Capitolo 26

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Peter

Le nuvole bloccano i raggi del sole e il vento continua a soffiare ripetutamente sul parabrezza della mia macchina. Presi dei respiri profondi e chiusi gli occhi per alcuni secondi -Perché deve sempre succedere qualcosa? Perché, ogni volta che c'è bisogno di aiuto, io non sono presente?
Sbattei la testa contro lo schienale del sedile e mi misi le mani sul viso, cercando di espellere tutta la negatività. Scesi dall'auto e una folata di vento si scontrò contro il mio corpo, procurandomi una serie di brividi. Mi strinsi nel cappotto e, a testa bassa, mi avviai verso al gruppo di persone, che si era raggruppato in un semicerchio. Mi feci spazio tra la gente e appena la vidi mi soffermai ad osservarla: aveva gli occhi rossi e gonfi e il viso scavato dalla stanchezza. Mi avvicinai lentamente e mi situai davanti al suo corpo. Alzò il volto e mi sorrise flebilmente, per poi buttarsi tra le mie braccia "Mi dispiace tanto" sussurrai al suo orecchio, continuando a stringerla e a consolarla "Grazie di esserci" disse, staccandosi e salutando le altre persone, che nel frattempo ci avevano circondato.

"Che le loro anime volino in cielo e che veglino su di noi" affermò il prete, facendo segno a Rebecca di avvicinarsi "E ora" iniziò, allungando la mano verso di lei "Lascerò la parola alla figlia di Jackson Williams: Rebecca" lei gli fece un segno di gratitudine e si situò dinanzi alle due bare, prese un respiro profondo e cominciò a parlare "Ero venuta con un discorso pronto" disse, portando in aria un foglio "Ma ora che mi trovo qui, non ho altro che tristezza e voglia di scappare" ammise "Mi ricordo ancora tutti i momenti passati insieme. Tutte le risate. Gli insegnamenti" ed abbassò lo sguardo a terra "Ho fatto molte cavolate nella mia vita e, a causa di esse, ho rischiato di perdere le persone che amavo" affermò, alzando il viso e guardandomi negli occhi "Ma con il passare del tempo ho imparato ad evitare che tutto ciò accada, o almeno ci ho provando" e poggiò le mani sul legno freddo "C'era una frase, che Jack ripeteva ogni volta che succedeva qualcosa: Il passato può fare male, ma a mio modo di vedere, dal passato puoi scappare, oppure imparare qualcosa"

So che si sta riferendo a quello che è successo tra di noi. So che vorrebbe che ritornassimo insieme, lo vorrei anch'io, ma non mi sono mai sentito tanto deluso come in quella mattina. A parer mio, non dovrei neanche essere qui. Ho paura. Paura di ricadere nella stessa trappola. Paura di rimanerci male una seconda volta. Paura di riavvicinarmi ed essere preso per il culo per tutto il tempo.
So che, rimanendo qui, non faccio altro che farmi del male, ma non lo sto facendo per me, ma per lei. La amo ancora e non posso abbandonarla in un momento del genere.

Il funerale è appena terminato e, mentre stavo tornando alla mia auto, una voce mi richiamò, perciò mi girai e notai Rebecca a pochi passi da me "Possiamo parlarne?" domandò con voce calma, ma allo stesso tempo spezzata. Io annuii e la feci salire in macchina.
"Senti" iniziai, per spezzare il silenzio che si era formato tra noi, ma lei non mi fece continuare "Vorrei solo spiegarti la storia per come è veramente" affermò, appoggiandosi al sedile e guardando fuori dal finestrino. Mi girai per alcuni secondi a guardarla e lei fece lo stesso. Ci guardammo negli occhi. Ammetto che mi sono mancati, che mi è mancato il suo profumo, che mi sono mancate le sue braccia, ma soprattutto che mi è mancata lei. In tutto e per tutto. Ogni giorno che passava non faceva altro che essere nei miei pensieri. Anche se ci ho provato, non posso e non potrò mai dimenticarla. Il mio amore arde dentro il mio cuore e non si spegnerà facilmente, però, allo stesso tempo, nutro una specie di odio dentro di me, per tutto quello che è successo.

Ci sedemmo sul divano di casa mia. Lei prese dei respiri profondi e, successivamente, iniziò a spiegarmi, in ogni minimo dettaglio, ciò che era successo. A fine discorso rimasi a bocca aperta.
"Non sapevo di chi fidarmi" continuò, poggiando la sua mano sulla mia "Però ti giuro.. te l'avrei voluto dire" concluse, alzando il mio volto, che avevo abbassato per non guardarla negli occhi e perdermici dentro "Peter" mi chiamò, attirando il mio sguardo "Ho bisogno di te" ammise, portando le sue mani sulle mie guance.
Mi alzai di scatto e mi passai una mano trai capelli "Perché ti allontani?" chiese ingenua, ma sapendo già la mia risposta "Non posso" sussurrai, mentre alcune lacrime iniziarono ad appannarmi la vista.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora