Capitolo LI

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"Meng Po avrebbe bisogno di me? A che cosa ti riferisci?"

Sono rimasta sorpresa. Non avevo mai immaginato niente di simile, un'affermazione cosí improvvisa, quasi insensata, imprecisa. Era inconcepibile. Ma sento che in un modo o nell'altro mi riguarda, ha a che fare con me.
Ho provato una sensazione simile solo guardando l'alba, o ascoltando la pioggia, tenendo una farfalla sul dito o vedendo nascere un gattino. Erano sorprendenti, quei disegni, erano grandi rivelazioni, porte aperte, mostravano le cose per com'erano. Perché in fondo è sempre la sorpresa che ha colorato la nostra vita.

"Perché dici cosí?" dico come un soffio guardando il ragazzo dritto nei suoi occhi scuri.

Jungkook prende un respiro e muove la bocca prima a destra, poi a sinistra, alzando lo sguardo al soffitto.

"Bhe, forse perché sei fuggita dal mondo degli inferi? Hai infratto delle regole mitiche e sei tornata nel mondo reale?"

"Bhe, forse perché sei fuggita dal mondo degli inferi? Hai infratto delle regole mitiche e sei tornata nel mondo reale?"

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Il mio petto si fa di pietra. Tonnellate e tonnellate di cemento mi spingono al suolo frantumando l'equilibrio delle mie gambe.

Rimango muta.
Occhi sbarrati.
Labbra aperte.

"Vuole farmela pagare, vuole punirmi perché sono fuggita..."

Jungkook fa per parlare ma io lo anticipo.

"... vuole me. Perché minaccia anche Jimin? Perché??"

Il ragazzo si china e mi solleva con un gesto delicato il viso.

"Alzati. Tieni la testa alta guerriera, altrimenti appari debole agli occhi del mondo."

I miei occhi diventano lucidi di lacrime, specchi del mio tormento interiore.

"Forza, queste sono solo supposizioni, non è nulla di certo. Mi dispiace averti spaventata..." il ragazzo mi porge la mano cosí mi alzo da terra, un pò frastornata.

"No, non sono spaventata. Sono solo tremendamente scossa da tutto quello che sta succedendo..."

Jungkook mi guarda dritto negli occhi con un'aria preoccupata, scossa. Mi tiene i polsi come un bambino che tiene saldamente a sè un palloncino per paura che scappi, rubato da un soffio di vento, un soffio di primavera.

"Ho sbagliato..." dice dopo una pausa di qualche istante "Perdonami, non so cosa mi sia passato per la mente".

"Invece io credo che tu abbia ragione, altrimenti come avresti concepito una cosa simile? È logica, fila liscia alla perfezione."

In piedi, di fronte a me con le mani salde ai miei polsi, il ragazzo si avvicina sporgendosi verso il mio viso.

"Talvolta, quando si è in una situazione difficile, per uscirne bisogna fare qualcosa di folle, qualcosa di cosí inaspettato che l'altro resta paralizzato dalla sorpresa. Si parla prima che il pensiero cresca nella mente, prima che ci si possa rendere conto di tutto. È questo ció che ho fatto: agire prima di pensare. Credo di star per impazzire"

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