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"Signor Wolfhard"
Il ragazzo steso tra le coperte del suo letto aveva schiuso leggermente gli occhi, cercando di capire dove si trovasse in quell'esatto istante.

"Signor Wolfhard è l'ora di alzarsi"
Sussurrò Dorotha, la domestica di casa Wolfhard, che stava lentamente aprendo tutte le tapparelle di quella stanza per far entrare la luce.

Erano le 7:45 e il ragazzo era più che mai in ritardo, così, anche se controvoglia, decise che era ora di alzarsi.

Osservando ogni suo movimento, Dorotha stava trovando il coraggio per fare un annuncio al ragazzino di fronte a lui. Non era il genere di cose che preferiva fare, specialmente perché conosceva bene il ricciolino e sapeva che non sarebbe stato di suo gradimento.

"Signorino, suo padre ha richiesto di vederla, questa sera a cena. Ha una comunicazione da fare a lei e suo fratello"
Disse la donna tutto d'un fiato.

Il ragazzo, ancora mezzo addormentato, aveva velocemente infilato la maglietta, mentre aveva annuito a quell'affermazione.

Ed ecco che in un attimo, il volto gli si era incupito solo a sentir nominare quell'uomo che si definiva "suo padre".
Lui e Finn non avevano uno dei rapporti migliori della storia padre-figlio, su questo non ci pioveva.

Odiava quell'uomo con tutto il suo cuore, nonostante avessero sostanzialmente "lo stesso sangue". Era sicuro che fosse un altro dei soliti annunci, quello della sera stessa. Molto probabilmente avrebbe detto ai suoi due figli che, come capitava troppo spesso ormai, era impegnato in faccende di lavoro irrinunciabili, che gli impiegavano di andare fuori città e che, come ogni volta, lui e Nick sarebbero dovuti rimanere soli.
Ma comunque, ormai il riccio era così abituato che neanche ci faceva più caso.

"Non si dimentichi del suo zaino"
La donna dal grembiule bianco lo riportò alla realtà, porgendoglielo.

"Passi una buona giornata"
Continuò, aprendo al ragazzo la porta di casa.
"Ciao Dorotha"
Rispose, pronunciando le sue prime parole della giornata, uscendo.

Finn estrasse dal giubbino il suo pacchetto di sigarette e ne prese una, accendendola.
Nel frattempo era arrivato in garage, dove la sua moto lo aspettava.

Sopra di essa, era posizionato anche lo stesso casco che qualche giorno prima aveva utilizzato la ragazza che non aveva abbandonato i pensieri del Riccio neanche un secondo.

Si era deciso ad indossarlo, malgrado lui non fosse assolutamente il tipo per queste cose. Eppure si sentiva quasi in dovere di fare una cosa simile, da qualche giorno a quella parte.

Saltò sù e accese il motore.
Mentre i ricci gli volavano al vento e man mano prendeva velocità, il suo pensiero ricadeva nuovamente su quella ragazza.

Da quella volta avevano iniziato a parlare, a vedersi più spesso e, man mano che passavano i giorni Finn riusciva a scoprire sempre più cose della sua personalità, che li accomunavano, nonostante all'apparenza potessero parere gli opposti.

***********

Entrò all'interno della gigantesca struttura in bianco, anche comunemente chiamata scuola.

Quella mattina Finn aveva proprio la testa da un'altra parte, e questo non era affatto un bene. Quel giorno stesso avrebbe dovuto fare la verifica per cui lui e Millie si erano preparati un intera settimana.
Perciò, era particolarmente agitato, anche se non lo dava a vedere.

"Buongiorno!"
Spuntò improvvisamente una figura dietro di lui, facendolo sobbalzare.

Si girò di scatto, un po' sorpreso.
"Iris, buongiorno"
Rispose, con tono abbastanza freddo.

Fillie- Romeo and JulietDove le storie prendono vita. Scoprilo ora