensato che la perdita di quel piccolo esserino che non era mai stato veramente suo le avrebbe perforato il cuore e lacerato ogni sua fibra. Quel dolore era troppo grande per essere sopportato da sola, ma Regina non si riprese più, non riusciva ad appoggiarsi ad Emma, ad affrontare il tutto con lei. Ecco perché il divorzio, ecco perché erano due anni che non si parlavano, ecco perché nonostante tutto Emma non riusciva ad avercela con lei e perché l'amava ancora.
Erano due anni che Emma non varcava la soglia di Storybrooke e avrebbe continuato a farlo se suo figlio non l'avesse pregata di essere presente al suo diploma. Non poteva non andarci, non poteva perdersi quell'evento, nonostante sapesse che tutto il dolore che aveva cercato di reprimere in quegli anni sarebbe riaffiorato in un secondo quando i loro occhi si sarebbero incontrati.
Henry aveva organizzato una cena di famiglia la sera prima del diploma
"Per abituarvi a stare nella stessa stanza" le aveva detto quel pomeriggio al telefono.
Emma non era pronta a tutto ciò, ma sospettava che Regina non se la passava certo meglio, chissà come stava, com'era diventata. Chissà se il suo profumo dolce era cambiato, se i suoi baci erano soffici come una volta, chissà se la stretta della sua mano le generava ancora le farfalle allo stomaco. Emma si tormentò per tutto il viaggio, cercò di immaginarsi i cambiamenti sul volto di Regina, qualche ruga in più, forse il suo sorriso era più triste di come lo ricordava. Avrebbe voluto almeno un milione di volte scriverle, ma non lo aveva fatto, avrebbe voluto chiedere ad Henry una sua foto, ma si era sempre proibita di farlo. Non poteva, non ne aveva alcun diritto, non poteva sperare che un giorno sarebbero tornate insieme, non poteva sperare che lei ancora l'amava. Eppure, il suo cuore ardeva di speranza per quel loro incontro, forse qualcosa poteva cambiare, insomma erano passati due anni. Scosse la testa per scacciare quei pensieri perché era convinta che nulla sarebbe cambiato, due anni non avevano cambiato niente perché anche lei sentiva la mancanza della loro piccola stellina ogni singolo giorno e alcuni giorni talmente tanto che non riusciva ad alzarsi dal letto.
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Piccoli momenti di vita
RomanceCi siamo sempre chiesti "e se...?" Se Emma e Regina si fossero baciate quando ne avevano l'occasione? Se avessero deciso di intraprendere una relazione? Chi avrebbe fatto il primo passo? Come avrebbe reagito Regina se Emma l'avesse baciata? Con ques...