12. What Time Is It?

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Il giorno tanto atteso era arrivato. Ad Emma non avevo detto niente, e non ero intenzionata a farlo. Chissà come l'avrebbe presa, altrimenti...

Avrebbe sicuramente chiesto di venire con me, ma non c'era abbastanza tempo per tutti. Michael mi aveva riferito che si erano aggiunti altri detenuti, e che quindi eravamo arrivati ad essere in dieci. E il tempo era davvero poco.

Mi trovavo nella mia cella, sdraiata sulla mia branda...a pregare di non dover più dormire là sopra.

Michael mi aveva dato una pastiglia, dicendomi di ingerirla alle 7.00 di sera precise, non un minuto in più e non un minuto in meno. Mi avrebbe fatto star male abbastanza da convincere le dottoresse e le infermiere di farmi passare la notte in infermeria.

Fortunatamente Emma teneva un orologio da polso sotto al materasso, nascosto dalle guardie. Aveva detto che era un regalo che le aveva fatto sua nonna prima di morire.

<<Emma, che ore sono?>> le chiesi, continuando a tenere lo sguardo puntato sul soffitto.

Certo che potrebbero ristrutturarle queste celle...cadono a pezzi!

<<Sono le 6.47 di sera, perché?>>

Mi alzai a sedere e la guardai dall'alto. <<Questa giornata mi sembra più lunga del solito, e non vedo l'ora che finisca. Chiamami alle sette in punto, non un minuto più tardi.>>

Scesi dal letto e andai ad appoggiarmi alle sbarre della cella, osservando il carcere per quella che speravo sarebbe stata l'ultima volta. Se fossi davvero riuscita ad uscire, non avrei più vissuto tra queste mura. Pregavo solo che tutto andasse liscio come l'olio.

<<E perché proprio alle sette?>> mi domandò, buttandosi di peso sul letto e facendo cigolare le molle del materasso.

<<Non c'è un perché, tu fallo e basta.>> e tornai sul mio letto.

Alle sette in punto, proprio come le avevo chiesto, mi chiamò. Presi la bustina contenente la pastiglia che avevo nascosto nella federa del cuscino, e senza pensarci due volte - e senza farmi vedere da Emma - la ingoiai. Mi girai sul fianco e aspettai; come aveva detto Michael, la pastiglia avrebbe fatto effetto in pochi minuti.

Iniziai a sentirmi male quando le nostre celle si aprirono per l'ora di cena.

Scesi dal letto e subito iniziò a girarmi la testa. Mi appoggiati al muro con una mano, e tenni lo sguardo fisso per terra.

<<Becky, stai bene?>> mi chiese Emma, preoccupata.

Annuii e le dissi di andare avanti, ma fui smentita dal mio stesso corpo, che mi costrinse a correre alla tazza del gabinetto e vomitare.

<<Tu non stai bene. Guardie! Guardie!!>> iniziò a strillare, cercando di attirare l'attenzione di qualche secondino.

<<Cosa c'è?>>

<<La mia compagna sta male.>> disse Emma, con tono agitato. In quel momento mi accasciai a terra, lamentando forti giramenti di testa e sbalzi di temperatura.

In pochi minuti ero già su una barella, diretta in infermeria. Ad accogliermi fu la dottoressa Tancredi, che a quanto pare era sul punto di andare via. Ma si offrì volontaria per visitarmi, siccome ero una sua paziente.

<<Ci sarà in giro un virus, è già la seconda detenuta che presenta questi sintomi, nelle ultime due settimane. >> disse un'infermiera, rivolta a Sara.

<<Okay, vada pure. Me ne occupo io.>> disse la dottoressa, chiedendo agli infermieri di uscire cortesemente dalla stanza.

Io mi voltai su un fianco, tenendomi stretto lo stomaco che aveva iniziato a farmi parecchio male. Poco dopo mi sentii toccare la spalle, e mi voltai. La Tancredi teneva in mano una siringa contenente un liquido trasparente.

<<Questo permetterà alla guardia qui fuori di dormire per circa sette o otto ore.>> disse, appoggiando sul tavolino accanto al lettino su cui stavo.

La mia espressione si fece subito confusa. <<Cosa?>>

Abbassò il tono di voce. <<So del vostro piano di fuga, è stato Michael a dirmelo. Tu dovrai solo iniettare questo anestetico all'agente, così da potergli sfilare la chiave con facilità.>>

La guardai negli occhi e poi la ringraziai. Lei sapeva, e invece di andare a raccontare tutto a Pope, si era offerta per darci una mano. Michael sapeva scegliere bene le persone di cui fidarsi...speravo solo che tra loro due non ci fosse altro che una semplice amicizia.

<<È arrivato il direttore.>> disse, guardando fuori dalla porta. <<Gli dirò che sarà meglio farti passare la notte qui, e poi darò la seconda chiave all'agente che starà di guardia. Tu cerca di riposare almeno qualche minuto.>>

Annuii solo. Quando la sentii uscire e mettersi a parlare con Pope e la guardia, ne approfittai per riposarmi, e chiusi gli occhi.

Passò circa mezz'ora, ed io iniziai a sentirmi meglio. Il male allo stomaco era passato, così come la nausea e i giramenti di testa. Dovevo solo passare allo step successivo, quello più difficile del piano: mettere KO il secondino seduto accanto al mio lettino.

Aprii piano gli occhi, ma li tenni socchiusi in un'espressione di dolore. Allungai il braccio verso il comodino, su cui era poggiato un bicchiere d'acqua per me. Con la mano lo buttai per terra, simulando un incidente.

<<Oh ma andiamo, Anderson! Non puoi fare più attenzione?>> sbottò, alzandosi dalla sedia e andando a raccogliere i pezzi di vetro del bicchiere.

<<S-scusi.>> mormorai solo.

<<Forse la dottoressa Tancredi ha esagerato con gli antidolorifici.>> commentò, più a se stesso che a me.

Altra bugia detta dalla Tancredi: non mi aveva somministrato nessun medicinale, ma aveva fatto credere agli altri di avermi imbottito di farmaci. Bella pensata, no?

<<Te ne vado a prendere un altro po'. Tu evita di fare altri danni.>> detto questo uscì dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.

Mi alzai velocemente dal lettino e mi avvicinai alla porta, guardando se l'agente se ne fosse davvero andato. Una volta sicura che non ci fosse, mi precipitai a prendere la siringa che Sara mi aveva lasciato apposta...ma sul comodino non c'era.

La siringa era andata distrutta insieme al bicchiere, ed ora si trovava per terra in mille pezzi.

Dio, ma perché sono così deficiente?!

Presa dal panico iniziai a guardarmi attorno, in cerca di qualcosa che potesse funzionare lo stesso...ma le uniche cose che mi circondavano erano dei medicinali di cui non conoscevo gli effetti.

La porta si aprì.
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Ed è proprio in questo modo che vi lascio, con mille dubbi e ansie...vi voglio bene😘

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora