Eravamo in piedi davanti alle nostre celle, ad aspettare che le guardie ci assegnassero ad un gruppo di pulizie.
<<Cella 42, 37 e 25...bagni, docce e spogliatoi.>>
Io ed Emma ci guardammo negli occhi, e lei sospirò. <<Poteva andare peggio.>>
<<Decisamente.>>
La nostra cella, al contrario delle altre due che erano state chiamate, era al piano terra, quindi fummo le prime a raggiungere gli attrezzi che ci servivano.
Quando le altre quattro ragazze ci raggiunsero, decidemmo di dividerci i compiti.
<<Chi si offre per lavare i bagni delle guardie?>> chiese Susan, una ragazza asiatica dai capelli tinti di rosa e dal volto pieno di piercing.
All'apparenza sembrava una persona dalla quale tenersi alla larga, ma se imparavi a conoscerla ti accorgevi di quanto fosse dolce. Era nella cella numero 42 insieme ad una ragazza dai capelli corti e castani, un po' paffuta. Si faceva chiamare Mary, ma il suo nome era Marcela. Era spagnola, infatti faceva fatica a parlare la nostra lingua. Per questo era abbastanza taciturna.
<<Possiamo lavarli noi.>> si offrì Carol, la ragazza bionda accanto a me.
<<Perfetto.>> fece Susan. <<Noi laviamo le docce e gli spogliatoi femminili.>>
Oh, ma è fantastico!
<<Quindi a noi toccano le docce e gli spogliatoi maschili.>> disse Emma, poi si rivolse a me. <<Ci poteva sempre capitare di peggio.>>
<<Accontentiamoci.>>
-
Dieci minuti dopo stavamo giocando a morra cinese per capire chi, fra noi due, dovesse pulire le docce di sinistra.<<Forbice taglia carta, ho vinto.>> dissi trionfante. <<Io lavo quelle di destra.>>
<<Ti odio, Anderson.>> fece lei, prendendo poi la roba per pulire ed entrando nella porta di sinistra.
Perché stavamo giocando a morra cinese per questa cazzata? Beh, semplicemente, le docce di sinistra non erano state ancora ristrutturate, quindi lo sporco e il calcare erano molto più faticosi da togliere, al contrario di quelle di destra.
Spinsi la porta con il piede, facendo entrare prima il carrellino. Fortunatamente nel bagno c'era da lavare solo il pavimento, quindi finii abbastanza in fretta...erano gli spogliatoi che mi preoccupavano. Lì dentro i detenuti ne approfittavano per fare a botte con qualcuno, e il sangue di certo non mancava.
Presi un bel respiro prima di spingere il carrellino nella stanza accanto, quella per cui avrei sudato per pulire.
<<Ci si rivede!>> ironizzai, appena entrata in spogliatoio.
<<Già.>>
Lasciai cadere il mocio per terra, e mi lasciai sfuggire un urletto dallo spavento. Il tonfo che provocò il bastone caduto rimbombò per tutta la stanza.
<<Questa volta direi di averti spaventata.>> era Michael.
Era dietro un armadietto, per questo riuscivo a vedergli solo dal petto in su. Sorrideva, lo stesso sorriso divertito che aveva quando mi aveva sorpresa a leggere sulla panchina, due giorni prima.
Ma che ci faceva lì? L'ora d'aria era iniziata già da un quarto d'ora!
<<Non dovresti essere qui.>> dissi secca, per niente contenta del fatto che riusciva sempre a prendermi alla sprovvista.
<<Neanche tu. Questi sono gli spogliatoi maschili.>> disse, uscendo da dietro l'armadietto. Attorno alla vita portava solo un asciugamano, e per questo avvampai.
Notai con mia grande sorpresa che di tatuaggi ne era pieno. L'intero petto, l'intera schiena e le intere braccia erano ricoperte d'inchiostro.
<<Io ho una giustificazione.>>
<<E quale sarebbe?>>
Mi voltai a guardare la roba caduta a terra. <<Addetta alle pulizie. E se non ti dispiace, dovrei continuare il mio lavoro. Non voglio vedere altri petti nudi, oggi sono apposto così.>>
<<Capisco.>> disse solo, poi si voltò e andò dietro un armadietto, dal quale tirò fuori dei vestiti puliti.
<<Penso tu non abbia capito: dovresti uscire.>> puntualizzai, rimarcando l'ovvio.
<<Questo non lo hai detto. Hai solo detto di dover continuare il tuo lavoro.>> sorrise.
Dio, quel sorrisetto!
<<Era sottinteso che te ne dovessi andare!>>
<<Devo ancora vestirmi, però.>>
Chiusi gli occhi e rilasciai uno sbuffo dalle narici, digrignando i denti e serrando la mascella. Le opzioni erano due: o se ne andava lui, o me ne andavo io. E siccome lui non doveva stare lì...
<<Hai cinque secondi per prendere la tua roba e uscire da questa stanza.>> dissi, incrociando le braccia al petto con autorità.
<<Ho un'idea migliore.>> fece lui, iniziando a camminare verso la mia direzione, finendo poi con il ritrovarsi di fronte a me.
Dovetti lottare contro me stessa per non abbassare lo sguardo sul suo petto pieno di tatuaggi. Mi limitai ad ingoiare il groppo che mi si era formato in gola.
<<E quale sarebbe la tua idea migliore, Scofield?>> domandai.
Lui posò per un attimo gli occhi sulle mie labbra, poi li rialzò incrociando il mio sguardo. <<Tu mi fai rimanere qui, ed io in cambio ti aiuto a pulire.>>
Era una pessima idea, se le guardie ci avessero beccati insieme, sarebbero stati guai sia per me, che per lui. Ma a forza di parlare il tempo era passato, e l'ora d'aria stava per finire...i detenuti sarebbero venuti qui a farsi la doccia in meno di mezz'ora.
Quindi accettai, e lui ne sembrò sollevato, o addirittura...contento?
<<Sai come si lava un pavimento?>> ironizzai, andando a sollevare da terra il mocio.
Lui rise. <<Sono un uomo, non un incapace.>>
<<Avrei dei dubbi. Quello che stai tenendo in mano è detergente per i vetri. Quello con la confezione viola è quello per i pavimenti.>>
Michael mormorò un "come non detto" che mi fece scoppiare a ridere.
In quel momento qualcosa in me scattò: la consapevolezza che quell'uomo non sarebbe mai stato uno sconosciuto nella mia vita, ma che forse ne avrebbe fatto parte, anche solo per poco.
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Vorrei scrivere qualcosa di concreto, ma non mi viene in mente assolutamente niente, lel🙃

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A Little While - Prison Break
Random"La mia cliente afferma di essersi solo difesa." Era vero, mi ero difesa. Ma forse mi ero difesa nel modo sbagliato. Ma che altro avrei potuto fare? Se l'avessi solo cacciato, mi avrebbe fatto del male la volta dopo. "La vostra cliente è colpevole d...