32. I'll Be Honest With You

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POV's Rebekah
Appoggiai una mano al muro del palazzo dietro la quale mi ero nascosta, e vomitai quasi fino a soffocarmi. Michael e Sara erano andati insieme a fare una visita ad Henry Pope, mentre io ero rimasta con Lincoln e Kellerman ad aspettare il ritorno degli altri due.

Ma forse per l'agitazione, o forse per qualcos'altro, mi era salita una nausea allucinante, tanto che avevo dovuto inventare una scusa per allontanarmi dai due uomini.

E mi sembrava di aver vomitato anche l'anima.

E per quanto avessi scelto un posto abbastanza nascosto, che pensavo lontano da ochhi indiscreti, vidi con la coda dell'occhio un uomo avvicinarsi a me, e chiedermi se fosse tutto apposto.

<<Sì, la ringrazio.>> risposi, alzando il cappuccio della felpa in modo da coprirmi il volto. Non volevo altri guai, c'erano già mille e mille volantini con la mia faccia stampata sopra attaccati ovunque a ricordarmi di essere una criminale in fuga.

<<Sicura? Dovrei avere qualcosa nella mia ventiquattrore che potrebbe aiutarti con la nausea.>> disse, e lo vidi frugare nella valigetta che teneva nella mano sinistra.

<<Ho detto che - >>

Mi bloccai quando sentii un rumore ormai fin troppo familiare, che mi fece subito alzare lo sguardo. A pochi centimetri dalla mia faccia, c'era infatti una pistola, che l'uomo teneva saldamente. Sul suo volto non c'era la minima traccia di umanità, era serio come la morte. Come se non stesse puntando una pistola contro una donna, ma la stesse puntando contro una parete.

Il mio corpo si irrigidí quando l'uomo la caricò, facendomi capire che non stava affatto scherzando.

<<Sarò sincero con te, tesoro.>> iniziò, facendo piccoli passi nella mia direzione. Al tempo stesso, io indietreggiai. <<Abbiamo bisogno di te per convincere Scofield a farci un favore, quindi non ho intenzione di ucciderti. Ma sappi che non esiterò a farti del male se non starai zitta e se farai mosse sbagliate. Semplice da capire, no?>>

Quindi dovevo...fare da esca?

<<Cosa volete da Michael?>> domandai, cercando di nascondere il più possibile il tremolio della mia voce che quasi mi impediva di respirare.

<<Questo non ti deve interessare, tesoro. Per ora ti devi limitare a seguirmi senza troppe storie.>>

Annuii solo, mentre riuscii a sentire le lacrime iniziare a pizzicarmi gli occhi. Ma non avevo nessuna intenzione di seguirlo chissà dove. Quindi feci l'impensabile, un qualcosa che feci senza pensarci su due volte, e che non credevo neanche di esserne in grado.

Mi avvicinai lentamente a lui, e feci finta di seguire le sue istruzioni. Quando gli passai accanto, però, gli tirai un calcio su una gamba con tutta la forza che avevo in corpo, facendolo mugolare dal dolore. Strinse i denti e si piegò su un ginocchio, e senza accorgersene allentò la presa alla pistola. Gliela sfilai di mano e gliela puntai contro. Avrei sparato, certo...tutto pur di salvarmi la vita.

Nel frattempo l'uomo trovò le forze di alzarsi, e mi guardò con occhi incazzati e con un sorrisetto sornione sulle labbra.

<<Sappiamo entrambi che non sparerai, bambolina.>> disse poi. <<Hai troppo da perdere.>>

<<Ti sbagli, non ho più niente ormai. Tornerò in prigione comunque.>> ribattei, cercando di essere il più convincente possibile per darmi forza da sola. Ma le lacrime che solcavano le mie guance rendevano il tutto solo più patetico.

Il suo sorriso si allargò. <<E che mi dici della creaturina che porti in grembo?>>

Le mie braccia divennero improvvisamente molli, incapaci di mantenere la stretta attorno a quella maledetta pistola.

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora