»Jimin
Respiro profondo, Jimin.
Espiro.
Trattengo il fiato mentre busso alla porta. Batto ripetutamente le mie nocche su di essa, ma nulla.
Non è per niente un buon segno.
Provo ad aprirla, ma è chiusa a chiave.
Merda.
Devo trovare una maniera per aprirla; dal momento che le finestre della sua camera sono sbarrate, non saprei proprio come poter entrare.
E se provassi a scassinarla? Ho una forcina tra i capelli, funziona sempre nei film.
La sfilo dalla mia chioma e mi presto a cercare di scassinare la porta, riuscendoci.
Oggi va tutto troppo bene, wo.
La apro lentamente e a me si presenta il buio, interrotto dalla luce lunare che traspare dai fori delle serrande.
Tetro.
Entro e richiudo la porta dietro di me, mi guardo intorno, notando il letto spostato al centro della stanza, tutto disfatto, alcune delle pareti graffiate e sporche di...sangue?
Panico.
Spero che sia un fraintendimento.
Devo restare calmo.
I quadri, le coperte ed i cuscini sono tutti per terra, le tende sono strappate.
Sul pavimento c'è un...un coltello ed... una sigaretta spenta.
Sono a dir poco sconvolto, spaventato direi.
Ma lui dov'è?
Mi avvicino silenziosamente e lentamente al letto, evitando i vari oggetti e i pezzi di ceramica e vetro rotti sul pavimento.
Mi sporgo oltre il materasso e sento come se il mio cuore si fosse fermato improvvisamente, mentre tutto il resto del mio corpo inizia a tremare.
È qui.
È qui, nell'ombra, con la testa chinata sulle ginocchia, fermo come pietrificato o incapace di muoversi.
Non devo piangere o urlare, non adesso, non posso cedere, se cedessi, non riuscirei a spiccicare una sola parola e sarei utile solo a creare altro scompiglio nella sua testa.
Non posso credere che sia così da un anno.
Basta pensarci, devo agire.
Nam ha detto che devo avvicinarmi lentamente a lui, senza toccarlo.
Scavalco il letto e mi ci siedo accanto
"Hyung" pronuncio.
Lui alza lentamente il capo grugnendo, per poi rivolgermi il suo sguardo.
Si allontana di scatto, fino a toccare il muro della parete al lato.
Mi alzo e faccio per avvicinarmi, posso captare il suo sguardo perforarmi, ma non posso fare altro che persistere.
Mi avvicino, ma lui si alza istantaneamente e urla, mi urla letteralmente contro, un grido rauco e trattenuto, che rimbomba in tutta la stanza, facendomi terrotizzare e indietreggiare immediatamente, fino alla parete opposta alla sua.
Lo guardo esterrefatto, mentre lui avanza verso di me a capo basso.
Ma io resto fermo.
Arriva a circa trenta centimetri dal mio corpo.
Alza il capo lentamente e il suo sguardo illumimato dai raggi lunari mi perfora.
Era troppo tempo che non vedevo i suoi occhi, ora rossi, il suo naso e i suoi zigomi, ora graffiati, le sue guance, ora scavate, e la sua espressione, un anno fa sempre annoiata, ora incattivita
"Vattene" ordina.
La sua voce è così bassa e rauca, increspata.
Rabbricidisco
"No" dico sicuro
"Non accetto 'no' come risposta"
Il suo tono è così basso che faccio fatica a sentirlo, nonostante la vicinanza.
Devo resistere all'impulso di toccarlo o piangere
"Ascoltami - sospiro - io sono venuto qui senza sapere cosa fare, ho dovuto superare dei test inutili di cui non ero per niente sicuro e, devo dire, mi è andata molto di culo; per non parlare di come mi ero ridotto, non hai la minima idea del mio senso di colpa o di dove ero f-finito prima di essere ritrovato d-da N-nam"
Abbasso lo sguardo.
So che lui vuole lasciarmi parlare.
Punto nuovamente i miei occhi nei suoi
"Ma di una cosa, una sola, sono certo: io ti amo e sono venuto qui per salvarti, per ritrovarti. Non posso vivere senza di te e non posso accettare che tu sia privato della libertà perché ne hai il diritto. E non è perché sono io a volerti aiutare che devi sprecare l'occasione di essere nuovamente felice. Perché a me basta quello: che tu sia felice"
Silenzio
"Perché dovrei fidarmi di un traditore"
Marca ogni parola di questa frase.Sapevo che stesse andando tutto troppo bene.
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𝕮𝖔𝖒𝖊𝖇𝖆𝖈𝖐 ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿ [Sequel di Escape]
Fanfiction>>Sequel di «Escape» Le strade di Park e Min ormai si sono divise. La confraternita non è più quella di un tempo. Nessuno è più quello di un tempo. La tristezza e i sensi di colpa tormentano coloro che li conoscono... Tutti hanno sbagliato, tutti ha...