Continuai a correre, senza sosta, senza mai fermarmi a prendere fiato, finché non andai a sbattere contro qualcosa, anzi, contro qualcuno, cadendo a terra a causa del forte impatto. Stavo per urlargli contro di fare più attenzione, ma appena capii chi avevo davanti, non potei fare a meno di sbuffare.
"E tu che ci fai qui?" chiese, porgendomi una mano, che presi, facendomi alzare. Mi guardai il culo e vidi che era completamente bagnato, mi girai e incrociai le braccia al petto "Non sono affari tuoi" affermai con tono incazzato. Stavo per andarmene ma mi prese il polso e mi fermò "Cosa vuoi Nate?!" urlai, tirando il braccio verso di me "Voglio sapere perché stavi piangendo?"
"Non stavo piangendo" risposi, abbracciandomi per il troppo freddo.
"Guarda che, anche se sta piovendo, si vede. Hai gli occhi rossi e gonfi e poi, da sottolineare, che stavi correndo come se stessi scappando da qualcosa"
I miei occhi si riempirono di nuovo di lacrime, abbassai la testa per non farle notare, ma lui mi sollevò il mento con due dita.
"Rebecca" e mi guardò dritta negli occhi "Se non vuoi dirmelo, non c'è nessun problema, ma almeno permettimi di accompagnarti a casa oppure di offrirti una cioccolata calda. Non posso lasciarti sotto la pioggia" annuii e risposi a voce bassa "Vada per la cioccolata calda"Entrammo in un bar e ci sedemmo vicino alla vetrata. Con questo tempo c'è poca gente, quindi è facile trovare un posto libero. Iniziai a guardare fuori, le macchine che sfrecciavano nelle pozzanghere. L'asfalto, che tirava su un certo odore di bagnato, che inspiravo molto volentieri, anche se mi riportava a quella sera. Le gocce che scivolavano lente sul vetro, come se oggi non avessero voglia di fare la solita gara che mi inventavo nella mia testa.
Mi girai verso Nate e notai, per l'ennesima volta, che mi stava guardando. Abbassai lo sguardo e poi sussurrai "Che c'è?" e rialzai lo sguardo sorridendo timidamente, lui mi rispose dopo qualche secondo "Niente" sorrise, per poi distogliere lo sguardo e posarlo verso la vetrata "È che sei veramente bella" affermò girandosi verso di me. Sentii le guance andare a fuoco, perciò gli misi le mani sopra e mi appoggiai al tavolo, facendo finta di non essere in imbarazzo "E non lo dico tanto per dire" continuò, ritornando ad osservare l'esterno "Grazie" riuscii a sussurrare, per poi chiamare il barista e cercare di scacciare questa tensione che si era creata tra noi.Rimanemmo a parlare e a conoscerci meglio e ho scoperto che una piccola parte della sua vita è simile alla mia: lui e suo fratello maggiore Drake vivono con la loro famiglia adottiva, perché i loro genitori sono morti a causa di un incidente stradale quando avevano circa otto e dieci anni. Mi ha raccontato che passavano da una famiglia all'altra ogni due anni, probabilmente perché non li sopportavano, ma soprattutto per il fatto che lui non faceva altro che combinare guai, fino a quando, circa tre anni fa, non trovarono la famiglia in cui vivono tutt'ora. Mi ha raccontato che, a causa dei troppi anni passati e della sua tenera età, non riesce a ricordare molto bene i volti dei sui genitori, ma che ogni sera, quando erano più piccoli, il fratello glieli descriveva, così da far riaffiorare un dettaglio, anche piccolo, dei loro volti. Ora però gli rimane solo una piccola foto, che gli ha dato Drake prima di andare al collage e di lasciarlo solo, a vivere una vita che, probabilmente, l'avrebbe sotterrato giorno dopo giorno.
"Ahahah" iniziai a ridere, mentre lui continuava a raccontare un suo ricordo "Te lo giuro. Sono andato a sbattere dritto contro le porte del supermercato" e cominciò a ridere pure lui.
"Ma come hai fatto?" chiesi tra una risata e l'altra, lui mi rispose subito "Con lo skateboard. Mi sono dato una spinta e, proprio in quel momento, si sono chiuse le porte" e iniziò a ridere a crepapelle "E, visto che andavo troppo veloce, le porte non si sono aperte in tempo e ci sono andato addosso" dopo questa affermazione marcai ancora di più la mia risata, finché non mi vennero le lacrime agli occhi.
In questo momento siamo in macchina e mi sta accompagnando a casa e, sinceramente, non voglio che questa serata finisca. Ci sono state poche persone che mi hanno fatta divertire così tanto, tra cui Peter. Se non fosse stato per la mia frase oppure per la sua risposta, forse, a questo punto, sarei ancora a casa sua a dirgli quanto mi faccia stare bene, quanto mi piaccia stare con lui, quanto mi piaccia lui in persona. Girai il volto verso il finestrino e iniziai ad ammirare le luci dei grattacieli che illuminavano il cielo e tutti quei momenti con lui mi passarono davanti, come se tutto fosse stato catturato da una pellicola.
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Amore Proibito [Peter Parker]
Fanfiction[Piccolissima Anteprima] Volevo scrivergli di vederci, di parlare, che gli avrei spiegato tutto e che non gli avrei nascosto nient'altro, ma non ce la feci. L'avrei reputata un'ulteriore sconfitta. Lui è stato molto chiaro, non c'era niente da spieg...