CAPITOLO 29

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POV'S NICCOLÒ

La vita va avanti, continua a ripetermi chi mi sta accanto.
Nonostante Noemi fosse tra la vita e la morte, ho continuato i vari concerti passando poi le notti in una stanza di ospedale.
Ho sempre pensato di essere una sorta di eroe, sopratutto per Noemi che mi ha detto molte volte quanto io l'abbia salvata dal baratro, non capendo che in realtà è stata lei a farlo.
Però in questi giorni sono arrivato alla conclusione che io non sono nulla.
Non posso salvare la vita ad una persona, posso rallegrarla, rendere le sue giornate meno pesanti, farla sentire parte di qualcosa o farle sentire solo molte emozioni diverse, ma non potrò mai salvarle la vita o salvarla a Noemi.

Sono passati ormai due mesi dal quel giorno.
Il 4 luglio ho avuto il mio riscatto all'olimpico e ho annunciato il tour negli stadi per l'estate prossima.
La mia carriera va avanti e molto bene, ma la mia vita è rimasta indietro.
È in una stanza del reparto di terapia intensiva.
Darei il mio cuore se potessi per poter far battere di nuovo il suo normalmente, ma come ho già detto non sono un eroe e non lo sarò mai.
Non posso cambiare il corso degli eventi come piace a me.
Certo che morire per essere svenuti e aver battuto la testa, mi sembra un'assurdità, ma alla fine in qualsiasi modo la nostra vita si concluda sarà sempre un'assurdità.

Molti pomeriggi mi siedo accanto a lei e le parlo, canto le mie canzoni e cerco un suo sorriso o una sua risata.
L'unica cosa che sento è il rumore sordo delle macchine che la tengono in vita.
Mi chiedo se mai un giorno si sveglierà e se potrò vivere ancora con lei.
In questi due mesi ho pensato molto a come potesse essere il nostro futuro e più ci penso, più non lo vedo.
Provo a creare un mondo in cui lei non ci sia per vedere come possa essere la mia vita, ma la verità è che semplicemente non l'avrei.

E anche oggi seduto accanto a lei, stringendole la mano nella speranza che lei l'afferri, mi trovo a pensare al giorno in cui magari queste macchine verranno spente e so che è da pessimisti, ma io sono così.
Perché illudersi su un qualcosa che potrebbe non accadere mai?

Bussano alla porta e uno dei dottori che segue Noemi entra.

< mi dispiace, ma la mamma vorrebbe entrare > dice guardandomi negli occhi.

Mi alzo e le lascio un bacio sulla fronte.
Hanno ragione i suoi genitori, la loro unica figlia è su un filo del rasoio e io non posso pretendere che lascino del tempo solo per me.
Anche loro hanno diritto di vederla e spero che possano farlo nuovamente mentre sorride.

Incontro sua madre e suo padre sull'uscio della porta.
Li ho conosciuti la notte nella quale mi diedero la brutta notizia, sono stati molto gentili con me.
Mi hanno accolto subito e mi fanno sentire sempre di famiglia.
Mia madre è spesso in ospedale, mi ha detto che quando è qua le racconta molte storie, sia dai libri che piccoli racconti sulla mia gioventù.
Persino mio padre è venuto in ospedale, seguito dai miei fratelli.

Ci stiamo per salutare quando sentiamo  il rumore della macchina del cuore che suona ininterrottamente come se una bomba stesse per esplodere.
Lara, madre di Noemi inizia ad urlare quando molti medici ci intimano a restare fuori e di fargli far fare il loro lavoro.
Sono cosi confuso, cosa sta accadendo?

< perché? Perché? > urla la donna cadendo al suolo con le ginocchia piangendo.
Un pianto isterico.

Dottori che provano a calmarla mentre lei strilla ancora più forte.

< mia figlia sta morendo, per favore no> continua ancora alzando il tono di voce.

Una scena straziante, non oso immaginare cosa significhi perdere una figlia o anche solo pensare che possa accadere.
Batte pugni al pavimento, si dispera piange e anche io lo faccio.
Forse la sto perdendo davvero, è così che è andata allora, in uno stupido e vuoto giorno d'estate lei ci sta lasciando una volta per tutte e io sono qui, non posso fare niente, sono così impotente.

Ultimo - una storia diversa[COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora