28. Empty Stomach

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Helloooooo!!!
Adesso che è finita la scuola (grazie a tutti i santi e a Dio) posso finalmente dedicarmi alla storia. Importante: da lunedì inizierò un'impresa quasi impossibile da superare...farò l'animatrice🙂
Quindi i capitoli usciranno verso il pomeriggio tardi o la sera, ma usciranno.
Detto questo chiedo scusa per la lunga pausa che ho preso e per la mia assenza, e vi lascio alla lettura...ENJOY!!
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I miei occhi non riuscivano a staccarsi dagli schizzi di sangue sparsi sul muro, e la mia mente non riusciva a pensare ad altro che a quello a cui avevamo appena assistito: un uomo si era sparato in testa, si era tolto la vita davanti a noi.

Avevo fatto sedere Rebekah sul letto, con le spalle rivolte al cadavere di Steadman, ed io mi ero messo in piedi accanto a lei, non avendo il coraggio di lasciarla sola in quella situazione.

<<Siamo spacciati.>> sbottò Lincoln, con tono disperato. Come dargli torto, l'unica prova che avevamo per essere scagionati era a terra con il cervello ridotto in poltiglia!

<<Non ci sono altre vie d'uscita.>> disse Kellerman. <<La prossima conferenza Stampa falla dove c'è un'uscita sul retro.>>

Sospirai. <<Fatemi pensare.>>

Ma non c'era tempo di pensare. Come se non bastasse, sentimmo qualcuno parlare al megafono al di là della porta.

<<Questa è la pattuglia autostradale del Montana. Michael Scofield e Lincoln Burrows, dovete uscire con le mani alzate.>>

La Stampa era arrivata, e ovviamente si era portata dietro anche una pattuglia di polizia. No, non c'era decisamente tempo di pensare. O agivano subito, oppure i poliziotti sarebbero entrati nella stanza da soli, e avrebbero scoperto il cadavere di un uomo sconosciuto.

<<Che ne facciamo di lui?>> domandò Lincoln, indicando quello che ne rimaneva di Steadman.

<<Ormai non ci serve più.>> affermò Kellerman.

<<C'è un cadavere, e le nostre impronte sono dappertutto. Non possiamo lasciare il corpo qui ed uscire dalla porta.>>

<<Ma è esattamente ciò che faremo. Non abbiamo altre vie di fuga.>> conclusi io.

Il mio piano era quello di uscire da quella porta come uomini nelle mani delle forze dell'ordine - in questo caso, nelle mani di Kellerman - e poi di rubare una loro macchina. Sarebbe stato difficile, ma non avevamo altra scelta.

<<Nel bagno c'è una finestra.>> fu Rebekah a parlare, rivolgendosi a me. <<Potremmo uscire di lì e poi scappare.>>

Mi meravigliai, era come se si fosse ripresa dallo stato di shock di pochi minuti prima. Il suo tono di voce non era più tremolante, e anche se i suoi occhi erano ancora lucidi e gonfi, non una lacrima era più caduta.

<<Non ci passeremo mai, la finestra è troppo piccola.>> disse Lincoln.

Mi fiondai in bagno per vedere le misure della finestra, e constatai che Lincoln avesse effettivamente ragione.

<<Troppo piccola per noi.>> dissi, e poi mi rivolsi a Rebekah. <<Ma non per lei.>>

Era vero, la finestra non era abbastanza larga da far passare me, o Lincoln, o Kellerman. Ma grazie alla sua piccola statura, Rebekah ci sarebbe passata senza alcun problema.

Avevo in mente un piano.

Mi voltai verso Kellerman. <<Hai detto che la macchina era pronta, giusto?>>

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora