CAPITOLO 14

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POV'S NOEMI

Apro gli occhi lentamente, sento un peso addosso e mi accorgo subito che è il braccio di Niccolò.

Sposto lo sguardo su di lui.
Ha i suoi immancabili capelli scompigliati, le labbra socchiuse che lasciano passare dei leggeri russi, il sudore sulla fronte probabilmente dato dalla febbre che si sarà alzata di nuovo.

Provo ad alzarmi dal divano che mi ha procurato già un mal di schiena allucinante e sento la voce di Niccolò mugugnare qualcosa di incomprensibile.

Le luci dell'alba sono già presenti e alte nel cielo, le riesco a vedere dalla grande finestra del salotto.

Guardo l'orario, sono le 8:30 .
Oggi non devo andare a lavoro, perciò non sono in ritardo, ma in compenso devo sbrigarmi perché ho lezione all'università.

Lascio un bigliettino sul tavolo prima di uscire di casa.

POV'S NICCOLÒ

Al mio risveglio trovo un bigliettino da parte di Noemi, mi ha scritto che è andata all'università.

Sento ancora il suo profumo sul cuscino del divano.
Sa di fragole e vaniglia caramellata.
Passerei ore a sentire il suo profumo.

Credo di avere ancora un po' di febbre.
E la cosa mi preoccupa, anche perché non ho nessuno qui accanto a me, ma soprattutto non ho lei accanto a me.

Le ore passano, ma di Noemi nessuna traccia, ormai sono quasi le 15:00.

Inizio a prepararmi del latte perché non ho ancora pranzato, lo metto in microonde e sento il campanello della porta.

Mi affretto ad aprire anche se ho un aspetto orribile.

La scena che ho davanti è fantastica, Noemi con tanti fogli per le mani, forse centinaia, peseranno tantissimo perché si regge a malapena in piedi.

Dietro di lei vedo delle buste della spesa.
La faccio entrare e prendo quei quattro sacchetti.

< ti ho fatto un po' di spesa > dice lasciando i fogli sulla tavola.

< non dovevi >

< invece dovevo, non hai nulla in casa e hai ancora la febbre >

Questa sua risposta mi ha incuriosito molto, alla fine la febbre potrebbe anche essermi passata.

< e tu come fai a saperlo?> chiedo forse un po' troppo ingenuamente.

Mi guarda per qualche secondo e poi sorride.

< semplice, basta guardarti negli occhi> conclude allargando sempre di più le labbra rosee.

Passiamo tutto il pomeriggio cacchierando, io lamentandomi di questa mio malessere e di qualsiasi malattia possibile e immaginabile che io possa aver preso, lei rimproverandomi per la mia troppa fantasia e ansia.

Passerei ore in questo modo, tutti i giorni, ma non sarà così.

Alla fine ho deciso che domani sera, febbre o meno, partirò per la Toscana, dopotutto anch'io ho bisogno di relax.

< allora io vado, sono già le dieci > mi comunica Noemi mettendosi il cappotto e prendendo le sue chiavi di casa.

< devi proprio?> chiedo un po' affranto, portando le mie braccia dietro la sua schiena, incastrandola in un abbraccio.

< sì, tanto ormai la febbre è passata no?! > continua mettendo le sue braccia dietro al mio collo, lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia.

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