Chiamata notturna 📞

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La notte era calata su Storybrooke, la luce della luna illuminava le vie desolate della città e nessun suono era udibile ad orecchio nudo. Emma si dimenava tra le coperte in preda ad un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi, dal quale aveva paura di svegliarsi perché sarebbe potuto diventare realtà. D'un tratto la persiana della sua stanza sbattè violentemente facendola sobbalzare e svegliandola da quell'incubo. Iniziò a respirare affannosamente e cercò di impedire alle lacrime di scendere giù copiose. Era una cosa che capitava spesso ultimamente, Emma aveva costantemente incubi che non la facevano dormire la notte e fu in una di quelle buie serate che aveva chiamato Regina. Avrebbe potuto svegliare i suoi genitori, avrebbe potuto chiamare Hook o Ruby, invece aveva chiamato lei, aveva afferrato il telefono e aveva capito che era l'unica persona che avrebbe potuto capirla. Quella sensazione che l'aveva percorsa fu come una scarica elettrica che arrivò fino alle sue dita e non poteva non ascoltarla, nonostante la cosa le sembrò strana, digitò il nome di Regina nella rubrica e respirò profondamente osservando quelle lettere che componevano il nome di quella donna che nonostante tutto le face battere il cuore come nessun altro era in grado di fare.
Così seduta al buio sul suo letto con le gambe incrociate aveva inoltrato la chiamata e aveva aspettato per alcuni istanti prima di sentire una voce assonnata dall'altra parte della cornetta.
"Emma?" aveva chiesto Regina che aveva letto il nome sullo schermo illuminato.
"Ti ho svegliata?" chiese la bionda nonostante sapesse già quale fosse la risposta.
"Sono le 4 del mattino, certo che mi hai svegliata" disse Regina leggermente innervosita, non capendo cosa potesse portare la ragazza a svegliarla nel bel mezzo della notte.
Emma udendo la sua voce rimase in silenzio, un po' per quel tono, un po' per i ricordi dei suoi incubi che ancora vagavano nella sua testa.
"Emma tutto bene?" chiese poi Regina, non udendo alcuna parola, ma soltanto il respiro di Emma leggermente accelerato.
"Non avrei dovuto chiamarti, scusa" disse Emma allontanato il telefono dall'orecchio, decidendo che forse era più saggio interrompere la telefonata per non peggiorare le cose.
"Emma aspetta" disse Regina e la sua voce nonostante tutto arrivò ad Emma.
"Che è successo?" chiese dolce Regina.

Emma fissò il telefono dal quale proveniva quella voce così soave e decise che forse poteva dirglielo, che forse poteva fare ciò che il cuore le stava chiedendo a gran voce. Così avvicinò nuovamente il telefono all'orecchio e parlò.

"Ti sembrerò stupida, ma ho avuto un incubo e avevo bisogno di chiamare qualcuno" disse Emma sincera.

"E hai chiamato me" disse Regina sorpresa.
"Strano vero?"
"Già" rispose Regina.
"É stato istintivo, non ho dovuto riflettere nemmeno un secondo, sapevo che quella persona dovevi essere tu."
Regina sorrise avvolta dall'oscurità della sua stanza e si mise a sedere.
Quella sera avevano parlato per ore, sembrava tutto così naturale che non si resero conto che era già mattina finché le prime luci dell'alba non fecero capolino dalle finestre. Ma non importava, perché in quella notte loro si erano raccontate, si erano aperte l'una all'altra come mai avevano fatto. E ogni volta che Emma aveva un incubo chiamava Regina, qualunque ora fosse lei sapeva che Regina avrebbe risposto e l'avrebbe calmata.
Per questo quando quella notte Emma aveva chiamato Regina, la bruna non si preoccupò, anzi fu felice che l'avesse chiamata. Erano trascorse sette notti dall'ultima loro chiamata notturna, non che Regina fosse rattristata da ciò, insomma come poteva esserlo, significava che gli incubi erano finiti, d'altro canto le due si vedevano ogni giorno, ma non era la stessa cosa. Perché quando erano al telefono, nelle loro stanze buie dove nessuno poteva vederle si trasformavano in qualcosa che nemmeno loro riuscivamo a credere. Diventavano due persone diverse, due persone capaci di ascoltarsi, capirsi, diventavano una persona sola.
Quella sera però Emma la chiamò e Regina, nonostante tutto fu felice di sentirla.
"Un altro incubo?" aveva chiesto Regina senza salutarla.
"Ei" disse Emma udendo la voce della donna che le fece sobbalzare il cuore.
"Questa volta no" aggiunse poi.
"Oh, è successo qualcosa?" disse Regina mettendosi seduta.
"Non riuscivo a dormire, così ho deciso di fare una passeggiata e sapevo che se ti avessi chiamata, tu avresti risposto. E avevo ragione" disse Emma sorridendo mentre pronunciava quelle parole così vere.
"Lo sai che lo farò sempre."
Emma sorrise avvolta dalle tenebre di quella notte, le vie della città erano desolate, si potevano intravedere qui e lì le luci tremolanti dei lampioni, ma nessun abitante popolava quelle vie. D'altro canto, erano le 4 del mattino, cosa si poteva mai aspettare Emma? Camminò stretta in quel suo giacchetto rosso, con il telefono premuto sull'orecchio e un grande sorriso sulle labbra.
Le due rimasero qualche istante in silenzio, poi Regina lo interruppe.
"Perché stai passeggiando per la città a quest'ora?"
"Te l'ho detto non riuscivo a dormire" disse Emma respirando rumorosamente.
"Questo l'ho capito, ma perché non riuscivi a dormire?" chiese ancora Regina.
Emma respirò profondamente per prendere coraggio.
"Stavo ascoltando una canzone, erano le 2 e avevo appena messo le cuffiette alle orecchie e avviato la riproduzione casuale di una playlist consigliata da Spotify. Ed è partita una canzone, l'ho ascoltata non perdendomi alcuna parola e al ritornello mi è preso un buco allo stomaco. Ed ho iniziato a pensare e ripensare ad alcune cose che hanno continuato a tormentarmi la testa fino alla 20esima canzone più o meno. A quel punto non ce l'ho fatta più, ho staccato la musica e mi sono alzata, sembrava come se il letto mi avesse risucchiato, ero accerchiata da quei pensieri così mi sono vestita e sono uscita. Ma non ho risolto molto perchè quei pensieri non hanno tardato a tornare, ad offuscare la mia mente e annebbiare i miei occhi, così ti ho chiamata, ma penso di aver fatto l'ennesima cazzata" disse Emma tutto d'un fiato.
"Perché chiamarmi sarebbe una cazzata?" chiese sospettosa Regina.
"Perché" disse Emma facendo una pausa.
"Beh perché si."
"Emma questa non è una risposta" disse Regina innervosita.
Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui entrambe furono insicure sul da farsi, Regina voleva sapere perché Emma pensasse che chiamarla fosse la cosa sbagliata da fare, Emma invece da un lato voleva chiudere immediatamente la chiamata per paura di stare per fare la cosa più stupida della sua vita, ma dall'altro lato aveva una voglia matta di confessare tutto a Regina. E questa voglia prese il sopravvento, così iniziò a sputare le parole, una dopo l'altra, senza mai fermarsi.
"Non posso dirti perché chiamarti è stato un errore, non posso dirti che quella canzone parlava di un amore interrotto, di un amore che sarebbe ritornato per una notte sola se il mondo fosse crollato. Non posso dirti che sentendo quella canzone ho pensato a chi avrei voluto avere al mio fianco se il mondo in questo momento stesse per terminare, non posso dirti che ho pensato a te sulle note di quella canzone, non posso dirti che vorrei abbracciarti e non lasciarti più. Che voglio passare il resto della mia vita accanto a te e non voglio aspettare la fine del mondo per dirti che per me sei come l'aria per i polmoni, non posso dirti che non voglio aspettare di morire per dirti che credo di essermi innamorata di te, ma come posso dirti una cosa del genere? Come posso dirti che mi sono innamorata di te senza creare un casino? Come posso scombussolare la tua vita così? Con una semplice canzone. Come posso dirti che la notte vorrei potermi stringere a te quando ho un brutto sogno, come posso dirti che invece di chiamarti vorrei solo precipitarmi tra le tue braccia? Come posso dirti che mi manchi anche quando siamo nella stessa stanza, come posso dirti che mi sono lentamente innamorata di quella donna che nel buio della sua stanza di è spogliata di ogni sua barriera e mi ha parlato delle sue paure, come mai aveva fatto? Non posso farlo senza buttare all'aria tutto ciò che abbiamo creato in questi anni. Non posso dirti che sono dietro la porta di casa tua, non posso dirti che spero che tu venga ad aprirmi e baciarmi. Non posso chiederti di amarmi, non posso farlo, ma spero tu possa farlo."
Quelle parole colpirono Regina così forte che ne fu stordita eppure fu la sensazione più bella che lei avesse mai provato. Si rese conto che ogni parola che Emma le aveva appena confessato era piena di amore, un amore che non si finge, un amore che può sconfiggere qualsiasi male al mondo. Così trascinata da quelle parole scese al piano di sotto e senza neanche respirare aprì la porta e si trovò di fronte il più bel essere vivente della terra. Non ebbe bisogno di pensare a cosa sarebbe derivato da tutto ciò, non ebbe bisogno di riflettere sul fatto che quello che stava per fare fosse giusto, lo fece e basta ascoltando per la prima volta in vita sua il suo cuore. Così prese tra le mani il viso di Emma e ne baciò le labbra, senza dire una parola, senza lasciare alcuna via di scampo alla bionda che bramava quel contatto ormai da troppo tempo. Così si lasciarono trasportare da tutto quello che non si erano dette in quegli anni, da quello che si erano confessate in quelle notti insonni, da quello che avevano detto i loro occhi quando si incontrarono, consapevoli di quello che entrambe provavano per l'altra. Così si amarono all'ombra di quel portico che le aveva viste incontrarsi, scontrarsi e diventare quello che erano, una famiglia.

*Angolo dell'autrice*
Ciao miei piccoli raggi di sole,
l'altra notte in preda all'insonnia ho messo le mie cuffiette alle orecchie e ho iniziato ad ascoltare un po' di musica e questo è stato il risultato. Spero vi piaccia 💋
Per chi fosse curioso, la canzone che Emma stava ascoltando é "If the world was ending" di JP Saxe e Julia Michaels.
Vi mando un bacio grande, alla prossima.

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