Chiarimenti

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해명

Distesa a letto, SeongMin non riusciva a dormire. La sua attenzione era completamente presa da molteplici dubbi e questioni. Tra Jungkook, JeonGin e Dylan, ultimamente trascorreva giornate intere nell'insicurezza e nell'ansia. Si sentiva bloccata in tutte le direzioni.
La parte del balletto che aveva rifiutato le bruciava più di quel che voleva ammettere, ma relegare il suo bimbo all'adulto non era un'idea promettente.
Oltretutto il tempo scorreva e ogni giorno che passava, si sentiva sempre meno pronta a confessare la notizia della paternità a Jungkook.
E in conclusione, JeonGin necessitava di suo padre il prima possibile, per sostituirlo alla figura di HyungWon, se ci fosse mai riuscito.

Questi pensieri non le davano pace, anzi più ci pensava più si trovava le mani legate. Sospirò e chiuse gli occhi, cercando un sonno che non arrivava.
Provò a contare le pecore, si rigirò migliaia di volte, sprimacciò il cuscino, ma nulla di nulla. E sapeva anche perché.
Aveva la coscienza sporca, i sensi di colpa ronzavano dentro di lei insistenti e non riusciva a scacciarli o ad ignorarli.
Come prima cosa si sentiva una brutta persona per le terribili parole che aveva urlato contro a Jungkook, non si era ancora scusata e questo la faceva sentire malissimo. Ad aggravare i suoi sensi di colpa era anche il fatto di aver abbandonato giù di sotto il ragazzo, solo e soletto, senza un minimo di avviso.
Se lo avesse svegliato si sarebbe ritrovata a dover parlare (e perciò a scusarsi) e in quel momento non se l'era proprio sentita. Così aveva provato ad auto-convincersi che stava facendo la cosa giusta, d'altronde svegliandolo l'avrebbe solamente disturbato e lui necessitava di riposo dopo l'enorme salvataggio affrontato.

In quel momento Jungkook, svegliato dal dolore pulsante al fianco, si alzò di soprassalto e notando che accanto a lui mancava il piccolo non impiegò molto a capire quello che era successo. Non era deluso dal comportamento della ragazza, da una parte la capiva, doveva essere ancora molto arrabbiata per quello che aveva fatto rischiare a JeonGin, dall'altra parte sperava che tutto tornasse come quella mattina il prima possibile. Non aveva idea per quanto tempo sarebbe rimasta così incazzata, anche perché i tempi di sbollitura dipendevano molto dal motivo per cui si arrabbiava.
E aver quasi ucciso suo figlio era una motivazione più che valida per mantenerla infuriata per parecchio.
Si alzò in piedi mentre la voce di SeongMin che gli ripeteva la ramanzina si moltiplicava chiara e forte nella sua testa. Estrasse le sigarette d'emergenza da un cassetto in cucina e il più silenziosamente possibile, aprì la vetrata del salotto e si appoggiò con fatica al bordo, se ne accese una e trasse una profonda boccata.

Il suo cervello rallentò il ritmo dandogli il tempo di riflettere sull'intera giornata trascorsa, o meglio, si trovò bloccato sulla visuale di JeonGin morto, accasciato sulla riva, bianco come un lenzuolo. Un brivido freddo lo fece raggelare, mamma mia, non era mai andato così vicino alla morte come oggi.
No aspetta, era quasi morto per sua madre 9 anni fa, quando l'aveva tratta in salvo da Hyunjin.

"Certo che i "geni Lee" portano un sacco di disgrazie" pensò con un mezzo sorriso, ricordando quella lunghissima nottata in cui era quasi morto.
Osservò per qualche minuto il giardino immerso dall'oscurità ritenendo opportuno scusarsi con la ragazza per aver quasi ucciso il suo figlioletto.

Aspirò un'altra boccata di fumo quando un familiare scalpiccio scese dalle scale con grazia.
La ragazza arrivò nel salotto decisa ma si bloccò sui primi gradini vedendo che il ragazzo era in piedi. La stanza buia era rischiarata solo dalla vetrata che lasciava passare la luce della luna e in mezzo a quell'oscurità, due cose sembravano brillare di luce propria: la sigaretta accesa e gli occhi del ragazzo, che la stavano fissando sorpresi.

Jungkook sbuffò una nuvola bianca < hai sentito l'odore? Se ti da fastidio la spengo subito > Iniziò con un certo imbarazzo, cercando di mettersi in piedi senza l'ausilio della porta a vetri.
< No no, non mi da fastidio, finiscila pure > rispose sincera avvicinandosi a lui con discrezione, si appoggiò anch'essa alla finestra e contemplò in silenzio il giardino in quel momento accarezzato da una deliziosa brezza estiva.

 |J.Jk| 춤 추자 solo bailaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora