Capitolo 11

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Peter

Accesi la televisione e ascoltai le parole della giornalista del TG.
"A quasi due mesi di distanza, una nuova esplosione alla Grand Central Station. I pompieri, proprio ora, stanno facendo uscire tutte le persone" disse, per poi girarsi verso la folla impazzita, poi si toccò l'orecchio, probabilmente per l'arrivo di nuove notizie, e si girò verso la telecamera "Ci è appena stato riferito che l'esplosione ha causato la caduta di alcuni detriti e che alcune persone sono bloccate ai piani inferiori" a quella frase mi irrigidii di colpo e deglutii rumorosamente.
Mi alzai velocemente dal divano e andai in camera. Meno male che zia May è a lavoro, se no, a questo punto, mi avrebbe tenuto d'occhio ventiquattro ore su ventiquattro. Mi misi il costume ed uscii di casa.

Appena arrivai, atterrai vicino ad un agente e gli chiesi di spiegarmi tutte le dinamiche.
"Ehi agente" ma non mi ascoltò "Agente" urlai "Signore mi ascolti" affermai infine. Lui si girò di scatto e iniziò ad urlare "Non ho tempo da perdere ragazzino. Ci sono delle vite in gioco. Vai a giocare ai supereroi da un'altra parte" a quelle parole mi avvicinai a lui e gli dissi gentilmente "Senta. Non so se mi ha preso per un buffone, ma non lo sono. Io sono Spider-Man e sono qui per darvi una mano. Quindi ora mi dica tutto quello che c'è da sapere!" esclamai, forse alzando un po' il tono di voce "Mi scusi, ma lì sotto c'è anche una mia amica e non voglio che si faccia male. La prego"
L'agente mi guardò per qualche secondo e poi mi rispose, descrivendomi tutti i particolari e che tra pochi minuti sarebbero iniziate le varie missioni di salvataggio.
"Io e la mia squadra entreremo tra pochi minuti. Ci servirai" e mi mise un casco tra le mani "Mettilo. Ti servirà" e se ne andò -Stai tranquilla Rebecca. Sto arrivando.

Il pavimento era ricoperto di polvere, mi avvicinai al cumulo di detriti e provai a togliere un masso, ma appena lo sfiorai, ne caddero altri due. "Questa roba è troppo instabile" affermai, girandomi verso i pompieri e i poliziotti che stavano ispezionando il resto della stazione per controllare che non ci fossero feriti "Non possiamo farli uscire da qui" dissi, alzandomi e andando verso il capo di polizia.
"Ragazzo non ci sono altre uscite oltre a quella, apparte le fognature o le uscite da cui passano i treni. Ma quelle gallerie sono buie e troppo pericolose" sentenziò, per poi dire ai suoi compagni di procedere con i lavori, ma io continuai "Ma signore, potrebbe farsi male della gente"
"Senti. Non ho bisogno di persone che criticano il mio lavoro, quindi, se vuoi fare qualcosa per aiutare la tua amica, fallo, ma alle mie regole" disse, puntandomi il dito contro e, successivamente, andandosene verso il cumulo di detriti.

D'istinto feci una cosa che se fossi stato l'ucido non avrei fatto, per la sola paura di passare nei guai, ma non potevo mettere a rischio le vite di tutte quelle persone, quindi, sparai qualche ragnatela e li legai tutti in un punto "Mi dispiace, ma è l'unico modo per salvarli" ed uscii dall'edificio, sparai una delle mie ragnatele e seguii le prime rotaie che mi erano capitate sotto al naso. Continuai a camminare fino all'inizio del tunnel, presi un bel respiro, accesi la luce del casco ed entrai. Dopo circa quaranta minuti di camminata, iniziai a sentire le voci delle persone che, probabilmente, erano rimaste rinchiuse in questa specie di gabbia.
"Dovete stare calmi. Vedrete che ci salveranno tutti" ascoltai la sua voce calma, poi feci la mia entrata e tutti iniziarono ad urlare il mio nome.
"Calmi, ora vi porterò fuori uno o due alla volta" dissi, alzando le mani per farli calmare "Vieni" e porsi la mia mano a Rebecca, ma lei si bloccò "Ci sono persone più gravi di me. Salva prima gli altri, poi, per ultima salverai me. Qui dentro sono quella con i nervi più saldi" feci un cenno con la testa e iniziai il mio lavoro.

Ci volle tutta la notte. Ero riuscito a portare tutti fuori tranne Rebecca, quindi, mi avviai verso il luogo in cui l'avevo lasciata, ma ci fu una scossa, forse una seconda esplosione. Iniziai a correre, il più veloce possibile, ma mi ritrovai un secondo muro di macerie davanti agli occhi. Iniziai a scavare, a togliere i vari massi, ma sembravano non finire più "Ehi" urlai, cercando di capire se fosse ancora viva o meno "Stai bene?" continuai, ma nessuno mi rispondeva.
I miei occhi si riempirono di lacrime, le mie gambe cedettero e caddi a terra. Mi ero ripromesso di proteggerla, ma non ci sono riuscito, aveva ragione quell'agente, devo smetterla di giocare a fare l'eroe, in questi casi ci vogliono degli esperti e non degli stupidi ragazzini che cercano solo di fare i grandiosi. Però poi sentii di nuovo quella voce, che urlava di stare bene e che non si era fatta niente, solo qualche graffio. Mi rialzai e continuai a togliere uno o due massi alla volta.

Dopo circa dieci minuti, riuscii ad aprire un varco, ma era troppo piccolo per passarci e se avessi tolto un altro pezzo, anche piccolo, sarebbe caduto tutto, e, probabilmente, avrebbe ucciso entrambi.
A un tratto, ci fu una terza scossa. Lei iniziò ad urlare e il rumore di macerie che cadevano si faceva sempre più forte e vicino. "Spider-Man!" urlò impaurita "Sta cadendo tutto. Aiutami!" continuò. Infilai la mano nella piccola fessura e cercai di calmarla, mentre l'intera struttura stava tremando e cadendo a pezzi "Dammi la mano" riuscii a dire, lei me la diede e la strinse.

"Non voglio morire" iniziò a dire, tra una lacrima e l'altra "Ho ancore molte cose da fare" singhiozzò, cercando di fare dei respiri profondi "Del tipo?" domandai, per farla calmare e per non farle pensare a quello che stava succedendo stringendole sempre di più la mano.
"Devo trovare il vero amore, che forse ho già trovato" a quella frase il battito del mio cuore aumentò di colpo "Devo girare il mondo" affermò e notai che, nonostante la continuazione della scossa, si stava calmando "Voglio finire gli studi, laurearmi, crearmi una famiglia" sospirò "Ho troppe cose da fare. Non posso permettermi di morire proprio oggi" intanto io cercai di togliere alcuni detriti, facendo attenzione a non far crollare tutto -Non morirai oggi. Te lo prometto.

Il rumore delle macerie si faceva sempre più marcato, lei mi strinse la mano, poi il silenzio totale. La scossa era terminata e con essa anche il frastuono che veniva prodotto dalla caduta del soffitto.
Avevo le orecchie che fischiavano per il troppo rumore, gli occhi socchiusi a causa della troppa polvere che c'era nell'aria e non riuscivo a capire niente. I miei pensieri andarono subito a Rebecca. Guardai le nostre mani che erano ancora intrecciate, ma notai che lei non la stringeva più come prima, perciò continuai a scavare, urlando, senza ricevere nessuna risposta.
Dopo alcuni minuti sentii tossire e una flebile voce che nominava il mio nome "Spider-Man" aprì la mano e io gliela strinsi "Sono qui" dissi con voce dolce "Ti tirerò fuori. Te lo prometto" e cercai di allargare il foro che ero riuscito a fare.
La feci uscire, la presi in braccio e la portai fuori di lì. Una volta usciti la portai vicino ad un'ambulanza e la lasciai nelle mani dei dottori. Mentre stavo per andarmene lei mi prese la mano e mi fermò "Grazie" sussurrò, per poi tossire. La guardai negli occhi per qualche secondo, feci un cenno con la testa e me ne andai.

Mi fermai sul terrazzo di un palazzo, mi buttai a terra e sospirai, iniziando a guardare l'alba "Dovrei dire a Rebecca che sono Spider-Man?" domandai a Karen, il sistema del mio costume.
"Chi è Rebecca?" chiese a sua volta, con il tono di una madre che chiede a suo figlio il nome della fidanzatina.
"Chi è Rebecca?" e feci una piccola risata, per poi risponderle "Lei è intelligente, spiritosa e.." iniziai, pensando ai momenti passati insieme.
"Carina?"
"Stupenda!" precisai "Ha due occhi che sembrano.." affermai, cercando le parole adatte "E i capelli.. e il sorriso.." continuai, mentre una sua immagine si aggirava nei miei pensieri.
Presi un respiro profondo, continuando ad ammirare il cielo "Sai, vorrei tanto dirglielo, ma sarebbe strano" e pensai alla scena "Ehi! Io sono Spider-Man" sospirai.
"Cosa c'è di strano?" domandò Karen, sempre con lo stesso tono di voce.
"E se si aspettasse uno come Tony Stark? Immagina la delusione quando poi vede me" dissi, con tono deluso "Se io fossi al suo posto. Non sarei affatto delusa" affermò con tono dolce e rassicurante.
"Grazie Karen. È bello avere qualcuno con cui parlare" affermai, per poi togliermi la maschera e iniziare a pensare a ciò che era successo oggi "Devo trovare il vero amore, che forse ho già trovato" ripetei a bassa voce, chiudendo gli occhi e godendomi il sole che baciava la mia pelle.

Angolo autrice

Ehi bellissimi!!
Come sempre: spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così allora continuate a leggere, aggiornerò molto presto. Consigliate la storia a qualsiasi persona che potrebbe interessarsi, voi, intanto, mettete una stellina e commentate. Qualsiasi persona che voglia consigli o che vorrebbe che leggessi qualche storia: mandatemi un messaggio in privato, vi risponderò il prima possibile.
Comunque io adoro la scena in cui Peter e Karen parlano!! L'ultima frase che gli dice è la cosa più dolce del mondo, cioè io mi sarei sciolta.
GRAZIE PER AVER LETTO e scusate per gli errori.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora