31. I Need Five Minutes

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Okay guys, mi dispiace davvero tanto di non riuscire mai ad essere costante con questi capitoli, ma tra lo studio per la scuola e il non sapere come sviluppare la storia è un casino più unico che raro.
Questo capitolo non sarà niente di emozionante, ma serve per far capire meglio la storia anche a chi Prison Break non l'ha mai visto...o almeno sto provando a scriverla in un modo affinché possano capire...
Chiedo ancora scusa per l'assenza, ed enjoy the chapter❤️
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POV's Michael
Henry Pope.

Sara ed io ci trovavamo davanti alla porta di casa dell'ex direttore di Fox River, dopo aver scoperto esser membro del club del governatore. Lui ci avrebbe potuto aiutare, avrebbe potuto recuperare ciò che ci serviva.

Rimasi appoggiato alla parete, aspettando che Pope venisse ad aprirci. Quando spalancò la porta, il sorriso che aveva in volto sparì completamente alla vista di Sara, e subito le chiese cosa ci facesse lì.

<<Non compari in giudizio e ti sottrai alle autorità.>> le fece notare.

<<C'è qualcosa che deve sentire, ma prima devo sapere se vuole ascoltarla.>> lo interruppe Sara, tormentandosi le mani dall'ansia.

<<Mi dispiace, ma non abbiamo nulla di cui discutere.>> fece Pope, e tentò di chiuderle la porta in faccia.

Sara ebbe la prontezza di mettere una mano sul legno e di impedire all'uomo di cacciarla. <<La prego, solo cinque minuti. Poi, se vorrà, noi ce ne andremo.>>

<<Noi chi?>>

In quel momento uscii allo scoperto, mettendomi dietro a Sara e mostrandomi a Pope, che spalancò gli occhi appena il suo sguardo incrociò il mio.

<<Ci faccia entrare, la prego.>> continuò Sara. <<Le spiegheremo ogni cosa.>>

Pope, ancora scosso dalla nostra presenza, fissò la dottoressa per pochi istanti prima di spostarsi per permetterci di entrare. Quindi chiuse la porta a chiave.

<<Non voglio problemi.>> esordì lui, voltandoci le spalle e scappando in cucina.

<<Bene, perché non siamo qui per crearne.>> dissi io, mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.

L'uomo tirò un pugno al tavolo da cucina, e si voltò di scatto nella mia direzione, puntandomi un dito contro. 
<<Che diavolo pensi di fare? Tu sei solo un ricercato, un criminale. Nel caso te lo fossi dimenticato, io ho dedicato tutta la mia vita a tenere le persone come te dietro alle sbarre.>>

<<Lei parla di colpevoli.>> ribadii, guardandolo dritto negli occhi. <<Mio fratello è innocente, e abbiamo la prova per dimostrarlo.>>

<<Non mi interessa, andatevene.>>

<<È chiusa in una scatola al Corona de Oro club, lei ne è un membro.>> continuai, ignorando ciò che ci aveva appena ordinato.

<<Fuori!>> sbottò, con tono più deciso.

Vedendo la difficoltà con la quale stavo cercando di parlargli, Sara intervenne in mio soccorso, pregandolo di ascoltarci.

<<Sara, avresti dovuto avere maggiore buon senso.>> la riprese invece lui, facendole abbassare la testa. <<Quello che hai fatto è una cosa - >>

<<Mio padre si stava interessando al caso Burrows quando è stato ucciso.>> anche lei ignorò la predica che stava cercando di farle Pope. Dalla borsa tirò fuori la chiave di suo padre, e gliela fece vedere. <<Questa l'ho recuperata dal suo corpo.>>

Gli occhi di Pope si soffermarono per un momento sulla chiave tra le mani di Sara, ma poi tornarono sulla mia figura, più severi che mai. <<Una volta per tutte, non m'interessa niente di te o di tuo fratello. Io mi fidavo di te, ti ho protetto, ti ho trattato come se fossi stato mio figlio...credevo in te. E giorno dopo giorno mi hai mentito. Che razza di uomo è chi può fare questo?>>

Sospirai, abbassando per un attimo lo sguardo. <<Un uomo disperato.>>

<<Già. Beh, voi due avete fatto uno sbaglio a venire qui. Non mi lasciate altra scelta, avvertirò immediatamente le autorità.>>

Capii che con le sole parole non l'avremmo smosso dalle sue convinzioni e dalla sua decisione di non aiutarci, così estrassi dai pantaloni la pistola che mi ero portato dietro in caso si fosse rifiutato di darci una mano, e gliela puntai contro.

<<Mi dispiace, ma non glielo posso permettere.>> gli dissi, una volta che si accorse dell'arma tra le mie mani. <<Non voglio farle del male, Henry.>>

<<Con una pistola in mano?>>

<<Se questo è l'unico modo per convincerla, sì.>>

<<Non riuscirai a farla franca.>>

<<Io non sono la persona che crede.>>

<<Ho le idee chiare su come sei fatto.>>

<<Se è vero, allora sa che non avrei voluto finire a Fox River. Non avrei mai voluto incontrarla...di certo non per rovinarle la vita.>>

Una piccola risata ironica uscì dalle sue labbra. <<Beh, hai fatto un ottimo lavoro.>>

<<Sta dicendo ciò che io mi sono detta a me stessa, Henry.>> tentò nuovamente Sara. <<Ma ho analizzato la cosa: Michael dice la verità.>>

<<Io voglio indietro la vita di mio fratello, voglio soltanto la verità. Darei qualunque cosa, persino la vita.>>

<<È sempre facile dirlo stando dietro ad una pistola.>> obiettò Pope.

Allora lo misi nella mia stessa posizione. Posai la pistola sul tavolo da cucina e girai il manico dalla sua parte. Stavolta l'arma era puntata contro di me, lasciai che fosse lui a gestire quella messinscena.

<<Potrei spararti subito, senza pensarci su due volte.>> disse lui, ma dallo sguardo stupito che aveva in volto capii che stava solo bluffando.

<<Non lo farà.>> dissi infatti, sicuro delle mie parole. <<Ha passato troppo tempo nelle prigioni per gettare la sua vita così.>>

<<Che diavolo speri di ottenere?>> sbottò.

<<È semplice: quella - >> e indicai la chiave. <<è la chiave per la libertà di un uomo innocente. Sono sicuro che anche lei sa che c'è qualcosa che non va...troppi morti. Mi guardi negli occhi e mi dica che non crede che stanno cercando di insabbiare tutto.>>

<<Io non ho alcun obbligo morale, Michael. Per quanto ne so, Lincoln è colpevole come il diavolo.>>

Lo guardai con sfida. Quando era troppo, era troppo.

<<Venga a fare un giretto con me e lo scopriremo. Forse c'è qualcosa che posso offrirle per farle cambiare idea.>>
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Niente di che, ve l'avevo detto. Ma anche se un po' noioso, questo capitolo è importante per la storia.

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora