5. I Have A Plan

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Erano passate più di due settimane, e di Michael non c'era più neanche l'ombra. Non lo vedevo dal nostro ultimo incontro in quello spogliatoio, e la cosa mi dispiaceva. Di certo, però, non lo conoscevo abbastanza per poterne fare un dramma.

In quel momento ero seduta sul lettino dell'infermeria, ad aspettare che mi facessero l'iniezione. La dottoressa Mendoza non era ancora rientrata, e quindi a visitarmi c'era sempre la Tancredi.

<<Vorrei prescriverti una dieta da seguire.>> disse lei, entrando nella stanza con un foglio in mano, sul quale iniziò a scrivere. <<Le iniezioni non sono del tutto efficaci, dal momento che assumi alimenti in porzioni troppo minime.>>

Mi sembrava una cosa così stupida. Se stavo bene con quelle porzioni, perché avrei dovuto aumentarle? Se avessi mangiato di più, sarei finita di sicuro con il vomitare.

<<Chiederò alla dottoressa Mendoza di poter seguire personalmente il tuo percorso alimentare.>> concluse. <<Mi occuperò io della tua salute.>>

<<Che cosa?!>> sbottai. <<Non ho bisogno di un tutore, io sto bene così.>>

<<No, non è vero. Convincere se stessi di stare bene è uno dei passi che potrebbero portarti ad un vero e proprio crollo. Se continui a camminare su questa strada, finirai con l'avere dei seri problemi alimentari. Parlo di anoressia.>> mi stupii del tono di voce che aveva usato per dirmi quelle cose, come se non ammettesse repliche.

Annuii solamente. In fondo aveva ragione, non era la prima ad avermene parlato. I dottori e gli psicologi avevano sempre detto che sarebbe bastato anche solo un piccolo crollo emotivo.

<<Perché si preoccupa così tanto della mia salute? La dottoressa Mendoza non->>

Mi interruppe. <<Penso che la dottoressa Mendoza non sia capace di svolgere adeguatamente il suo mestiere. Un vero medico deve essere pronto a qualsiasi situazione, non solo a curare ferite e fare iniezioni. A quello sono capaci tutti.>>

<<Ma non ha risposto alla mia domanda.>> le feci notare.

Era la prima volta che qualcuno lì dentro si preoccupava davvero per me. La dottoressa Mendoza probabilmente pensava che i miei fossero solo capricci, e che non mangiassi per rimanere in forma con il fisico. Per questo mi aveva prescritto le iniezioni dopo solo una visita.

<<Da ragazzina soffrivo di disturbi alimentari anche io, e nessuno si era mai preoccupato della mia salute. Quando ho scelto di studiare medicina, mi sono messa in testa di aiutare chiunque ne avesse avuto bisogno. E tu ne hai bisogno, Rebekah.>> era così dannatamente sincera che il mio cuore si strinse, e un piccolo sorriso nacque sul mio volto.

<<Grazie, davvero.>>

La Tancredi rispose con un cenno del capo, e poi uscì dalla stanza dicendomi di rimanere lì, e che lei sarebbe tornata subito.

Aveva iniziato a fare particolarmente caldo, quindi mi tolsi la camicia azzurra smanicata che ci facevano indossare sopra una maglia bianca a maniche corte.

Fuori dall'infermeria iniziò ad esserci parecchio casino, e sentii solo una guardia urlare a qualcuno di fermarsi.

Non capivo cosa stesse succedendo, così, presa dalla curiosità, scesi dal lettino e mi avvicinai alla porta, che aprii di poco.

L'uomo che mi aveva accompagnata in infermeria e che faceva di guardia, ora si trovava a terra svenuto. Alzai lo sguardo appena sentii un fischio, ed incrociai gli sguardi di un gruppo di detenuti con almeno quindici anni in più di me.

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora