2 Anni dopo
Dalla polizia è stato definito un incidente, ma non riescono a spiegarsi la scomparsa di Allison Johnson; ancora oggi, dopo 2 anni, non sono riusciti a risolvere il caso. Lo hanno completamente infangato, hanno detto ai familiari che la vettura è precipitata da un ponte alto più di 2 metri e che l'impatto è stato così forte da uccidere tutte le persone al suo interno. Peccato che non sanno che quella povera ragazzina di soli 16 anni sia ancora viva e, soprattutto, non sanno che ora si chiami Rebecca Williams e che sia tornata, proprio come si era ripromessa di fare.
Sono quasi le 8 del mattino e New York è completamente viva: le strade sono affollate di macchine e i marciapiedi di pedoni, ed io sono in ritardo per il mio primo giorno di scuola. Sono all'interno di un taxi già da 15 minuti e, in teoria, a quest'ora dovrei già essere davanti all'edificio educativo. Sono sul ponte Brooklyn e visto che, probabilmente, rimarremo fermi per altri 10 minuti, decisi di pagare il taxista, di scendere dall'auto giallo senape e di incamminarmi verso l'istituto.
Proprio come mi ero immaginata arrivai in ritardo e, quindi, mi toccò fare la giustifica dal vicepreside e poi aspettare l'inizio della seconda ora.
Sono seduta qui fuori da circa 30 minuti e la voglia di rimanere ad attendere si sta per azzerare, finché la porta si aprì e dalla stanza uscì un alunno.
"Signor Parker" lo bloccò il docente "lei è un bravo ragazzo, vede di non farsi trasportare ulteriormente." Esso annuì e si girò per andarsene.
Ci guardammo negli occhi per qualche istante, poi mi alzai ed entrai all'interno dello studio.
Parker.. carino come cognome, chissà quale sia il suo nome e per quale ragione si trovasse lì.Una volta suonata la campanella mi avviai verso l'aula di Filosofia, quando entrai gli occhi di tutti gli alunni si girarono nella mia direzione. Mi sedetti nell'unico posto libero che c'era, che era nella penultima fila, vicino a un tizio che a prima vista sembrava fregarsene della mia presenza, ma quando mi avvicinai e mi sedetti egli si alzò e si andò a sedere da un'altra parte, costringendo quel ragazzo, Parker, ad alzarsi e a venirsi a sedere vicino a me.
"Piacere Peter" disse, allungando la mano "Peter Parker" puntualizzò.
All'inizio non gli risposi, ma poi, successivamente, vedendo la sua faccia quasi delusa, mi girai nella sua direzione.
"Piacere Peter, io sono Rebecca Williams" risposi, allungando a mia volta il braccio.
Forse si stupì che gli avessi risposto, oppure per non essere stato trattato come uno sfigato, ma sul suo volto si formò un sorriso a trentadue denti e non potei fare a meno di sorridere anch'io.
Sono appena tornata a casa da scuola, io e quel Parker, dopo esserci presentati, non ci siamo più parlati e, forse, un pochino mi dispiace, mi sembrava una persona molto gentile e amichevole, evidentemente l'ha fatto solo per educazione.Pomeriggio
Sono le 18:30 e come ogni pomeriggio mi preparo per andare al campo di addestramento, una specie di poligono, solo che lì ci si allena un po' come i militari, ci sono percorsi, attrezzature e qualsiasi cosa ti venga in mente di fare, in quel posto, c'è.
"Ehi Rebecca come stai oggi?"
"Come vuoi che stia Jackson, lo sai che ogni volta che vengo qui mi si alleggerisce il morale!"
Jackson è un caro amico, lo conosciuto due anni fa, poco dopo l'incidente. Lui mi ha dato un lavoro e un tetto dove vivere. Inizialmente, infatti, lavoravo qui gratis, visto che mi ospitava sotto il suo tetto, poi, quando riuscii a trovare un lavoro, iniziai a venire qui come cliente.È come un padre, quello che purtroppo mi hanno portato via con la forza, colui che ora dovrebbe essere al mio fianco e non in una tomba a 3 metri sotto al suolo, come tutta la mia famiglia.. se non li avessero uccisi, a questo punto, sarei a Boston, al caldo accogliente della mia precedente casa, davanti alla tv a guardare un film con mio fratello, mentre i miei genitori si godono un bel pomeriggio di sole o una giornata di lavoro.. tutto questo paradiso distrutto da una persona.
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Amore Proibito [Peter Parker]
Fanfiction[Piccolissima Anteprima] Volevo scrivergli di vederci, di parlare, che gli avrei spiegato tutto e che non gli avrei nascosto nient'altro, ma non ce la feci. L'avrei reputata un'ulteriore sconfitta. Lui è stato molto chiaro, non c'era niente da spieg...