Capitolo XXV

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E poi, il nulla. Forse solo... Il rumore del silenzio, come quello che sentono gli uccelli quando volano in alto sopra la terra, lontano dal frastuono degli uomini.

Quando tocchiamo le nostre tenebre, così profonde, così terribili, tutto è puro orrore e vergogna: immagino la mia mente come un abisso che mi guarda dentro e che lentamente logora la mia anima facendola sfumare via nel nulla.
È un orrendo caos. Luce e tenebra, mente e polvere, passioni e puri pensieri tutti mischiati, e in lotta, senza uno scopo o un ordine...
Tutti assopiti o distruttivi.
La mia mente non è stata solo mia. La mia mente è stata posseduta da un demone ingordo di morte, che mi ha costretta a strappare anime maligne da corpi per dissetare la sua insaziabile sete.

E Gui.
Io sono stata sua. Lui è stato me.
Lui ora è morto e lentamente si sta portando via la mia anima intrisa dal male.
Sto morendo come è giusto che sia; sto pagando il prezzo che avrei dovuto pagare sin dal primo omicidio che ho commesso. E di ciò me ne pento amaramente.

Un buon pentimento dicono che sia la migliore medicina contro le malattie dell'anima, dopotutto, il pentimento non è forse il piú divino di tutti gli atti umani?
A questa domanda non saprò mai dar una giusta risposta.
Il mio cuore batte sempre piú lentamente, bruciato e martoriato dalla cattiveria del demone che mi ha posseduta.
E intanto la mia triste anima abbandona la mia carne in cerca della vera liberà.

Ora riesco a vedere il mio corpo sdraiato su un letto, bagnato di gelido sudore che imperla il mio viso pallido e moribondo.

"Sta morendo!! Non respira!!" urla disperato Jimin all'amico il quale, col volto rigato di lacrime, fa di tutto per riportarmi in vita con i suoi poteri da angelo ma senza riuscirci.

Jimin si china sul mio viso iniziando a praticare la respirazione bocca a bocca ma nulla. Ormai mi sto completamente staccando dal mio corpo da essere umana trascinata via da qualche forza oscura. Posso solo osservare i due ragazzi disperati che tentano in ogni modo di risportarmi in vita.

"Devi farlo Jimin! Devi farlo subito! Altrimenti sarà troppo tardi!"

"Ci deve essere un altro modo per rianimarla! Non posso trasformarla senza il suo consenso!"

"Come può risponderti se è praticamente morta! Dobbiamo riportarla in vita. O lo fai tu o lo faccio io, decidi in fretta. È questione di vita o di morte."

Jimin rimane esistante per qualche istante. Non vuole trasformarmi in vampiro, sa benissimo che la mia vita verrebbe completamente ribaltata e non sarei più la persona che ero un tempo.

Mentre osservo la scena, un'ombra oscura inizia ad intravedersi vicino al mio corpo inerme: non ha una forma precisa, è un cumulo di fumo nero che lentamente tenta di entrare nelle mie spoglie. Mi fiondo su di essa e quella si volta: È E Gui.
Il suo sorriso perfido ed inconfondibile segna quello che dovrebbe essere il suo volto sfigurato.
Si fionda su di me improvvisamente aprendo le fauci; vuole nutrisi di me, dell' anima che sono diventata strappata dalla mia stessa carne.
Riesco a bloccarlo cercando di allontanarlo da me con la forza delle mie braccia.

È una lotta tra due spiriti per contendersi un corpo.

Il demone continua a spingere per arrivare a me mentre uso tutta la mia forza per contrastarlo. Lo sforzo è grandissimo così il sentimento di paura e determinazione che provo.
Devo assolutamente farcela. Devo sconfiggerlo. Non posso morire per opera sua!

Urlo dallo sforzo talmente forte che il demone si spaventa e viene logorato dalle onde sonore che emetto. Non è un urlo normale, la mia voce esce come un suono stridente, come una lama tagliente che fende l'aria al suo passaggio. Man mano il cumulo di fumo sfuma fino a sparire definitivamente.

Corro dritta verso il mio corpo rientrando nella mia mente spenta dalla morte.
Non so descrivere esattamente quello che sta succedendo ora, ma mi par di sentire qualche battito provenire dal mio cuore.
Bum... Bum...

Non è un momento che si può scandire con un'orologio, ma solo con i battiti del cuore.

Se dovessi nascere un'altra volta, non cambierai una parola, un batticuore nè un addio. Continueró a vivere come sempre ho fatto.
Vivró.
Io devo vivere.
Per me.
Per i miei amici.
Per i miei genitori nonostante tutto.
Per Mi Sun.
Per Jimin.

I mio cuore riprendere a pulsare con piú vita e mi risveglio dal coma, se cosí posso definirlo.

Sono morta e mi sono risvegliata con le labbra di Jimin posate sulle mie.

Apro gli occhi con grande fatica per via della luce. Il volto di Jimin è inondato da lacrime nerastre mentre i suoi occhi sono socchiusi in un espressione addolorata.
Le mie labbra a contatto con le sue sfiorano i suoi lunghi canini affilati, pronti per affondare nella carne del mio collo.
Ma non appena il ragazzo si accorge che ho ripreso a respirare, il suo sguardo s'illumina sgranando gli occhi rubini più belli che abbia mai visto.

"Seoyeon! Seoyeon sei viva grazie al cielo!"
Jimin mi stringe a sè: nonostante il gelo dei nostri corpi, veniamo riscaldati da un timido tepore che ci impedisce di staccarci.

Mi abbraccia come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Come se tutti gli abbracci dati in precedenza a me e alle altre persone non fossero stati altro che esercizi per poter abbracciarmi in questo momento.

Ci abbracciamo così stretti che non è rimasto spazio per la timidezza.

Nel suo petto ho trovato il mio posto nel mondo dove il cuore batte più forte, dove rimango senza fiato per quante emozioni provo; dove il tempo si ferma e tutto è immobile.
È in quel posto tra le sue braccia in cui il mio cuore gioisce, mentre la mente smette di sognare.









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