CAPITOLO 13

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POV'S NOEMI

Oggi sono arrivata in ritardo a lavoro, ma non mi hanno detto nulla anche perché erano tutti molto preoccupati per Adriano.

La giornata è iniziata male e posso dire che andata anche peggio.

Ora sono fuori dalla porta di casa di Niccolò.
Non si è presentato in ufficio e nemmeno in studio.

Entro in casa e sento subito delle urla.

< no, non voglio mamy > dice con voce rauca Niccolò.

< adesso smettila, è solo una medicina> urla la madre di Nic subito dopo.

E già, perché il cantante si è preso una bella influenza e ora ha la febbre.
Un vero peccato perché ha dovuto rimandare anche la vacanza in Toscana che avrebbe dovuto fare fra qualche giorno.

Mi avvicino alla Camera, noto Anna seduta sul letto con affianco Niccolò.
Le sue mani suo viso, prima di tirare un lungo sospiro.

Busso alla porta per poi entrare.
Anna mi guarda interrogatoria, come se stesse cercando di capire o ricordare chi io sia.

Nic è sdraiato mentre piange e si dispera, urlando a gran voce qualche strana malattia che probabilmente non esiste.

Anna mi lascia volentieri il suo posto e mi metto accanto al ragazzo.
Mentre lei si posiziona poco dietro di me, sullo stipite della porta.

< buongiorno fiorellino > dico scherzosamente cercando la sua attenzione.

< aiutami, sto morendo, io me lo sento> strilla agitandosi e dimenandosi il letto.

< Niccolò adesso calmati > cerco di fermare le sue mani che sono in aria come se stessero cercando di scacciare via una mosca.

< tu e questa bastarda ipocondria > dico sospirando.

Lui si ferma un attimo.
Ha caldo e subito dopo ha freddo.

< allora Nicco, io questa mattina vado in ufficio e mi dicono 'vai tu da Niccolò perché ha la febbre e come sua assistente devi aiutarlo nei suoi mali' > dico mentre lui mi guarda per la prima volta incuriosito da quello che sto dicendo.

< quindi io ora sono qui, tu devi solo prendere una tachipirina per farti abbassare la febbre >

< no, no io non prendo medicine >

Sembra un folle da come parla, sbiascica e strilla allo stesso tempo.

< Niccolò se prendi questa diamine di tachipirina, dopo starai meglio e ti si abbasserà la febbre> dico esasperata.

< è inutile non ti ascolterà mai > cerca la mia attenzione Anna.

Sospiro rumorosamente.

< andiamo, questa medicina la prendono anche i bambini, non ti accadrà nulla, se non la prendi me ne vado è poi sono cavoli tuoi > dico alla fine con voce quasi materna.

< ti sei ammalato stamattina quando sei andato a correre con tutta quella pioggia > aggiungo porgendogli il bicchiere con la tachipirina.

< bevi, ti prego >

Quando ormai avevo perso le speranze, prende il bicchiere dalle mie mani e lo porta alla bocca, bevendone tutto il contenuto.

< adesso mi prepari qualcosa da mangiare? > chiede con sguardo da cane bastonato.

Rido sonoramente, seguita da Anna che era rimasta tutto il tempo dietro di me.

< va bene Nicco, ma ora prova  dormire >

Lui si sistema sul letto e si fa sistemare da me le coperte sopra il suo corpo, per proteggerlo dal freddo della sera che si sta affacciando dai pochi spiragli delle finestre.

Io e Anna andiamo in cucina.

< bene, allora io vado, sembra che tu te la sia cavata molto meglio di me > dice la donna mettendo il cappotto, preparandosi ad uscire.

< oh non so, l'ho solo pregato >

< sì, ma io non sono mai riuscita a fargli bere una sola medicina in vita sua se non quando era proprio costretto > ammette pensierosa, come se si sentisse ferita.

< no, non la pensi così, Niccolò è un po' strano alle volte, non avrà nemmeno capito cosa stesse succedendo >  cerco di rimediare sorridendo.

< si, ma dammi pure del tu cara > dice con voce dolce.

Ci salutiamo velocemente e poi mi lascia da sola.
Preparo una semplice pasta con panna e tonno.
Domani andrò a fare un po' di spesa perché Nic non ha nulla in casa.

Prendo un vassoio e ci posiziono tutto sopra, mi reco nella stanza di Niccolò, ma sta dormendo.

Provo a svegliarlo scuotendolo un po' e chiamando il suo nome, ma ormai è nel mondo dei sogni.

Lascio il mio vassoio sul comodino e torno in salotto.
Mi sdraio sul divano e mi addormento.

POV'S NICCOLÒ

La mia testa sta probabilmente per esplodere, mi chiedo se mi stia venendo una qualche malattia strana.

Come ha detto Noemi ' io e La mia bastarda ipocondria '
Per un momento ho pensato che sia riuscita a curarmi.

Mi alzo dal letto fradicio di sudore e noto subito un vassoio con della pasta, un bicchiere d'acqua e un bigliettino.

' vedere la tua faccia distrutta ogni lunedì è nulla in confronto alla tua disperazione per un po' di febbre, buon appetito '

Leggere il contenuto del fogliettino mi fa ridere subito.
Una risata gioiosa, di quelle che non facevo da un po'.
Vorrei che ogni volta ci fosse un suo pensiero a svegliarmi.
Cosa mi sta facendo questa ragazza, in così poco tempo è diventata fondamentale.

Vado in salotto con il corpo dolorante.
Noemi sta dormendo sul divano.
Prendo una coperta pulita, gliela adagio fino alle spalle e mi metto al suo fianco.

È così bella quando dorme.

Molte persone mi accusano di essere diventato solo ultimo, sempre.
Forse è anche vero, ormai mi sono abituato a quello che è il mio personaggio, ma io non sono quello che scrivo in un testo o almeno non sempre.

Questa ragazza mi sta facendo tornare come prima, io e la mia ingenuità, quella con i sogni.

Alla fine io ho realizzato i miei sogni e da quel momento non sono stato più solamente Niccolò, ma è entrato a far parte della mia vita ultimo, portando via ciò che avevo e pensavo fosse il mio futuro.

Mentre penso questo i miei occhi si chiudono da soli e presto mi addormento accanto a lei.

Ultimo - una storia diversa[COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora