Capitolo VII

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La brezza mattutina accompagnata dalla timida luce del sole che nasce tra i palazzi mi risveglia dal sonno profondo che mi ha travolto durante la notte. Strizzo gli occhi ancora assonnati per poi stiracchiare le gambe per risvegliare anche loro.

"Buongiorno, dormito bene bella addormentata?"

"Oh buongiorno Jimin... Jimin?!"

Mi alzo di scatto e vengo travolta da un giramento di testa, qualcosa cade a terra, vedo che è la giacca scura del ragazzo

"Aigoo sono così brutto?" ride

Mi guardo attorno confusa e realizzo che ho trascorso la nottata dormendo sulle ginocchia del ragazzo. Jimin si china per raccogliere la sua giacca a terra e la sbatte, pulendola dalla terricciola che ricopre il pavimento del tetto.

Lo guardo e arrossisco
"Mi hai fatto da cuscino per tutta la notte"

"Come sono stato? Comodo?"

"... Si"

Appoggia la sua giacca sulle mie spalle mantenendo quel suo sorriso bellissimo

"Ma lo sai che sei proprio una bella chiaccherona?" trattiene una risata "abbiamo avuto una bella discussione stanotte"

"Che cosa? Non ricordo di averti parlato! Dormivo!"

"Oh invece abbiamo discusso alla grande, dicevi cose come "ammazzeró quei bastardi che ti hanno tagliato il collo" e "ai tagliagole faró saltare via io la testa se solo osano toccarti ancora", cose così"

Sgrano gli occhi incredula, divento paonazza per la vergogna

"... Peró mentre dormi sei davvero dolce... "

Lo guardo stranita e sorpresa allo stesso momento, lui mi sistema delle ciocche di capelli che sono cadute sul mio viso

"Ah, a proposito. Dovresti chiamare i tuoi genitori e dire loro che stai bene, il cellulare continuava a squillare e ho dovuto spegnerlo perchè dava fastidio e rischiava di svegliarti. Devono essere davvero preoccupati per te"

Prendo il cellulare dalla tasca della felpa, lo accendo e... ben quattordici chiamate perse da mia madre e mio padre

"Sono ufficilmente fottuta."

Cade un silenzio tombale. Si sentono solamente il cinguettio degli uccelli e le macchine che corrono di sotto.

"Sai che ti dico? Fanculo. Quelli mi odiano, io non ci torno a casa, mi ammazzeranno di sicuro"

"Ma Seoyeon, sono i tuoi genitori. È logico che si sono preoccupati per te"

"A loro non importa veramente di me, sono solo una loro valvola di sfogo. A casa non ci torno."

Jimin mi guarda con aria preoccupata

"Seoyeon..."

"No Jimin, là non ci torno. Mi picchieranno, mi riempiranno di insulti e inutili parole. Gireró per la città, non posso neanche andare a scuola visto che non ho lo zaino"

"Ma sei impazzita? Girare da sola qui a Seoul, una ragazzina come te, ma dai! Non se ne parla"

"Ah ora vuoi fare il genitore anche te?"

"Non potrei mai lasciarti girovagare a vuoto in città! Cosa faresti se qualcuno dovesse vederti da sola e aggredirti?"

"Tutti criminali sono ora..."

"Starai come me per oggi"

"Rimaniamo tutto il giorno qui sul tetto?"

"No... ti piace l'arte?"

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