<<Giù dalle brande, signorine!>> la voce della guardia irruppe nella mia cella, che condividevo con un'altra ragazza di nome Emma.
Emma Parker, ventisette anni, condannata a cinque anni di carcere per rapina a mano armata e ad altri sei anni per spaccio di droga.
Per ora ne aveva scontati due, esattamente come me. Per la precisione? Due anni, nove mesi e quindici giorni.
Rotolai sul fianco e mi alzai a sedere sul letto, guardandomi attorno per abituare i miei occhi a rimanere aperti. Mi stiracchiai, e poi con un salto scesi dal mio materasso.
Guardai Emma, ancora a letto che russava. I capelli neri e ricci erano sparpagliati sul suo cuscino, e alcune ciocche le andavano persino in faccia.
La chiamai per svegliarla, aveva sempre avuto il sonno pesante. Poi, siccome quella mattina aveva deciso di non svegliarsi, la afferrai per le gambe e la trascinai fuori dal letto, fino a farla cadere a terra.
Scoppiai in una fragorosa risata, mentre la mia compagna di cella mi urlava insulti contro.
<<Questa me la paghi, Becky. Me la paghi!>> mi minacciò, puntandomi un dito contro.
Becky era il mio soprannome, tutte là dentro mi chiamavano così. Il mio nome intero era Rebekah Anderson.
<<In ventisei anni di vita non ho mai sentito minaccia peggiore.>> la presi in giro, continuando però a ridere.
Come risposta mi lanciò il cuscino in faccia. In quel momento passò di nuovo la guardia, che ci sorprese mentre ridevamo. Emma era ancora per terra.
<<Qui si ride, a quanto vedo. Muovetevi, forza! Ricordatevi che voi due signorine avete il turno in cucina, stasera.>> detto questo, fece aprire la nostra cella e se ne andò fischiettando.
<<Lo odio a quello! Ci deve per forza ricordare ogni santissimo giorno delle disgrazie che ci capitano?>> si lamentò Emma, alzandosi da terra e buttando il cuscino per terra.
<<A quanto pare lo pagano per questo.>> conclusi.
-
Fuori in cortile presi posto all'angolo del gradino più alto delle scalinate. Con in braccio il mio quaderno, scrivevo su tutto ciò che mi circondava.Avevo il sogno di diventare scrittrice, prima di essere sbattuta a Fox River. Ma avrei raggiunto quel traguardo. Ancora poco più di sei anni...e fuori da questo inferno.
<<Come faccia tu a scrivere tutto il giorno, ancora non lo so. Mi devi spiegare la tua idea di divertimento.>> sentii la voce di Emma farsi sempre più vicina, urlando queste parole.
Si sedette accanto a me e provò a sbirciare nel mio quaderno, ma lo chiusi prima che potesse anche solo leggere la prima parola a inizio pagina.
<<Si chiama ispirazione. Tutto qua dentro è da raccontare: dal cibo orrendo che siamo costrette a mangiare, alle relazioni con i detenuti del carcere maschile.>> risposi, facendole l'occhiolino e ammiccando alla mia ultima affermazione.
Aveva una relazione con un detenuto da quasi nove mesi, e non mi aveva ancora rivelato chi fosse. L'avrei scoperto da sola.
<<Non ti racconterò della mia relazione per poi vederla scritta su un libro.>> disse prontamente.
Alzai le mani in mia difesa. <<Non mi è neanche passato per l'anticamera del cervello.>>
<<Sarà meglio per te.>>
Scoppiammo a ridere. Erano questi gli attimi in cui dimenticavo di essere circondata da mura, recinzioni e sbarre. Ma tutto durava solo pochi secondi. La consapevolezza di essere in carcere tornava sempre troppo presto.
Sentii un fischio in lontananza, e mi voltai verso la rete che separava il carcere femminile da quello maschile di Fox River.
<<Oh mio Dio, ma non gli si seccano mai le labbra a forza di fischiare?>> domandai retoricamente, fissando il gruppo di detenuti che continuavano a fischiarci dietro.
Avranno avuto vent'anni, molto probabilmente erano appena arrivati. I detenuti più anziani, vale a dire quelli in carcere da più tempo, avevano ormai perso le speranze.
<<Potrebbero essere i miei fratellini.>> commentò Emma, con aria disgustata. <<Secondo te perché sono qui?>>
Alzai le spalle. <<Rapina in un Toys Center.>>
<<Nah, secondo me hanno bullizzato uno studente del terzo anno di liceo.>> disse lei.
Salutai uno di quei ragazzi, accompagnando il saluto con un sorrisetto. Emma mi guardò male, e poi mi tirò una leggera sberla al braccio.
<<Ma che diamine stai facendo?>>
<<Calma, mamma. Mi sto solo prendendo gioco di loro. Vedrai che tra una settimana saranno già fuori dai piedi.>>
<<Sei una brutta persona.>> disse.
In quel preciso istante, la voce di una delle guardie ci avvisò della fine dell'ora d'aria, e fummo costrette a rientrare.
<<E si torna in cella.>>
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Primo capitolo di questa nuova storia che ho pensato di scrivere. È solo un assaggio della vera trama della storia...😏
Spero vi piaccia❤️
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A Little While - Prison Break
De Todo"La mia cliente afferma di essersi solo difesa." Era vero, mi ero difesa. Ma forse mi ero difesa nel modo sbagliato. Ma che altro avrei potuto fare? Se l'avessi solo cacciato, mi avrebbe fatto del male la volta dopo. "La vostra cliente è colpevole d...