Paper Accident

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Nagisa camminava tra i silenziosi corridoi della scuola, per giungere all'ufficio del preside: la scuola era praticamente quasi vuota per via degli orari extra che pochi frequentavano.
Il silenzio non era mai piaciuto veramente al celeste: era come una pressa che non ti permetteva di esprimere ciò che volevi tirar fuori, perché, a parer suo, non c'era dolore più orribile del silenzio.
Continuò a camminare per un po', finché non giunse a destinazione: una grande porta si mostrò potente davanti a lui e la fioca luce di quel corridoio dava a tutto un'aria tetra. A Nagisa scappò da deglutire.
Bussò alla grande porta, facendo rimbombare i suoni nel silenzio; dopo un po' udì una voce profonda dire <<avanti.>>. Senza esitare, il celeste aprì la porta, entrando in una grande stanza, illuminata dalle sole finestre.
Un uomo seduto alla scrivania scrutava Nagisa con un sorriso in volto. <<prego, accomodati Shiota.>> aveva detto l'uomo, facendo segno a Nagisa di avvicinarsi e di sedersi su una sedia di fronte alla grande scrivania. Il celeste annuì, per poi dirigersi dall'uomo e accomodarsi sulla sedia, rimanendo rigido come un pezzo di legno per il disagio che sentiva; l'uomo sorrise <<io sono il preside di questa scuola. È un piacere conoscerti di persona, Shiota. Fin'ora ho avuto occasione di parlare solo con tua madre. >> il preside accennò ad una piccola, ma fragorosa risata mentre Nagisa rise in maniera leggermente nervosa ed a basso tono.
<<ho saputo che sei un alunno molto sveglio ed intelligente e alla vista della tua pagella scorsa ne ho avuto la conferma. >> affermò l'uomo, sempre sorridendo, mostrando vari fogli riguardanti i vecchi voti del ragazzo <<sono sicuro che te la caverai qui. >> disse sicuro il preside.
Nagisa annuì, abbozzando un timido sorriso sul suo volto. <<del resto ero curioso di conoscerti di persona: mi hanno fatto tante di quelle aspettative su di te, che non credo che qualcuno sarebbe riuscito a trattenersi dal conoscerti. >> ridacchiò il preside <<l-la ringrazio... Ma non c'è davvero un granché da aspettarsi da me... Sono solo un comunissimo ragazzo come gli altri... >> sorrise Nagisa <<oh, su, Non siamo modesti ora... >> rise il preside <<no no, sul serio: non ho caratteristiche così diverse dagli altri ragazzi... >> ridacchiò il celeste. Il preside lo guardò negli occhi, per poi sorridere <<ricorda Shiota: abbiamo tutti caratteristiche che ci distinguono dagli altri; se così non fosse, il nostro mondo diventerebbe monotono e spento, quasi noioso. È importante avere caratteristiche che ci rendono diversi ed è importante anche capire perché ci sono state donate proprio a noi, perché a volte sono proprio queste caratteristiche che ci illuminano la vita. >> concluse l'uomo.
Nagisa rimase sorpreso da tali parole e, un po' perplesso, annuì. Il preside sorrise <<bene, è stato un piacere. Arrivederci Shiota. >> annunciò alla fine. Il ragazzo sorrise a sua volta e si alzò dalla sedia <<arrivederla signor preside >> disse, per poi avviarsi verso la porta ed uscire.
Sì fermò un attimo.
Le parole del preside erano impresse nella sua mente, facendolo riflettere quasi per obbligo.
Cominciò ad incamminarsi, sta volta facendo il percorso inverso, immerso nella valanga dei suoi pensieri.
Cosa intendeva dire il preside? Cosa intendeva per "caratteristiche"? Quali erano le caratteristiche che lo distinguevano da tutti gli altri?
Poi, senza troppe spiegazioni, gli saltò in mente l'ultima parte del discorso del preside "a volte sono proprio queste caratteristiche che ci illuminano la vita". Senza ragione, gli venne in mente il ragazzo dai capelli rossi.

"è depresso ed ha tentato più volte il suicidio"

"noi abbiamo provato ad aiutarlo, ma lui ci ha come ignorati"

"sembra che non voglia essere aiutato"

Era davvero così? A quel ragazzo stava bene sentirsi in quel modo? La sua morte lo avrebbe davvero fatto sentire libero? Non poteva essere così, non voleva che fosse così.
Se il preside aveva ragione, lui non aveva delle caratteristiche che gli illuminavano la vita? Non aveva delle ragioni per vivere ancora?
Nagisa era così tanto preso dai suoi pensieri, che non si accorse che all'incrocio dei due corridoi, qualcuno stava arrivando dalla sua parte opposta.
Qualche passo e BOOM! ecco milioni di fogli volare per aria e Nagisa a terra insieme alla persona a cui era andato addosso, massaggiandosi il capo.
Quando Nagisa ebbe il tempo di realizzare la situazione e vedendo i fogli a terra, sobbalzò leggermente <<o-oh dio! S-scusami tanto! >> esclamò, per poi iniziare a raccogliere la carta caduta a terra, notando poi delle altre mani che cercavano di raccogliere il tutto <<l-lascia che ti aiuti... >> aveva detto il celeste, per poi alzare lo sguardo verso la persona con cui si era andato a schiantare.
Gli mancò il respiro per un secondo.
Una chioma rossa era a sua piena vista, così come il suo portatore, intento anche lui a raccogliere i suoi fogli caduti.
"K-KARMA AKABANE!" pensò Nagisa, per poi cercare di riprendersi dal mini shock. Karma aveva cercato di raccogliere il più velocemente possibile tutti i fogli, senza guardare negli occhi il ragazzo che aveva davanti.
Dopo aver preso i fogli, Karma si alzò in piedi e lo stesso fece Nagisa. Il celeste gli porse alcuni fogli che aveva raccolto con un sorriso, pensando che quello sarebbe stato un ottimo modo per presentarsi a vicenda <<tieni, questi sono tuoi... >> aveva detto dolcemente.
Karma lo guardò impassibile per un po', per poi prendere bruscamente i fogli dalle mani del minore e riavviarsi per la sua strada, velocizzando il passo.
Nagisa rimase basito dalla scena <<e-ehi! Aspet->> ma non aveva fatto in tempo a finire la frase che il rosso era già scomparso nel labirinto di corridoio, lasciando il celeste immobile nel bel mezzo del corridoio.

~||Why Worry?|| ~ [°Karmagisa°] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora