CAPITOLO 34

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POV'S NOEMI

In questi giorni non ho fatto altro che lavorare.
Tutto sotto dettatura di Silvia, appiccicata a Niccolò come una cozza.
Non so davvero dove io trovi la calma che mi permetta di non ucciderla.
Adriano mi è stato molto vicino e mi ha dato un po' di forza per provare a superare la cosa, ma con scarsi risultati ovviamente.
Ogni volta che li vedevo passeggiare per l'edificio della casa discografica, uno accanto all'altra, li avrei voluti divedere e portare Niccolò via con me.
Ora mi rivedo un po' nelle sue parole, quando dice:"A me va bene anche distanti, tanto ti porto con me"
Perché in questo periodo i nostri corpi sono rimasti in lontanaza il più possibile, ma il mio ed io il suo cuore erano in stretto contatto e so perfettamente che parlando un po' in modo filosofico, battevano all'unisono.

Siamo appena arrivati a Milano, dove Niccolò fra 20 minuti inizierà un firma copie per "colpa delle favole".
Ha preferito fare qualcosa di questo genere dopo il tuor, in collaborazione con Unicef, visto che il prossimo anno, parte del ricavato dei concerti andrà all'associazione.
Sono molto felice che abbia fatto questo gesto, è sempre così altruista e se in fondo ci penso bene, nella sua mente sono sempre presenti gli Ultimi.
Tutte quelle persone che non hanno un posto nel mondo e io in questo momento, senza di lui, non mi sento adeguata in nessun contesto e spero vivamente che lui lo capisca o che almeno nel profondo lo sappia.
Appunto per questo mi sono rifugiata in me stessa con la sua immagine in mente, ma se lui dovesse mai cercarmi gli direi che potrebbe trovarmi dove il mare finisce.
Alcuni mi dicono di andare avanti e di non pensare sempre e solo a Niccolò, ma come non farlo?
Lavoro con lui e proprio oggi sono tornata ad essere la sua assistente.
È stata una settimana dura questa e anche qui a Milano è venuta Silvia e sinceramente spero ci rimanga perché non voglio che torni ad infastidire Nic, anche se potrà accadere solo ogni tanto, dal momento che potrà lavorare solo in ufficio.

In questo momento non so nemmeno dove siano Niccolò e gli altri collaboratori.
Sto passeggiando nella hall dell'hotel nel quale resteremo questa notte, per poi tornare a Roma in mattinata.
Ripensando a tutto quello che è successo in questi mesi, posso dire di aver vissuto molte, troppe emozioni contrastanti.
Dalla gioia infinita di aver trovato qualcuno che mi sapesse accettare per quello che sono, alla rabbia incostante che ha invaso il mio corpo in questi giorni.

Mentre cammino avanti ed indietro, vedo entrare lei.
Lei che da un momento all'altro non si era fatta più sentire.
Che aveva lasciato me e Niccolò allibiti davanti ad una notizia così felicemente strana.
Federica, viene verso di me con tranquillità, anche se l'espressione del suo viso è tutt'altro che tranquilla.
Non so davvero perché si trovi qui, ci mancava solo lei, devo essere sincera, io non la vedo come una nemica.
Penso che sia stata molto importante per Niccolò ed è una cosa normale, non posso pretendere che lui stia solo con me e che tutto quello che c'è stato prima, non conti più nulla.
Anche se ormai io e Niccolò non stiamo più insieme, non riesco a guardarla con gli occhi da cecchino pronto a sparare sul corpo del nemico che piano piano si avvicina.

< ciao, possiamo andare in un altro luogo? > chiede lei preoccupata.
Capisco immediatamente che c'è qualcosa che non va e poi non è qui per Niccolò, ma per me.
L'unica cosa che mi viene in mente è la scena di lei e il mio ex che entrano dentro a quel palazzo.

< ciao Federica, io ora non posso tra poco devo andare >

< no ti prego è urgente > dice lei prendendo la mia mano.
La faccenda si fa davvero seria e strana.
Sbuffo però poi mi lascio convincere e mi porta fuori dall'albergo dove c'è una piccola panchina.
Ci sediamo e lei prende dei respiri profondi, mentre gli occhi si riempono di lacrime.

< non so dove io stia trovando il coraggio per dire tutto questo > dice lei guardandomi < ma, ti voglio prima informare del fatto che non so per chissà quale motivo io mi sia lasciata convincere >

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